La storia della Chiesa

Indice

§ 112. Classicismo, romanticismo e restaurazione

Per quanto vasta e positiva sia l'importanza storica dell'illuminismo e della rivoluzione francese, essi furono d'altro canto un'insopportabile, violenta soffocazione, dell'elementare bisogno, connaturato all'uomo, della religione e della Tradizione: una reazione, perciò, era inevitabile.

L'enorme miseria dei tempi, sia spirituale sia materiale ( terrore, emigrazione, guerre ), lavorava nella stessa direzione.

Ancora una volta la religione mostrò di essere insostituibile e di essere il coronamento della vita; i tempi, precedenti la rivoluzione, che erano stati da lei permeati, tornarono ad essere oggetto di ammirazione.

Fu soprattutto il periodo classico della Chiesa, il Medioevo, a ridestare un nuovo interesse.

Siffatta ripresa di contatto con la religione non rimase limitata alla vita interiore di singoli individui o nell'ambito delle attività letterarie; si tentò in svariati modi di plasmare il proprio tempo politicamente e soprattutto socialmente secondo quel modello: apparve il romanticismo e questo a sua volta portò alla restaurazione.

È evidente che la reazione indicata non fu totale; operò tuttavia in profondità ed in estensione in modo sufficiente per imprimere un carattere distintivo all'epoca.

I. La trasformazione intellettuale e religiosa

1. Il romanticismo ha un'importanza straordinaria per la storia della Chiesa: fu esso a preparare nuovamente il terreno per la ricostruzione religiosa ed ecclesiastica, trasformando la nostalgia per la religione e la Chiesa in una istanza dominante la vita pubblica.

Molti, e non solo i pessimisti, ne predicevano il tramonto, a causa del venir meno senza precedenti del suo influsso fra gli strati più elevati, ancora quando era già entrato in azione quel movimento che ricondusse alla Chiesa noti e celebri uomini d'arte e di cultura, ridando ad essa un grande ascendente sulla coscienza pubblica.

In qualche luogo questa trasformazione radicale, questo vittorioso erompere della verità dall'interno, assunse veramente un aspetto miracoloso.

La Chiesa, colpita a morte, dichiarata e creduta morta, non solo riviveva, ma era tornata ad essere una delle grandi forze di cui si doveva tener conto ( l'abbiamo visto con Napoleone ).

2. Questa trasformazione scaturì dallo stesso illuminismo.

Inizialmente non era un movimento specificamente cattolico e neppure esclusivamente cristiano, bensì un movimento generale « religioso ».

Si respirava una nuova atmosfera che era l'opposto di quella « illuminazione », pur intellettualmente ricca; ma arida, presuntuosa e piatta; nuova atmosfera che dimostrava nuovamente sensibilità per il mistero in qualsiasi forma.

Numerose e varie forze concorsero alla sua nascita: il metodismo inglese, i resti del pietismo in Renania e nel Wùrttemberg, il possente richiamo di Kant che al di sopra del pensiero razionale esistono le categorie « pratiche » della realtà morale e religiosa, la religiosità del sentimento di Rousseau, i diversi filoni del classicismo nutriti di sentimento, di religiosità e di senso storico in Winckelmann ( + 1768, che come convertito dal 1755 aveva conosciuto l'atmosfera cattolica a Roma ), Klopstock e Herder.

3. L'opera imponente della letteratura classica tedesca nel suo insieme è stata certamente solo in parte cristiana ( v. cap. II, 2 ).

Ma essa emerge in maniera così essenziale dall'aridità illuministica che la sua importanza nel processo che ci accingiamo a descrivere è da ritenersi molto grande.

Anche l'entusiasmo nazionale delle guerre di liberazione manifestò dei notevoli elementi religiosi ( per es. negli inni alla libertà di E. M. Arndt, M. v. Schenkendorf, Theodor Kórner ); si trova da un lato un collegamento ( talvolta stranamente esagerato ) coi resti del pietismo e col sorgente movimento del risveglio dall'altro.

