La storia della Chiesa

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§ 105. La penetrazione dell'Illuminismo nella Chiesa Cattolica

1. Le concezioni proprie dell'illuminismo, non soltanto furono introdotte dall'esterno nella Chiesa, ma si svilupparono anche nel suo interno, come già abbiamo visto da diversi esempi.

Ne poteva essere altrimenti; tutte le eminenti personalità della Chiesa, infatti, non potevano vivere ignorando completamente il loro tempo.

Una nuova « weltanschauung » illuministica aveva condizionato tutto il secolo con la sua atmosfera.

Teniamolo presente con chiarezza: la nuova mentalità che chiamiamo « illuminismo » rivela peraltro in modo unitario dei caratteri generali dai quali la si può riconoscere dappertutto.

Tuttavia c'è « illuminismo » e « illuminismo ».

Abbiamo detto, e ciò rimane basilare, che l'antisoprannaturalismo non è semplicemente il contrassegno dell'illuminismo, non ne costituisce l'essenza in tutte le forme.

Esiste anche un illuminismo fedele al cattolicesimo.

Sarebbe indice di miopia non avvertire che le tendenze insite nell'antisoprannaturalismo penetrano in parte anche nella Chiesa.

Questa forma del medesimo spirito illuministico s'introdusse come tentazione fortissima, affascinante e abbagliante, in alcune cerchie di vescovi, di teologi, di educatori del clero e persino negli esercizi di pietà.

Si affermò anche uno spirito particolarista e antipapale, informato allo spirito della chiesa di stato; falso ( perché egoistico ) episcopalismo e concezioni troppo strettamente ecclesiastico-nazionali nell'organizzazione e nella liturgia indebolirono la coscienza dell'unità della Chiesa; la predicazione e la catechesi, inquinate con sofismi e altre banali considerazioni utilitaristiche, tolsero slancio alla vita di pietà; una concezione troppo naturale e politica del sacerdozio ( i religiosi educatori al servizio dello stato ) non lasciò spazio per una sufficiente comprensione per la realtà sacramentale e per l'ideale religioso del voto ( celibato ) e neppure per un genuino entusiasmo per esso.

Nell'alto clero e nei prìncipi-vescovi attecchirono in modo particolare cultura e costumi intonati all'illuminismo francese.

Meno diffusa, ma penetrata in profondità era la concezione di un « cristianesimo universale » dogmaticamente diluito, non solo nelle singole confessioni della religione protestante ( luterana, melantoniana, calvinista ), ma anche in una coscienza di fede cattolica fattasi piuttosto confusa, cosicché intorno al 1800 si dette il caso che religiosi di confessione evangelica e cattolica si sostituissero a vicenda nelle cariche, o che l'arcivescovo di Wurzburg nel 1803 nominasse professore d'esegesi il razionalista protestante H. E. Gottlob Paulus, o che il principe elettore di Magonza Emerico Giuseppe di Bùrresheim ( 1765-84 ) riformasse la scuola e la cultura secondo lo spirito dell'illuminismo protestante.187

Certi tentativi della teologia di attenuare articoli di fede tradizionali, sottoponendoli in maniera non organica alla critica storica, produssero degli effetti deleteri sulla dottrina cattolica; Francesco Antonio Blau ( 1754-98 ), vicerettore e professore del seminario arcivescovile di Magonza, contestò nella sua « Storia critica dell'infallibilità della Chiesa per la promozione di un libero esame del cattolicesimo » ( 1791 ) ogni infallibilità nella Chiesa, come pure il dogma cristologico e la presenza reale di Cristo nell'Eucaristia.

2. Nell'ambito della pastorale e della teologia abbiamo già visto ( § 102, 2 ) che le tendenze illuministiche rappresentavano semplicemente una reazione, da un lato all'eccessiva proliferazione delle confraternite e dei pellegrinaggi, con preghiere dal superlativismo insopportabile, ampollosamente pseudomistico; dall'altro contro l'insufficiente serietà intellettuale e religiosa della teologia che troppo si era allontanata dal pensiero biblico e dalla lettera della Scrittura, si era svincolata dai grandi temi della Tradizione ed aveva perso ogni contatto con la teologia viva dei Padri della Chiesa e dell'alto Medioevo, e con l'intensa vita nazionale e le sue opere culturali ( letteratura e filosofia ).

