La storia della Chiesa

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§ 109. Situazione storica della Chiesa e la sua attività nei secoli XIX e XX

Quanto più gli avvenimenti ci sono vicini nel tempo, tanto meno riusciamo a vederli nel loro insieme; quanto meglio ne conosciamo i particolari, tanto meno scorgiamo le grandi linee del loro corso.

È questa la situazione in cui ci troviamo nei confronti del recente passato.

Grande è pertanto la difficoltà di coglierne gli aspetti peculiari.

Il punto di partenza deve essere, naturalmente, il collegamento del XIX secolo con i secoli precedenti.

Occorre cioè risalire a quegli atteggiamenti fondamentali dello spirito che hanno creato l'età moderna e la sottendono.198

Anzitutto è bene ricordare questo: la Chiesa viene a trovarsi di fronte, come oggetto del suo lavoro, una civiltà autonoma, da lungo tempo affermatasi in Europa: non cristiana, non religiosa ed antiecclesiastica.

La sua esistenza e la sua natura condizionano l'ambiente spirituale, e pertanto anche la situazione in cui la Chiesa deve operare.

Il termine « oggetto » sarebbe propriamente da evitare, come inadeguato a rappresentare il rapporto della Chiesa nei confronti dei popoli.

Che però lo stato di fatto ne renda necessario l'uso, indica, senza volerlo, una deficienza di prim'ordine, cioè una occasione perduta di enorme portata: molti rappresentanti della Chiesa non hanno riconosciuto in tempo, e con sufficiente coraggio, quanto esisteva di legittimo nella vita stessa dei popoli, resasi autonoma.

Così il problema esistente fin dal Medioevo, di formare un laicato maggiorenne con le sue particolari forme di pietà rimase in gran parte insoluto.

Occorre pertanto delineare questo quadro generale ( I ), e su tale sfondo tratteggiare la particolare fisionomia della vita ecclesiale ( II ).

I. Lo sviluppo intellettuale e sociale

1. Un primo punto base è dato dalla complessità degli avvenimenti ( § 73, I ): quest'epoca non possiede una sostanziale e profonda unità.

Prima della rivoluzione francese le divergenze delle correnti ideologiche erano relativamente nascoste.

La weltanschauung del XVIII secolo, nonostante i radicalismi già ricordati, era in linea di massima ancora unitaria.

Gli europei, come abbiamo visto, erano ancora in gran parte convinti nel professare la loro fede in « Dio », nella « virtù » e nell'« aldilà ».

Nel secolo XIX invece, al di fuori della Chiesa, ciò è riscontrabile solo in piccola misura.

Il motivo: il XIX secolo presenta, nelle loro forme estreme, gli atteggiamenti fondamentali dell'era moderna.

I suoi movimenti ( specialmente dal 1850 in poi ) denunciano un radicalismo ideologico che è estraneo a movimenti uguali o simili dei secoli precedenti.

Si tratta, tuttavia, in massima parte di idee dissolvitrici attinte dal passato e portate alle loro ultime conseguenze.

Il XIX secolo è l'erede dell'opera per più aspetti dissolvitrice di più di quattro secoli di storia ed è, soprattutto, l'esecutore testamentario dell'illuminismo e della rivoluzione francese.

D'altra parte, proprio a causa di questi due fattori, e della secolarizzazione ad essi connessa - iniziatasi in Germania nel 1803 e conclusasi sul piano reale-politico, ma non spiritualmente, con la distruzione della stato della chiesa nel 1870 - è separato in teoria e in pratica dal passato.

Per la sfera ecclesiastica, ciò risulta particolarmente evidente se si considera che per i primi 60-70 anni di questo secolo viene a mancare il contributo d'uno dei fattori essenziali della pietà ecclesiastica: la vita degli Ordini.

Infatti anche nei paesi cattolici, la maggior parte dei monasteri è sparita ad opera della secolarizzazione.

Soltanto in Baviera, Lodovico I si adopera per ricostruire i monasteri benedettini e ne fonda addirittura uno nuovo nella città della sua residenza ( san Bonifacio ).199

Il passato recava, in gran parte, un'impronta ecclesiastica nelle sue manifestazioni; fino a quando la Tradizione cristiana poté sostenersi e permeare gli atti e le forme di vita sociale, le stesse idee sovvertitrici ebbero effetti limitati.

Ma gradatamente l'individualismo e il soggettivismo non conobbero più ostacoli; l'oggettivismo e l'oggettivo, in ogni loro forma, vennero distrutti: non furono negate soltanto le dottrine di fede del cristianesimo, ma vennero poste in dubbio sia l'autorità esterna sia l'oggettività del mondo vincolante l'intelletto; così pure vennero poste in questione le leggi universalmente valide del pensiero e dell'azione.

