La storia della Chiesa

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§ 123. Unione fra Ortodossia e Roma

I. Introduzione

1. Che i singoli atti nei quali, nei secoli IX e X, si manifestò la divisione fra chiesa d'Oriente e chiesa d'Occidente fossero espressione di profondissime divergenze esistenti fra il modo di pensare e di agire orientali e occidentali, pensiamo - dopo aver dato uno sguardo generale alla storia della chiesa orientale - di comprenderlo assai meglio ora di quando ne abbiamo trattato la prima volta ( § 121, I, 1 ).

Non vanno certo minimizzate le insufficienze delle persone, sia in campo religioso sia in campo umano, le quali permisero questa scissione, la causarono e la proclamarono.

Ma queste insufficienze divennero virulente per il fatto che da ambo le parti erano ampiamente sostenute dalle caratteristiche di tutto l'« ambiente culturale ».

A ciò corrispose la caparbietà con la quale, nel corso dei secoli, i due partiti, ciascuno per proprio conto, proclamarono a più riprese il diritto alla separazione, approfondendo così tragicamente vieppiù lo scisma.

D'altra parte non era possibile che le chiese che annunciavano il Vangelo non riconoscessero quanto la loro scissione fosse in contrasto con la volontà del Fondatore.

Avvenne così che, subito dopo lo scisma, e poi a ritmo vario e con diversa intensità, come abbiamo già visto, si fecero tentativi per superare lo scisma.

Oggi siamo arrivati a un punto tale da legittimare speranze di riconciliazione dopo che la reciproca scomunica di Roma e di Costantinopoli è stata definitivamente cassata e ritirata.

A tale proposito va messo in evidenza un fatto di capitale importanza che, finora, ne da una parte ne dall'altra è stato sufficientemente considerato: nonostante tutta l'asprezza con la quale lo scisma fra chiesa orientale e occidentale dell'XI secolo fu proclamato sia dai latini sia dai greci, nonostante tutte le tensioni e le condanne che seguirono,332 lo scisma non fu mai definitivamente proclamato, o accettato come tale, da un concilio ecumenico.

È anche importante il fatto che la liturgia della chiesa orientale ha sempre pregato, ininterrottamente e molto più intensamente di quanto abbia fatto la chiesa occidentale, per l'unità della Chiesa.

2. Tuttavia si può dire che i vari tentativi per ricomporre l'unità furono intrapresi soprattutto da Roma, il cui universalismo, incomparabilmente maggiore, non è stato mai nazionalmente vincolato, così come è avvenuto per le chiese orientali.

Per quanto si possano criticare le crociate, esse fanno anche parte dei tentativi secolari dei papi di ricomporre l'unità.

Essi furono anche i promotori delle due grandi Unioni suaccennate.

Ma soprattutto nell'età moderna, allorché la frantumazione e la decadenza politica, poi il tramonto delle grandi potenze cattoliche, l'ascesa delle potenze protestanti e della Russia ortodossa sembrarono rendere utopistica l'idea di una unione, essi non si sono mai stancati di cercar la via che porta alla riconciliazione con la chiesa orientale.

3. Tutto ciò ben poco ha inciso nella realtà della scissione.

Molto, moltissimo si è arenato o addirittura spento nella reazione.

Coloro che sono rimasti uniti a Roma sono pochissimi, pur essendo di notevole importanza;333 d'altra parte, però, proprio essi possono apparire di ostacolo alla riunificazione.

È fuori dubbio che lo scisma per tutta l'età moderna è intimamente legato alla dimensione nazionale - mai da dimenticare - delle chiese orientali, quindi al loro legame con il potere politico che, più o meno, ebbe sempre un atteggiamento ostile nei confronti dell'Europa occidentale.

Congiunto a questo, ma molto più forte, è il sentimento antilatino straordinariamente profondo che, fino a poco tempo fa, ha dominato quasi completamente il cristianesimo orientale.

Abbiamo parlato spesso della crescente avversione verso i latini iniziata nel primo Medioevo.

È opportuno non dimenticare su quale ampia base essa poggia.

Nel processo della scissione, l'Oriente si considerò tradito nel suo antichissimo diritto, cioè nella dignità imperiale romana che continuava nel basileus: l'incoronazione dell'imperatore a Roma, nell'800, con tutte le sue conseguenze e soprattutto ciò che i greci considerarono un mostruoso sovvertimento del giusto ordine, ossia la fondazione in Oriente di un impero latino al tempo delle crociate, nascondono fonti tanto abissali di avversioni, di odio, di fraintendimenti e di paure, che sarà sempre necessario includerle nella esposizione storica, considerandole condeterminanti.

La profondità di questa tensione e avversione ci dice come i diversi tentativi di unione, già fatti, dovessero quasi necessariamente fallire.

Dietro questi tentativi non ci fu mai la totalità delle chiese orientali; ma, più ancora, era quasi impossibile prepararle spiritualmente a un simile passo. In fondo furono sempre singoli sovrani che, da Bisanzio, aspiravano a una riunificazione con le chiese d'Occidente; in essi però il movente vero e proprio era il calcolo e la finalità politica.

4. Ma come fu possibile che questa ostilità astiosa, carica di acredine, contro l'unione con Roma rimanesse e, anzi, si rafforzasse maggiormente nell'età moderna?

Perché, in epoche recentissime, le proposte di unione di Pio IX, Leone XIII, Pio XI, Pio XII furono bruscamente respinte, senza che dall'Oriente si facesse sentire la benché minima aspirazione alla riunificazione?

La risposta non può esser data così, sommariamente.

Abbiamo visto che la situazione della chiesa orientale è data dalla sua ripartizione in un numero enorme di chiese « locali » autonome.

Sono bensì raggruppate sotto una serie di patriarchi, ma un patriarca orientale non possiede tutti quei diritti sulla comunità dei suoi fedeli come li possiede il patriarca d'Occidente, il papa, sul suo patriarcato; nonostante quel certo primato di dignità del patriarca di Costantinopoli, hanno tutti, in sostanza, gli stessi diritti.

Viste dall'interno, si tratta di chiese nazionali nelle quali la gerarchia, certamente costitutiva, non possiede affatto quella autorità ben definita ( giuridicamente ), direttiva nei confronti del clero, dei monaci e del popolo, quale noi la conosciamo in Occidente.

Queste chiese possiedono una propria storia secolare nella gioia e nel dolore, nella lotta e nel martirio.

Questo conferisce loro una giustificata coscienza di sé.

D'altra parte, esse scorgono in certe azioni e in certi metodi della curia romana l'espressione di una delle forze che una volta causarono loro ingiustizie e patimenti e della quale perciò diffidano.

È da questa prospettiva che va visto il problema fondamentale della unione.

Lo approfondiremo più avanti.

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332 Il fatto che, nell'anno 1451 a Costantinopoli, abbia avuto luogo un'assemblea dei patriarchi orientali e abbia solennemente smentito l'Unione di Ferrata-Firenze, è dichiarato un falso da J. Gill nell'opera Thè Comici! of Florence ( Cambridge 1959 ). Secondo lui è vero soltanto che gli anti-unionisti ( ma senza i patriarchi orientali ), nel 1451, inviarono una lettera al papa, nella quale rifiutavano l'Unione e chiedevano nuove trattative.
333 Vedi a tale proposito sotto § 123, II, 3.