Era comprensibile che proprio gli spiriti più perspicaci si trovassero del tutto insoddisfatti, in quella desolante aridità.

3. Queste concezioni spirituali, religiose, politiche e politico-ecclesiastiche trovarono espressione in molteplici misure adottate da parte di alcuni stati cattolici di quel tempo, e, in maniera più decisa - come già si è visto - nell'Austria di Giuseppe II ( § 104, III ) , la quale, in corrispondenza del suo orientamento ecclesiastico particolaristico, appoggiava i vescovi-prìncipi elettori, nelle loro tendenze di autonomia ecclesiastica ( cap. 5 ).

Va tuttavia puntualizzato nei singoli casi fino a che punto quelle tendenze trovarono credito nella prassi cattolica e in modo speciale con quale radicalità ( o viceversa correttezza ) esse vennero sostenute da singoli teologi cattolici.

4. a) Tutto ciò è indispensabile in modo particolare per la giusta valutazione della figura più significativa, che qui va ricordata: per il giudizio cioè sul professore di diritto canonico, poi vescovo suffraganeo di Treviri, Nicola Hontheim ( + 1790, conosciuto sotto lo pseudonimo di Giustino Febronio, donde il nome del sistema: febronianismo ) con il suo libro De statis Ecclesia et legitima palesiate Romani Pontificis ( 1763 ).

Hontheim era stato discepolo del giansenista storico della Chiesa, van Espen ( + 1728 ) e da Treviri manteneva relazioni con la Francia, il paese del gallicanesimo e del giansenismo.

Il suo libro sviluppa delle idee ecclesiastico-particolaristiche affini a quelle del gallicanesimo.

Ma proprio quest'affinità indusse spesso a considerare ingiustamente lo Hontheim e la sua opera alla stregua dei postulati radicali, in certo qual modo separatistici, del congresso di Ems e del sinodo di Pistola del 1786 ( v. sotto cap. 5 ).

In realtà però la sua concezione era vicina alla Chiesa in un senso molto più profondo del gallicanesimo, e pertanto anche religiosamente di maggior valore.

Lo Hontheim perseguiva un opportuno rinnovamento della Chiesa.

Egli avvertiva intensamente il potente fermento degli spiriti nella sua sfera d'influsso e si rammaricava che la Curia ostacolasse un autentico contatto con le forze della nuova scienza.

Gli pareva indispensabile un decentramento della Chiesa e quindi anche un rafforzamento delle singole chiese e del loro episcopato se si voleva raggiungere un rinnovamento.

Patimenti, la maggiore accentuazione dei diritti dello Stato nella Chiesa doveva offrire la possibilità di sfruttare le forze per una rinascita ecclesiastica.

Il particolarismo ecclesiastico dello Hontheim non voleva affatto favorire una separazione da Roma.

b) La cosa più importante per un giudizio teologico delle intenzioni di Febronio è il punto di partenza dogmaticamente inoppugnabile e fecondo della prospettiva religiosa e pastorale: l'attivazione del rango autonomo di origine apostolica dell'ufficio episcopale.

La Curia ne poneva certo in rilievo, spesso e con insistenza, il potere ecclesiastico puramente delegato; ma l'episcopalismo, a quel tempo, non era un'eresia; lo divenne soltanto in un senso preciso attraverso la definizione del primato del papa nel concilio Vaticano I.

Ciò che sosteneva Febronio però, non aveva nulla a che fare con una negazione di principio del primato.

Una volta, nel Medioevo, la tendenza dei grandi metropoliti in Oriente e in Occidente ( Costantinopoli, Reims, Milano, Amburgo-Brema, cfr. § 41 e § 48 ), ossia il loro « episcopalismo », era l'antagonista del papato che stava salendo.