4. a) In seno al cattolicesimo208 la trasformazione degli spiriti - alla quale aveva già lavorato, in modo eminente, sant'Alfonso de' Liguori, morto già nel 1787 ( § 105, 8 c ) - fu preparata e condotta da uomini e da gruppi che, malgrado i sofismi degli illuministi, per un verso avevano conservato una seria fedeltà alla Chiesa e un'autentica pietà ( profonda influenza dei mistici francesi del XVII secolo ), e per l'altro, reagendo allo sterile scolasticismo, si erano energicamente inseriti nel movimento culturale e scientifico del tempo.

b) Mentre in Francia il cambio di rotta si esprimeva in una serie di opere letterarie, in violenta rottura con l'immediato passato ( v. sotto, al n. 6 ), in Germania si ponevano le basi di un'era nuova, con tutta una serie di « circoli ».

È possibile seguire il lavoro di rinnovamento della vita cattolica nelle università, nelle scuole per maestri, nei seminari, nei contatti personali e nella corrispondenza tra mèmbri dell'alta società, ed anche delle classi inferiori, nella letteratura e nell'arte.

Questi circoli si presentano come un incontro di tendenze scientifiche, letterarie, mistiche e pedagogiche.

La pietà cattolica vi prospera rigogliosa, viva, sottesa da profonde lotte.209

Vi regna una socievolezza esemplare, illuminata dall'arte e da un'elevata spiritualità, esprimentesi efficacemente in forma letteraria; non ci si isola, anzi si affronta coraggiosamente sia il presente sia il passato e si è notevolmente aperti anche nei confronti del protestantesimo; ciò spiega la frequenza dei contatti interconfessionali, sia personali sia sul piano letterario.

Nei numerosi convertiti di questi circoli ( la famiglia sacra a Miinster, riunita attorno alla principessa Gallitzin, + 1806, che era stata educata cattolicamente; Federico, + 1829, e Dorateci Schlegel, + 1839; Federico Leopoldo conte di Stolberg, + 1819, e altri ) mancava qualsiasi venatura di fanatismo proprio dei convertiti; infatti ( per spiriti dell'elevatezza della principessa Gallitzin ), la mistica protestante e la filosofia del sentimento avevano avuto il loro peso importante nell'abbandono degli sterili sofismi e nel ritorno alla religione: piena e cosciente ricchezza della religiosità del cuore.

5. a) Le possibilità di un determinato ambiente culturale generalmente vengono realizzate nella storia da personalità superiori e questo in modo conforme alle loro caratteristiche specifiche.

In questo caso non avvenne altrimenti.

Una serie di uomini insigni, capaci di tradurre la religione nelle opere, il cui temperamento pareva attagliarsi alle esigenze del tempo, esercitarono un forte influsso su singole persone o su determinati gruppi e divennero il centro di movimenti di ampie proporzioni.

Accanto al variegato circolo di Miinster che si riuniva attorno alla principessa Gallitzin, i più importanti furono quello di Dillingen e Landshut-Monaco, facenti capo a Giovanni Michele Sailer, quello di Vienna attorno a san Clemente Maria Hofbauer ( + 1820 ) e il circolo di Magonza con Giuseppe Lodovico Colmar, futuro vescovo di Magonza ( + 1818 ), Bruno Liebermann, direttore del seminario diocesano di Magonza ( + 1844 ), Andrea Rass, professore a Magonza ( + 1887 ) e vescovo di Strasburgo ( tutti e tre oriundi dell'Alsazia franco-tedesca ).

b) Il Sailer 210 è, in teoria e in pratica, un realizzatore del cristianesimo e soprattutto della sua pietà.

La nota particolare della sua spiritualità è frutto di una profonda interiorizzazione e di una mitezza modellata sulla « Imitazione di Cristo », da lui tradotta; una intensa concentrazione sugli elementi essenziali e spirituali e al tempo stesso sull'attività religiosa ( « miglioramento del cuore » ).

Culturalmente, Sailer non è originale.

Tuttavia esercitò una influenza vasta e durevole.