2. Il soggettivismo sfociò nello scetticismo o, per meglio dire, nel relativismo, nella convinzione o, anche soltanto, nella sensazione che nulla esiste di assolutamente fisso e sempre valido, che nessuna concezione per quanto strana e radicale è impossibile sia in arte che in economia, in filosofia, nella scienza, o nella religione.

Invece di attingere dal continuo progresso degli studi storici il senso per la Tradizione, si vide soltanto, troppo unilateralmente, l'avvicendarsi delle soluzioni, la mancanza di una solida stabilità.

Questo relativismo che, col passare degli anni, ha superato se stesso, ha alterato in proporzioni paurose il quadro dell'intera vita spirituale dell'umanità.

Esso è stato - e rimane - il più grave processo di dissoluzione interna che l'umanità abbia mai sperimentato.

In molti campi ognuno ricominciava, per così dire, da capo.

Il risultato ovvio è stato - ed è - un indefinibile caos di opinioni, di correnti, in tutti i campi della vita pratica, intellettuale e artistica.

Il sistema del « come se » ( Vaihinger ), che presenta una spaventosa incomprensione per il reale, per il dato di fatto, ha costituito - e costituisce - il coronamento finale di questo « ricercare » e sperimentare, divenuto privo di senso.

La funzione specificamente religiosa e quindi anche ecclesiale in senso più stretto di questo processo si esprime essenzialmente in una carenza su ampia scala di fede e di morale cristiana, la quale, a sua volta, si manifesta in una progressiva mondanizzazione, che a poco a poco investe tutti e tutto, cosicché un numero sempre crescente di persone cerca il senso della vita nel piacere ( vita standardizzata ), nel guadagno e non nel servizio.

Ai giorni nostri, la diminuzione della coscienza del dovere, che investe tutta la vita, sta assumendo proporzioni. allarmanti.

3. a) In campo sociale il secolo, soprattutto a partire dalla seconda metà, è caratterizzato dall'affermarsi del « quarto stato » ( proletariato ).

L'idea democratica si trasforma gradatamente in quella socialista.

Come il nazionalismo, il socialismo ha pervaso tutto il mondo, tanto da condizionarne essenzialmente il quadro culturale generale.

b) La natura e i progressi del socialismo sono strettamente legati all'economia moderna ( capitalismo e industrializzazione ) e ai relativi problemi dei grandi centri urbani200 o delle città industriali sorte all'improvviso con i loro agglomerati di miseria, contrassegnati dall'assenza di spazio e da quell'atmosfera singolarissima che è radicalmente estranea a quella della fede, della preghiera, della Chiesa, anche a causa delle colpe dei cristiani.

Le condizioni di questo proletariato andarono peggiorando fino alla fine del secolo, quando una legislazione sociale venne a mitigare le condizioni dei ceti più umili.

Emergono, prima di altri, per importanza, in questo immane problema, questi dati di fatto:

1) attraverso il lavoro delle macchine il lavoratore è condannato a un'occupazione disanimata e priva d'attività creativa ( e perciò senza, o senza la sufficiente, soddisfazione ).

Si sviluppa la lotta per la vita materiale, fattasi incredibilmente dura, che lascia ben poco posto per una concezione che valorizzi in sé la prestazione di lavoro,201 e per pensieri di fede, di redenzione e di amore, mentre viceversa accentua le tensioni che favoriscono la spregiudicatezza, l'odio e i risentimenti;

2) distruzione della Tradizione: gli agglomerati, che si costituiscono con rapidità sempre maggiore, in cui decine e centinaia di migliaia di uomini si trovano ben presto conglobati in uno « spazio » limitato, senza proprietà di terra, senza legami con le generazioni che li hanno preceduti, creano necessariamente delle masse senza tradizione, ne saldezza interiore.

E senza tradizione significa: senza rapporti con le forze dell'ordine e dell'autorità, quindi neanche con il cristianesimo, la Chiesa, la religione e lo Stato;

3) spersonalizzazione del lavoro umano e suo distacco dal rapporto con la natura;

4) profondo venir meno dello spirito cristiano dell'amore per il prossimo e della comprensione sia per le necessità materiali e spirituali del « proletariato », come per i doveri di elementare giustizia sociale da parte dei proprietari;

5) il fatto che la Chiesa, fatalmente, si sia interessata troppo tardi ( dopo Marx ed Engeis ) della questione sociale e anche dopo, per lungo tempo, non abbia attuato se non stancamente quegli ideali di giustizia sociale che già Ketteler e Leone XIII e, per la chiesa evangelica, Wichern e Stocker avevano prospettato.