Alla fine del Medioevo l'episcopalismo giocò un ruolo nelle diverse forme del conciliarismo.

A Trento esisteva un episcopalismo fedele alla Chiesa nei vescovi spagnoli, che peraltro riconosceva il papa come capo supremo della Chiesa.

Solo nel gallicanesimo esso assunse un'impronta antiromana, in parte acuta, per il resto oscillante e difficilmente definibile; si attestò la tendenza a condannare il primato del papa sacrificandolo al conciliarismo.

Proprio questo aveva conferito alla condanna di Alessandro VIII ( non pubblica ) del 1690 tutta la sua forza, cosicché sotto il suo successore Innocenzo XII, nel 1693, gli articoli gallicani del 1682 furono formalmente revocati da parte dello Stato, per opera di Luigi XIV.

Nel XVIII secolo con l'assolutismo politico che andava sempre più inasprendosi, e in relazione con le sue tendenze ecclesiastico-nazionali, si sviluppò un episcopalismo più accentuato ( i prìncipi-elettori ecclesiastici! cap. 5 ).

In esso però si può costatare soltanto un lieve accento ereticale.

In Febronio di tutto questo non si può assolutamente parlare.

5. Non è difficile immaginare che cosa sarebbe accaduto se quelle forze autonome, che erano nello Hontheim ancora vincolate alla Chiesa, si fossero potute sviluppare in maniera indipendente.

Nell'epoca dell'assolutismo politico l'attuazione di quei princìpi avrebbe potuto spezzare l'unità della Chiesa e conseguentemente esporre i singoli vescovi, staccati dal centro della Chiesa, inermi alla mercé dei prìncipi.

Il libro dello Hontheim incorse già nel 1764 nella censura papale.

Egli stesso fece una ritrattazione, senza peraltro rinunciare completamente alle proprie idee.

Ed esse, d'altronde, esercitarono una vasta influenza in un senso non conforme all'intenzione dell'autore: furono accolte specialmente dai prìncipi-elettori ecclesiastici tendenti all'indipendenza ( Magonza, Treviri, Colonia ), i quali nelle loro rispettive diocesi riformarono in senso illuministico scuole e università ( cap. 1 ) e riuniti ( assieme al vescovo di Salisburgo nella Puntazione di Ems del 1786 ) notificarono maggiori rivendicazioni alla Curia romana, il cui prestigio e la cui autorità venivano così diminuite.

Una situazione tragica: l'atteggiamento particolaristico in campo ecclesiastico di questi prìncipi-elettori alla vigilia del crollo definitivo del secolare dominio della Chiesa!

Tragica, in certo qual modo, anche per il fatto che la Curia, inavvedutamente, cedendo alle richieste del governo bavarese, aveva approvato nel 1765 l'istituzione di una nuova nunziatura a Monaco, per cui i prìncipi-elettori ecclesiastici e l'arcivescovo di Salisburgo si videro minacciati nei loro diritti e cercarono di avversare quei disegni con le rivendicazioni della Puntazione di Ems.

Nessuno dei quattro arcivescovi tedeschi, riuniti nel congresso di Ems, attaccò il primato di Roma, ma le loro intenzioni erano tuttavia di taglio antipapale.

Le analoghe deliberazioni del sinodo di Pistola nel 1786, furono sconfessate a Roma nel modo più reciso perché la stretta collaborazione tra vescovi e Stato ( granduca Leopoldo di Toscana, più tardi imperatore Leopoldo II ) sembrò pericolosa alla Curia.

Di fatto, nelle tendenze « febroniane », l'importanza della comunità ecclesiastica universale risultava sminuita; la forma di autonomia episcopale a cui si tendeva era vista troppo dall'angolo di visuale del principe-secolare e fu indebolita dalla diluizione illuministica.

Occorre pur dire tuttavia che Roma, purtroppo, non seppe inserirsi nelle positive possibilità delle diverse vicende ( v. sopra ).