Perché? In lui, come in Fénelon, Móhler e Newman, possiamo riscontrare un fattore elementare e una premessa insopprimibile dello sviluppo storico della Chiesa che nelle classiche figure del Medioevo facilmente ci sfugge: il fecondo contatto con la vita del proprio tempo.

Che la Chiesa non può essere in modo unilaterale la guida della civiltà lo aveva dimostrato il Rinascimento; che essa può diventare guida dei popoli solo se attraverso un radicale confronto con la civiltà riesce a dominarla intimamente, lo attestano i tempi del suo fulgore e il prestigio dei suoi capi che seppero essere all'altezza del loro tempo, dominare la civiltà e metterla a servizio della Chiesa; lottare con spirito cattolico con le forze del tempo e renderle feconde per l'espansione del regno di Dio.

c) Attività teologica di Sailer: la Scolastica in quel tempo, come abbiamo spesso ripetuto, si era isterilita in cavilli dogmatici di scuola e in una morale puramente casistica.

Per una rinascita che avesse attinto alle origini, ossia al XIII secolo, mancavano ancora le premesse necessarie.

Il Sailer si riportò alle sorgenti vitali della Scrittura e dei Padri.

Questo affrancarsi della teologia dalle strettoie dello scolasticismo era, d'altra parte, una necessità oggettiva; soltanto così infatti si poteva tornare a una « vita più viva ».

Era pure una necessità tattica per poter svolgere un'azione fruttuosa.

L'illuminismo aveva portato l'incredulità; di fronte ad essa le divergenze confessionali passavano in secondo piano.

Le tradizionali controversie antiprotestanti erano superate dallo sviluppo degli eventi.

Sailer le trascurò completamente.

Analoga era la situazione, da lui avvertita con esattezza, dell'apologetica cattolica: di fronte all'incredulità non si trattava più di propugnare l'una o l'altra dottrina particolare; il compito consisteva ora nel difendere la Rivelazione e la sua realtà e quindi il patrimonio comune cristiano.

Il Sailer fece della lotta contro l'incredulità il fine vero e proprio della sua produzione letteraria; il che non ha nulla a che vedere con l'indifferentismo.

Certo è pur vero che in quel tempo il fronte comune fra cattolici e protestanti aveva sviluppato una apertura interconfessionale così ampia da costituire un pericolo per gli spiriti meno saldi dell'una o dell'altra parte.

Perfino alcuni discepoli del Sailer vi naufragarono ( per es. Martin Boos, + 1825, fondatore del movimento di risveglio dell'Argovia, che in vari modi incorse in gravi difficoltà con le autorità ecclesiastiche ): fenomeno questo che, quasi con la dinamica di una legge storica, si verifica di continuo nei campi più svariati della vita dello spirito: gli epigoni assolutizzano unilateralmente il principio creativo del maestro.

d) Sailer era profondamente cattolico.

E come tale era uno dei più insigni educatori al sacerdozio.

La grande linea di sviluppo del XIX secolo, per quanto riguarda il cattolicesimo, non fu caratterizzata dai suoi epigoni, ma, per un verso dal contatto del Sailer stesso con il romanticismo, e per un altro, dalla duplice mediazione di Bestlin ( + 1831 ) e Hirscher ( + 1865 ), con la scuola cattolica di Tubinga: le due correnti furono l'espressione tipica del rifiorire della chiesa tedesca del XIX secolo.

Sailer fu anche qui il più aperto: egli sostenne, difese, visse e insegnò la mistica.

Ma non unilateralmente e tanto meno nel senso della pseudomistica di quel tempo.

« Non intendiamo separare ciò che Dio ha unito: la vita interiore e l'esteriore, la fede e la Chiesa ».

Sailer apparteneva alla classe delle menti che hanno in sé l'energia sufficiente per operare una simile sintesi.

Tuttavia, proprio per questo, non sfuggì al destino dei religiosi interiormente liberi del secolo, i quali furono sospettati ingiustamente dai loro correligionari.

Sailer fu bollato ora come oscurantista ora come illuminista.

