Summa Teologica - I

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Riassunto delle cinque vie

VI

18 - Le cinque prove esposte da S. Tommaso - e si potrebbe anche dire la prova, poiché in realtà esse formano una sola prova - partono da cinque aspetti essenziali della realtà, quale cade sotto la nostra immediata conoscenza; aspetti che non è possibile intendere perfettamente senza affermare l'esistenza di un principio supremo, che è ragione prima e fondamento della loro esistenza.

Le cose, infatti, che cadono sotto la nostra immediata percezione - oggetto quindi della nostra esperienza sia interna che esterna - e che l'intelletto tende a penetrare nella loro natura reale e profonda e nella loro ragion d'essere, presentano, considerate sotto i vari aspetti e di fronte alle diverse causalità, queste caratteristiche:

a) non sono immutabili, ma soggette a mutamento, tendono cioè al possesso della loro naturale perfezione acquistandola progressivamente: sono potenza che passa all'atto ( considerazione secondo la causalità materiale - 1a Via );

b) agiscono e reagiscono le une sulle altre, producendosi e conservandosi nell'essere une e le altre ( considerazione secondo la causalità efficiente - 2a Via );

c) non esistono necessariamente, ma possono essere e non essere; infatti cominciano ad esistere e cessano di esistere ( Considerazione secondo la causalità formale intrinseca - 3a Via );

d) sono multiformi e realizzano gradi diversi di perfezione, una maggiore dell'altra ( considerazione secondo la causalità formale estrinseca o causa esemplare - 4a Via );

e) infine nel loro mutarsi e nei loro agire non operano a caso, ma tendono a fini determinati, realizzando in sé e nell'universo l'ordine e la bellezza ( considerazione secondo la causa finale - 5a Via ). ( Cfr. per queste varie causalità il Diz. Tom. ).

Ora se si vuole dar ragione dell'esistenza delle cose e renderle intelligibili, sotto qualunque di questi aspetti o punti di vista si considerino, si è costretti a salire fino a un Primo e Incondizionato che tutti chiamano Dio.

Né solo il complesso delle cose, ma ogni singola cosa verifica in sé quelle proprietà, sicché anche da un solo frammento, per così dire, di realtà esistente, possono irraggiare le cinque vie, che conducono la mente a Dio.

19 - É merito di S. Tommaso l'aver trovato uno schema scientifico delle prove di Dio così vasto e completo, che abbraccia e include in sé ogni altra prova scientifica.

Le prove infatti, che si danno da altri autori - come quella, p. es., che parte dalle verità eterne esistenti nella nostra mente; quella che parte dalla legge morale stampata nel cuore dell'uomo; quella che considera l'origine della vita, della religione, ecc. - non è difficile vederle come particolari applicazioni delle prove tomiste, poiché il nerbo della loro forza consiste nel fatto che tali realtà non hanno in se stesse e nell'uomo la ragione o causa del loro essere; e perciò necessariamente devono averla in un altro essere, cioè in Dio.

Da profondo filosofo Tommaso si è attenuto alle cinque forme di cause che esprimono gli aspetti essenziali di tutte le cose soggette alla nostra esperienza, come di qualsiasi altra possibile, e dalle quali è legittimo partire per una completa intelligenza della realtà.

Questa intelligenza non si trova se non nel primo principio, che tutti intendiamo quando diciamo Dio.

All'Angelico importava - come teologo - stabilire metodicamente, per antitesi, un complesso di attributi divini che contengono in germe tutta la teodicea e possono per analogia illuminare a noi la stessa Rivelazione soprannaturale, giacché questa è fatta a noi per il tramite di nuove analogie, desunte anch'esse dalla natura creata.

S. Tommaso non dimentica, anzi ne fa un principio ricchissimo di applicazioni, che la grazia suppone la natura e sulla natura si modella, e sa che la prima manifestazione di Dio ( come la chiama S. Paolo, Rm 1,19 ) si ha per il tramite delle cose create, le cui essenze formano l'oggetto proprio della nostra mente

É questo soggetto di conoscenza proprio e connaturale, che ci deve per primo mettere in contatto con Dio; e Dio stesso non potrebbe fare a meno di seguire questa via nelle sue ulteriori manifestazioni, fino a che siamo pellegrini in terra, senza ricorrere al miracolo.

Egli i rivela perciò necessariamente in speculo et in in enigmate, cioè nell'ombra delle creature, « perché ogni nostra conoscenza trae origine dal senso », « e il raggio divino della verità non può risplendere su di noi altrimenti che attraverso la varietà dei santi veli » che sono lo cose create, secondo Dionigi, ( q. 1, a. 9 ).

Così il mondo, imperfetta ma reale manifestazione di Dio, ci porta ad affermarlo come Primo Motore, nel pieno immutabile possesso dì tutta la sua perfezione, senza potenzialità, senza cioè dover tendere in nessun modo ad essa e senza la possibilità di perderla ( 1a prova ); come Prima Causa efficiente incausata, sorreggente con la sua efficienza infinita tutte le efficienze, fonte eminente di tutte le attività ( 2a prova ); ci porta ad affermarlo semplicissimo e totalmente omogeneo in sé, senza distinzioni intrinseche di essenza e di esistenza, di attributi e di natura: pura essenza, pura esistenza, atto puro; necessariamente esistente ( 3a prova );

Causa esemplare unica, suprema, sommamente perfetta di tutte le cose, la cui maggiore o minore perfezione consiste nel grado di maggiore o minore vicinanza che hanno con lui ( 4a prova ); come Finalizzatore di tutte le cose, Intelligenza Suprema e Suprema Bontà, che tutto intende, nella comprensione di se stesso e tutto ordina, e attrae a sé ( 5a prova).