6. Soltanto il crollo del potere politico-economico dei vescovi in Francia e in Germania, causato dalla grande secolarizzazione, fece sì che molti approfondissero il loro concetto di Chiesa.

Un po' alla volta essa fu riconosciuta come un'istituzione puramente religiosa ( anche se visibile ) e fu pure riconosciuto il mistero dell'autonomia del collegio episcopale sotto il primato del papa.

L'autonomia dei vescovi, resa già tanto difficile dalla secolarizzazione, fu bensì moderata, dapprima e per lungo tempo, da concordati e dal Vaticano I; ma dopo un ulteriore sviluppo spintosi all'estremo accentramento fino a Pio XII ( + 1958 ), il papato, nella persona di Giovanni XXIII ( + 1963 ), diede inizio a un nuovo rafforzamento della periferia della Chiesa, cioè dei vescovi e delle loro chiese: l'anello dell'unità è così saldo, che ai singoli mèmbri può essere accordata una maggiore autonomia di attività, a vantaggio del tutto e in pieno collegamento col centro.

7. Al centro degli interessi dello Hontheim sta quello ecumenico, come espressamente annuncia il titolo del suo libro, « scritto per la riunificazione dei cristiani divisi nella religione ».

Come recentemente è stato dimostrato ( von Aretin ), egli in realtà non comprese molto Lutero, ne la religione protestante, ne manifestò per essa predilezioni particolari.

Riconobbe tuttavia che la divisione costituiva un danno per la Chiesa e anche per le nazioni e cercò quindi, con idee in parte giuste, di trovare dei mezzi per eliminarla.

Egli, per es., confermò la legittimità di una protesta contro gli abusi della Chiesa del tardo Medioevo.

Hontheim era dell'idea che anche al suo tempo ci fossero delle esteriorizzazioni nell'insieme della Chiesa cattolica, le quali, unite al metodo quasi esclusivamente negativo della Curia nei confronti dello spirito del tempo, rendessero impossibile un'intesa con i protestanti.

Per poter migliorare la situazione e per ridare alla Chiesa la sua posizione centrale nello Stato, considerava necessaria la conciliazione dei cattolici con la nuova scienza: per questo dunque desiderava vedere limitata l'influenza del curialismo e per contro attivata la Chiesa nei diversi territori e stati politici.

8. a) Esistono periodi di scarsa religione, ma senza religione non ne esistono.

Questo segnatamente non può verificarsi ne mai si è verificato nella Chiesa cattolica.

La verità e santità essenziali, che il Fondatore promise indefettibili, sono capaci di destare la vita religiosa nei fedeli, anche nelle circostanze più sfavorevoli e nell'atmosfera religiosamente meno feconda.

Anche il periodo dell'illuminismo ne è una prova.

Naturalmente, nel XVIII secolo siamo ben lontani da una fioritura ecclesiastico-religiosa.

A prescindere dai fenomeni più immediati di deficienza, dei quali abbiamo parlato, anche gli elementi positivi da rilevare sono di modesta importanza.

Abbiamo già visto che la vita degli Ordini, e in particolare anche della Compagnia di Gesù con il suo ruolo determinante, era scaduta dal suo alto livello di creatività.

Nel campo della vera e propria teologia, mancano, largamente, le opere precorritrici.

Tuttavia non si deve dimenticare che proprio allora, nel campo della storia della Chiesa, furono compiute molte di quelle opere scientifiche, alle quali abbiamo tributato così alta lode ( § 97, V, 2 ).

b) E un'altra cosa va considerata: uno dei valori profondi per la Chiesa è la cura d'anime regolare che si compie ogni giorno, ogni domenica per tutto l'anno liturgico.

Il suo valore particolare è straordinariamente difficile da pun-tualizzare.