Perfino san Clemente Maria Hofbauer lo misconobbe.

La santità non costituisce alcuna garanzia di inerranza.

Questo professore realizzò cose straordinarie per riacquistare alla Chiesa della sua fede, dal suo posto d'azione, il prestigio di tempi passati in quel tempo andato perduto.

Dalle vicissitudini del suo tempo egli seppe penetrare con la parola nelle necessità del tempo stesso, del tempo che è di Dio.

Egli lottò per un superamento cristiano della filosofia contemporanea e insegnò quindi una teologia viva.

Per cinque lustri Sailer fu il maestro più amato e più venerato alla sua università di Landshut: forse l'ultimo esempio di una facoltà di teologia cattolica che, per vocazione interiore e per realizzazione scientifica, abbia dato una sua impronta all'Università ( Merkie ).

L'importanza di Sailer per la rinascita religiosa, nella regione tedesca meridionale, è inestimabile.

Egli fu la guida intellettuale, il maestro religioso, si può dire il santo di quel periodo di transizione: oggi ancora può indicarci la strada da seguire ( Ph. Funk ).

6. In Francia ne la reazione ne la restaurazione avevano spento le idee del Rousseau e di Voltaire; e tanto il Concordato quanto la risorta monarchia non avevano saputo infondere sufficiente vigore alla coscienza cattolica.

L'aver creato, in tale ambiente, un'atmosfera cattolica positiva e pertanto l'aver preparato la ricostruzione di una vita attivamente cristiana ed esservi in parte riusciti, fu merito dei laici Francois Chateaubriand, De Bonaid ( + 1840 ), De Maistre e dell'abate Lamennais.

La fama della loro attività deriva da alcune opere che, pur non andando esenti da parzialità di vedute e da errori di metodo, sono improntate ad un'elevatissima e geniale spiritualità, e che ( come quelle del XVII secolo ) costituiscono dei capolavori letterati.

La forma in cui la verità viene annunciata è sempre importante e spesso decisiva.

a) Franfois Chateaubriand ( + 1848; opera principale: Genie du Christianisme, 1802 ) dimostrò che la Chiesa è la depositaria e la somma dei sentimenti più alti, di ogni vera umanità e libertà, in quanto promotrice di ogni forma di bellezza: un cattolicesimo prettamente romantico, alla cui base stava palesemente un pericoloso ( perché teologicamente inesatto ) soggettivismo traboccante di sentimento.211

Eppure proprio quello fu efficace: questo cattolicesimo parlava direttamente al cuore, investiva tutta la personalità, rafforzava la coscienza; la felicità del sentimento di Rousseau, ancora così viva, fu incanalata nell'alveo della Chiesa.

b) Giuseppe De Maistre ( + 1831 ) volse il suo interesse soprattutto a quei tempi m cui società e Chiesa formavano una cosa sola; tanto lui quanto De Bonaid ( + 1840 ) accentuarono al massimo il valore della Tradizione: « lo spirito del XVIII secolo va distrutto, e soprattutto non bisogna scendere a patti con la nuova "scienza".

La situazione anteriore alla rivoluzione dimostra che la Chiesa è indispensabile sia allo Stato sia alla società ».

Nel suo libro Du Pape ( 1819 ) egli cercò dunque di estendere la validità dei dogmi cattolici al di là dell'ambito della teologia e di dimostrare che essi sono delle verità sociali necessario, delle « leggi universali ».

Il metodo scelto, nella sua scarsa chiarezza e nelle sue esagerazioni, presentava dei pericoli.

Le opinioni oltranziste, relative al primato, non poggiavano su argomentazioni teologiche, bensì politiche.

Le stesse motivazioni storiche da lui addotte erano inconsistenti.

Per tali ragioni De Maistre trovò subito ( per es. nella scuola di Tubinga, specialmente nel giovane J. A. Mohler § 117 ) degli oppositori.

Tuttavia lo scopo, la necessità di una unione tra papato e Francia erano tratteggiati in maniera così possente, l'idea dell'infallibilità del papa era talmente elaborata nella sua profondità e bellezza, che De Maistre può essere considerato uno dei maggiori pionieri dell'unità della Chiesa realizzatasi nel Vaticano I.