Questo complesso di attributi divini è preziosissimo nel patrimonio della nostra conoscenza.

Per avere una compiuta definizione reale della natura di Dio, quale si può ottenere da noi, basterà elaborarne sistematicamente e coerentemente il contenuto implicito ricchissimo.

Essi costituiscono nell'ordine della ricerca di questa ulteriore determinazione della natura di Dio ( come S. Tommaso documenta nelle questioni 3 e ss. della Somma ) il criterio decisivo di quanto si afferma o si nega di lui secondo ragione.

E si arriva al concetto più comprensivo che noi possiamo farci della Causa Prima: « L'essere per sé sussistente » - esse per se subsistens -; concetto che ci illumina poi a sua volta più intrinsecamente tutti gli attributi di Dio, manifestandoci la ragione intima del loro dover essere.

Questa nozione equivale a quella di S. Anselmo: « id quo maius cogitari non potest » ( l'ente di cui non si può pensare il più grande, Proslogiom, c. 1 ); ma la supera per precisione metafisica ( cfr. q. 3, a. 4; q. 13, a. 11 ).

E non è vero che per elaborare questo concetto S. Tommaso - come lo accusa Kant - lasci da parte le sue prove cosmologiche e teleologiche subito dopo il primo passo, e vada in traccia di meri concetti a priori con cui determinare, fuori della realtà, la causa necessaria, a cui portavano quelle prove ( cfr. Critica della Ragion Pura, trad. di G. Gentile e O. Lombardo Radice, II, pp. 133 ss. ).

Il concetto nuovo non è se non l'enucleazione realistica, analitica, dei concetti stessi di Motore Primo immobile, Causa Prima incausata, Ente necessario, massimamente perfetto, intelligenza suprema finalizzatrice, ai quali conducono le prove cosmologiche.

L'ente, che possiede tali attributi deve escludere da sé tutti i caratteri d'imperfezione che hanno le cose dell'universo e lo stesso universo nel suo insieme; escludere la composizione, la contingenza, la finitezza, la potenzialità.

Deve essere l'ente realissimo - id quo maius cogitari non potest - includente tutte le perfezioni senza limiti.

E poiché dire perfezione è dire essere, Egli necessariamente è « l'Essere sussistente - Esse subsistens ».

Ma questo concetto, ben lungi dall'essere il nerbus probandi, come pretende Kant ( ivi ), è il termine a cui arriva la mente, procedendo nella penetrazione di quegli attributi senza che nulla di soggettivo, o di a priori, immetta nella sua sintesi, camminando su terreno reale e sodo; giacché reale è il mondo da cui si è partiti, reale quindi ne è la causa, e reale è conseguentemente la perfezione che necessariamente la costituisce come causa del mondo ( cfr. q. 12 a. 12 ).

Le critiche di Kant provengono dal concettualismo, che è la sua dottrina gnoseologica; ma non mordono il realistico processo tomista, se non supponendo vera quella errata dottrina.

20 - Questa essenziale esclusiva proprietà di Dio - Essere per sé sussistente - illumina, lontano lontano, le tesi principali della teologia tomista; giacché S. Tommaso se ne servirà per provare la necessità che ogni ente sia creato da Dio, non esclusa la materia prima ( I, q. 44, aa. 1, 2 ), e la totale dipendenza da lui di tutti gli enti creati, non esclusa la libera volontà dell'uomo; poiché, essendo ogni creatura ente per partecipazione, è impossibile che possa non dipendere dall' Essere per essenza.

Questi, perciò, tutto conosce nella sua essenza e causalità; la sua scienza è scienza di artefice, causatrice dello cose ( I, q. 14, a. 8 ), non presuppone a sé nessun ente reale o logico; non dipende assolutamente da nessuno, ma ogni cosa dipende assolutamente e totalmente da lui.

E creatore di tutto l'essere delle cose, prima Causa in ogni genere di causalità, tranne la causalità materiale e la forma intrinseca, perché egli non può entrare in composizione con nessuna cosa, essendo atto puro ( cfr. q. 3, a. 8 ); muove ogni cosa al suo fine ( I, q. 22; q. 103 ); è causa prima anche del nostro conoscere e del nostro volere ( I, q. 105., aa. 3-5. ); predestina l'uomo gratuitamente; e sono doni suoi anche i meriti che l'uomo realmente acquista con la sua grazia ( I, q. 23, a. 5. ); la sua mozione e la sua grazia sono efficaci, pur nel muovere la libera volontà, di per se stesse, non per dipendenza da qualsiasi atto della creatura ( cfr. I, q. 22, aa. 2, 4; q. 23, a. 6; q. 103, aa. 7, 8 ).

E questo appunto perché è la prima Causa Incausata, la prima Intelligenza sempre in atto dì intellezione, l'Essere sussistente.

Prima della sua azione creatrice non vi può essere cosa alcuna; solo dopo di lui, per dipendenza da lui, esiste ogni essere partecipato, il quale persiste nell'esistenza e opera unicamente perché sospeso alla sua azione conservatrice e motrice ( I, q. 104, q. 105. ).

Tutte queste tesi, e altre molte nella dottrina di S. Tommaso, sono connesse e contenute in quel concetto fondamentale di Dio, come conseguenze implicite nel loro principio.

Si potranno forse mettere in discussione tali dottrine in se stesse, ma non il fatto della loro stretta coerenza coi principi della teologia tomistica; la quale si muove in un processo razionale meravigliosamente concatenato, non per mezzo di sillogismi, solo formalmente costruiti, ma per nessi reali, imposti dall'essere.

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