Come succede in ogni analisi storica, anche per il XVIII secolo dobbiamo tener presente che questa cura d'anime fu sempre esercitata e sempre produsse anche i suoi effetti.

c) E infine, in questo secolo, esiste pure una grande opera: l'istituzione da parte di sant'Alfonso de' Liguori ( 1696-1787 ) della « Compagnia del Santissimo Redentore » tanto dileggiata e misconosciuta dai propugnatori della cultura liberalistica del XIX secolo.188

La Congregazione, che fu per il popolo un'inestimabile fonte di bene, dall'Italia meridionale e dallo stato pontificio si diffuse per tutta l'Europa, oltre oceano e nei paesi missionari.

La straordinaria opera pastorale di questa Congregazione è storicamente tanto più importante per la Chiesa, in quanto essa corrispose, con grande esattezza cronologica, alle necessità religiose dell'ambiente: superare l'arida durezza del giansenismo, predicando la misericordia divina.

Mediante la formazione di confessori provati.

Alfonso de' Liguori rese nuovamente raggiungibile a molti l'amore di Dio.

La critica alla sua casistica morale non deve far perdere di vista il complesso delle sue opere letterarie ( 111 scritti, fino al 1933 si contano 17.125 edizioni nelle diverse lingue ).

Come poi, ancora alla fine del XVIII secolo, la cultura e la filosofia tedesche ( classici, idealismo ) lasciano riconoscere in parte l'avvio verso una trasformazione religiosa generale,189 così anche le radici di una restaurazione cattolica generale partono dalla fine di questo secolo ( cfr. anche § 112 ), una restaurazione alla quale prese parte in maniera decisiva la congregazione dei redentoristi, fra l'altro nella persona di uno dei suoi due primi mèmbri non italiani, Clemente Maria Hofbauer.

d) Per una giusta valutazione dell'epoca dell'illuminismo si deve ancora tener presente che i termini e concetti, che, a noi oggi, sembrano notevolmente scristianizzati e vagamente religiosi, come per es. « Provvidenza » oppure « divinità », spesso invocati, nel XVIII secolo erano non di rado ancora sottesi da vera fede e da vero amor di Dio.190

Perfino i teologi chiaramente illuministi di Magonza, Treviri, Bonn, Wùrzburg e Landshut non si limitarono alla chiassosa polemica contro il celibato, il monachesimo, le feste dei santi, la venerazione delle reliquie e la liturgia latina, ma perseguirono anche dei fini centralmente cristiani.

Nel XVIII secolo troviamo fra gli illuministi una teologia riformata molto significativa e in tutto e per tutto cattolica.

Loro scopo era che la Bibbia divenisse il fondamento della teologia, della predicazione e anche della vita di pietà della famiglia; la loro polemica sul modo di esprimersi della liturgia mirava a rendere accessibili al popolo gli inestimabili tesori in essa racchiusi ( si batterono perché venisse introdotta la lingua volgare ).

La sensibilità liturgico-popolare dell'illuminismo cattolico opera in modo veramente moderno, in senso buono.

I salmi dei Vespri di Wessenberg ( rifacimento poetico ) sono stati usati, fino ad oggi, e con successo, come espressione di una genuina pietà popolare.

Dall'esteriorità di un culto sovraccarico di devozioni e di festività, bisognava ritornare energicamente all'essenziale, al culto di Dio ( § 104 ).

Infine, quel cristianesimo, nonostante l'affievolimento religioso e tutte le unilateralità, rivelò anche il suo valore nel fatto che non rimase parola vuota, ma si espresse in opere di carità.

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187 Il principe elettore di Colonia, Massimiliano Federico di Konigsegg-Rothenfek ( 1761-84 ) fondò nel 1777 l'università di Bonn, alla quale chiamò anche illuministi.
188 Nel 1731 aveva fondato l'ordine contemplativo delle suore redentoriste.
189 Proprio questa religiosità « generale » celava ovviamente dei gravi pericoli, in particolare il già ricordato relativismo di Lessing, la cui libertà dogmatica fu da lui stesso caratterizzata come conseguenza dei princìpi luterani.
190 Cfr., per esempio, il testamento di Heiligenstadt stilato da Beethoven: « Divinità, Tu vedi… Provvidenza, donami un unico giorno di pura gioia! ».