Il suo libro tuttavia produsse anche degli effetti opposti, e cioè gallicani, proprio a causa delle sue insostenibili affermazioni.

Pio VII, del resto, e il segretario di stato Consalvi conservarono un atteggiamento di diffidenza nei confronti di questo apologeta ad oltranza.

In occasione del Vaticano I però il suo libro fu una delle armi usate dalla maggioranza.

c) Anche Ugo Felicitò de la Mennais ( 1782-1854, dal 1834 Lamennais ), fratello minore dell'integerrimo fondatore di due congregazioni dedicate alle scuole, appartiene alle grandi personalità religiose ecclesiastiche e intellettuali che prepararono il cattolicesimo del futuro XIX secolo.

In lui troviamo già gli elementi di una sintesi cattolica assolutamente moderna ( non ancora equilibrata ) nella quale hanno posto sia l'infallibilità del papa e la sua giurisdizione, nel senso del futuro centralismo curiale ( e addirittura dell'ultramontanismo ), sia la componente legittima dell'elemento liberale della libertà intellettuale di ricerca, sia i postulati della giustizia sociale.

Nel suo importantissimo « trattato » sull''indifferentismo, egli, nel 1817, aveva brillantemente respinto in forma critica tale teoria e precisamente dapprima quella politica ( secondo cui la religione sarebbe valida soltanto per il popolo ), indi quella filosofica ( esiste soltanto una religione filosofica ) e infine quella protestante: la verità e la motivazione del cristianesimo cattolico venivano presentate in una esposizione appassionata.

La sua apologià si accompagnava alla lotta contro i 4 articoli gallicani, che venivano ancora insegnati nei seminari, e contro i vescovi di sentimenti gallicani.

Anch'egli, tramite questo lavoro, fu uno dei più importanti pionieri spirituali della proclamazione dell'infallibilità al Vaticano I.

Purtroppo anche in lui la motivazione era decisamente debole; egli esaltò perfino la bolla Unam Sanctam, come l'unica esposizione valida dei rapporti tra Chiesa e Stato.

Insieme col grande predicatore ed educatore domenicano Henri La-cordaire ( 1802-61 ) e col liberale conte Carlo Montalembert ( 1810-70 ), attraverso il giornale L'Avenir lavorò instancabilmente, a partire dal 1830, alla promozione di una unione tra idee cattoliche e democratiche e per creare in Francia un'atmosfera cattolica influente.

Purtroppo i princìpi liberali e sociali della sua dottrina si spinsero ad un radicalismo tale, non certo conforme alle sue idee di restaurazione e di centralizzazione ecclesiastica, che a Roma trovò opposizioni; tra l'altro, la separazione da lui sostenuta tra Chiesa e Stato, e la libertà di stampa e di insegnamento da lui propugnata.

Lamennais si sottomise ad una prima condanna delle sue idee contenuta nell'enciclica Mirari vos ( 1832; nel 1834 ne seguì una seconda ); non fu tuttavia possibile arrestarlo dal radicalizzare ulteriormente le sue idee.

Morì senza essersi riconciliato con la Chiesa.

L'influenza esercitata dal Lamennais su tutto il cattolicesimo moderno, oltre ad aver spianato la strada alla proclamazione dell'infallibilità, fu enorme sia in filosofia sia in teologia, non solo in Francia, ma anche in Spagna, in Inghilterra ( Newman ) e in Germania ( Dollinger, Gorres, circolo di Magonza, Ketteler ).

d) In seguito, purtroppo, lo stesso partito cattolico francese frustrò in gran parte, scindendosi, i risultati di questo primo lavoro cattolico di rinnovamento.

Contro il filone più aperto, facente capo al vescovo Dupanloup ( + 1883 ), si schierò il giornalista Louis Veuillot ( + 1883 ), redattore capo del quotidiano L'Univers, dallo zelo esasperato e miope e assai incline a scorgere dappertutto con facilità eresie e eretici.

