Summa Teologica - I

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Articolo 12 - Se in questa vita possiamo conoscere Dio con la ragione naturale

Infra, q. 32, a. 1; q. 86, a. 2, ad 1; In 1 Sent., d. 3, q. 1, a. 1; In 3 Sent., d. 27, q. 3, a. 1; C. G., IV, c. 1; In De Trin., q. 1, a. 2; In Rom., c. 1, lect. 6

Pare che con la ragione naturale non possiamo, in questa vita, conoscere Dio.

Infatti:

1. Dice Boezio [ De consol. 5, pr. 4 ] che « la ragione non afferra le forme semplici ».

Ma Dio è una forma supremamente semplice, come si è già dimostrato [ q. 3, a. 7 ].

Quindi la ragione naturale è impotente a raggiungerne la conoscenza.

2. Come insegna Aristotele [ De anima 3,7 ], l'anima con la ragione naturale nulla intende senza una rappresentazione della fantasia.

Ma noi non possiamo avere di Dio un'immagine fantastica, essendo egli incorporeo.

Quindi con la ragione naturale non possiamo conoscere Dio.

3. La conoscenza che si ha mediante la ragione naturale deve essere comune ai buoni e ai cattivi, come è comune anche la natura.

Ma la conoscenza di Dio appartiene solo ai buoni: dice infatti S. Agostino [ De Trin. 1,2.4 ]: « L'acume della mente umana non può fissarsi in così eccellente luce se non è purificata dalla giustizia della fede ».

Quindi Dio è inconoscibile alla ragione naturale.

In contrario:

S. Paolo [ parlando dei gentili ] [ Rm 1,19 ] afferma che « ciò che si può conoscere di Dio è loro manifesto », cioè quello che di Dio è conoscibile mediante il lume della ragione.

Dimostrazione:

La nostra conoscenza naturale trae origine dal senso, e quindi si estende fin dove può essere condotta come per mano dalle realtà sensibili.

Ora, mediante le realtà sensibili il nostro intelletto non può giungere sino al punto di vedere l'essenza divina, poiché le creature sensibili sono effetti di Dio che non adeguano la potenza della loro causa.

Quindi mediante la conoscenza delle realtà sensibili non si può avere la piena conoscenza della potenza di Dio, e per ciò stesso neppure quella della sua essenza.

Ma siccome tali realtà sono effetti dipendenti dalla loro causa, ne segue che per mezzo di esse possiamo essere condotti sino a conoscere di Dio se esista, e a conoscere altresì ciò che a lui conviene necessariamente come alla causa prima di tutte le cose, eccedente tutti i suoi effetti.

Quindi noi conosciamo di Dio la sua relazione con le creature, che cioè egli è la causa di tutte, e la differenza esistente tra queste e lui, che cioè egli non è nulla di quanto è causato da lui; e che ciò va escluso da lui non già perché egli sia mancante di qualcosa, ma perché tutto supera.

Analisi delle obiezioni:

1. La ragione non può raggiungere una forma semplice sino a conoscere che cosa essa sia; può tuttavia conoscerla sapendo almeno che esiste.

2. Con la ragione naturale Dio è conosciuto mediante le immagini forniteci dai suoi effetti.

3. Conoscere Dio per essenza appartiene esclusivamente ai buoni, perché è dovuto alla grazia, ma la conoscenza che di lui si può avere con la ragione naturale può competere ai buoni e ai cattivi.

Quindi S. Agostino nel libro delle Ritrattazioni [ 1,4 ] scrive: « Non approvo ciò che dissi in una mia preghiera [ Solil. 1,1 ]: « O Dio, che hai voluto che solo i puri conoscessero la verità »: infatti mi si può rispondere che molti che non sono puri conoscono molte verità »; le conoscono cioè con il lume della ragione.

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