La cristianità del XIX secolo ha gravemente mancato nei confronti del compito sociale ed è corresponsabile dell'allontanamento della classe operaia dalla Chiesa e di conseguenza anche del suo orientamento verso il bolscevismo fondamentalmente ateo.

4. L'unitarietà del quadro che siamo venuti tracciando non è certo completa.

All'inizio del secolo c'è il romanticismo che è ancorato alla Tradizione; ma soprattutto gli ideali collettivistici del socialismo paiono contraddire al dilagante soggettivismo.

Si avvertono senza dubbio delle reazioni estremamente importanti e anche sintomi nuovi, ma non ancora così forti da poter far deviare dal suo corso lo sviluppo già delineato del XIX secolo.

Quanto al romanticismo, il suo richiamarsi alle tradizioni e alle strutture oggettive del Medioevo era esclusivamente dettato da tendenze soggettivistico-sentimentali.

Il socialismo del XIX secolo, da parte sua ( sul continente almeno ), negando radicalmente l'esistenza di una qualsiasi autorità superiore, dimostrò di essere fondato sulle aspirazioni soggettivistiche dell'individuo e poi di una singola classe sociale.

Anche in campo politico, il secolo XIX è l'età del soggettivismo.

Le eccezioni sono solo apparenti.

Anche lo stato reazionario di Prussia e l'Austria di Metternich furono il risultato dell'assolutismo illuministico, la cui natura si era già rivelata nel « soggettivismo dispotico » di Napoleone.

Per quanto nella Restaurazione ( 1815-30-48 ) fossero efficacemente presenti delle tendenze più universali ed oggettive ( per es. nella Santa Alleanza ), esse non erano tuttavia l'espressione rappresentativa del carattere che informava tutta l'epoca; rappresentavano soltanto il tentativo di frenare lo sviluppo delle idee individualistico-liberali sul piano politico ( per es. l'intervento della Santa Alleanza a favore dei monarchi iberici e italiani nel primo scorcio del XIX secolo ).

Ma il tentativo non riuscì.

Al contrario, il processo storico, com'è noto, a causa di questa reazione e attraverso le tappe del 1830 e 1848, sfociò nel moderno stato costituzionale col suo parlamentarismo liberale.

In esso tuttavia è già avviata l'evoluzione verso il nazionalismo moderno dello stato popolare e culturale.

Suo scopo era lo sviluppo autonomo di tutte le forze ulteriori e della fisionomia etnica della nazione, concentrate e affermate di fronte a quelle degli altri stati, in modo da assicurarne la posizione nel mondo; il che significa soprattutto garantirne gli interessi economici: siamo di fronte alla manifestazione estrema dell'individualismo nella forma di una « personificazione del popolo ».

5. Questo particolarismo nazionale è stato superato soltanto in superficie dalle intense relazioni internazionali, sia diplomatiche sia culturali, sviluppatesi verso la fine del secolo grazie all'incremento della circolazione e dei traffici, al telegrafo, ai congressi mondiali della scienza e dell'economia, delle missioni e del socialismo, e agli scambi culturali, commerciali e di costumi tra i sorgenti organismi di potere mondiale.

Tali relazioni hanno certamente avuto - e hanno tuttora - per più aspetti la massima importanza, ma furono e rimangono peraltro o espressioni di quel particolarismo nazionale e nazionalistico che si è diviso il mondo, oppure non ebbero peso effettivo alcuno nel reale configurarsi del processo.

Ogni apparente comunità si sfasciò alla prima vera prova di resistenza.

Ne ha fornito una prova già la prima guerra mondiale e tale fenomeno si è ripetuto dopo la seconda guerra mondiale ( § 125, II, 12 ).

In maniera ancora più terrificante questa prova è stata offerta dal nazionalsocialismo, dallo stalinismo e dal comunismo in Cina.

Nella fosca età del nazionalismo sembrano scivolare ai nostri giorni i « giovani » popoli africani e del Terzo Mondo, che si sono ora ridestati.

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198 L'argomento che stiamo per trattare presuppone quanto già esposto al § 73; ad esso pertanto ci richiamiamo.
199 A tutti i monasteri viene imposto di fondare e sostenere delle scuole.
200 Essi racchiudono, ammassati insieme, centinaia di migliaia di uomini; mentre per secoli si era avuto a che fare, con migliaia o poche decine di migliaia, con una densità poco intensa.
201 Ammette soltanto il problema del salario.