Per la prima volta ci troviamo dinanzi al contrasto, contrassegnante l'intero secolo XIX, fra un cattolicesimo « liberale » fedele alla Chiesa e uno rigidamente « integrale » pure fedele alla Chiesa.

Non si può certo affermare che il secondo abbia soddisfatto alla legge della carità cristiana e alla necessità del coraggio e dello spirito missionario, ne che la sua forza di irradiazione abbia dimostrato che il suo rigorismo era utile alla Chiesa.

Al contrario, il suo integralismo nello scambiare un'ostinata fedeltà o la correttezza dottrinale, con la verità di lotta, ha contribuito molto, fino al XX secolo inoltrato, a rinchiudere i cattolici « nel ghetto » e a paralizzare la forza missionaria della predicazione cattolica sul piano della cultura europea, sia in Francia, sia in Italia, Inghilterra212 Germania.

7. In modo particolare la situazione ecclesiastica in Italia è caratterizzata dalle misure esasperatamente restauratrici e a forte tinta politica prese dalla Curia ( Pio IX, § 113, 5 s; Rosmini, § 117, II, 1 ); nel contempo la ormai inevitabile unificazione nazionale della Penisola, tragicamente, ma consequenzialmente, venne a trovarsi in opposizione con la sovranità temporale del papa e, purtroppo, anche con la dottrina della Chiesa.

Pochissimi spiriti erano dotati di una tale apertura interiore da saper conciliare le due cose: l'amore ardente per l'unità della patria e per la Chiesa.

La loro coraggiosa fedeltà alla Chiesa, tuttavia, fu poco incoraggiata dalla Curia.

Chi ne trasse profitto fu il liberalismo areligioso e anticlericale.

8. Il problema appena accennato si è posto, in misura maggiore o minore, in tutti i paesi cattolici nel XIX secolo, o in quelli con una forte minoranza cattolica.

Era il problema di come i cattolici, a causa della secolarizzazione e della « mentalità » non cristiana dilaganti e permeanti la vita pubblica, allontanati dalle cariche direttive nello Stato, nella scuola e nell'economia, potessero dare un'adesione positiva al nuovo stato nazionale e alla relativa cultura che sviluppavano tendenze più o meno ostili alla Chiesa.

Dappertutto, in Germania, in Italia, in Francia e in Spagna, si ha un processo marcatamente contrassegnato da occasioni perdute a causa di un insufficiente coraggio da parte dei cattolici.

Solo al volgere del secolo questa grave crisi dell'elemento cattolico nella società moderna, il problema dell'inferiorità cattolica, vennero così considerati nei loro diversi aspetti nei settori della vita nazionale, della cultura ( università, letteratura, stampa ) e dell'economia e poi talmente superati, che si profilò una soluzione di fondo e le forze cattoliche poterono nuovamente occupare il posto loro spettante, per qualità, quantità e tradizione, o almeno fu loro possibile adoprarsi per raggiungerlo ( cfr. § 117 ).

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208 Per il protestantesimo cfr. per esempio Schleiennacher con la sua teologia del sentimento.
209 Non vanno dimenticati i seguenti particolari:
a) la notevole differenza del cattolicesimo nei suoi rapporti con lo Stato, per esempio in Renania, nei confronti della Baviera;
b) gli importanti mutamenti nel senso di questi circoli, per esempio in quello di Monaco ( del quale faceva parte perfino un protestante ), apportati specialmente dal Gorres, passato dall'illuminismo a un cattolicesimo battagliero;
c) anche in eminenti personalità della restaurazione cattolica si trovano ancora notevoli tracce di mentalità da chiesa di stato ( Lodovico I di Baviera ).
210 1751-1832, fu novizio nell'ordine dei gesuiti, divenne poi professore all'università di Dillingen e a Ingolstadt-Landshut. Divenne poi vescovo di Ratisbona.
211 « Ho pianto e ( perciò ) creduto ».
212 Per i nuovi fermenti di vita cattolica v. § 118.