Summa Teologica - I

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Articolo 5 - Se alla volontà divina si possa assegnare una causa

In 1 Sent., d. 41, q. 1, a. 3; C. G., I, cc. 86, 87; III, c. 97; De Verit., q. 6, a. 2; q. 23, a. 1, ad 3; a. 6, ad 6; In Ephes., c. 1, lect. 1

Pare che alla volontà divina si possa assegnare una causa.

Infatti:

1. S. Agostino [ Lib. LXXXIII quaest. 46 ] si domanda: « Chi oserebbe affermare che Dio ha creato tutte le cose senza ragione? ».

Ora, per una causa volontaria ciò che forma la ragione dell'operare è anche causa del volere.

Quindi la volontà di Dio ha una causa.

2. Alle cose che vengono compiute da un volente senza causa alcuna non c'è da assegnare altra causa all'infuori della volontà del volente.

Ma noi abbiamo dimostrato [ a. prec. ] che la volontà di Dio è la causa di tutte le cose.

Se dunque non esiste una causa del volere di Dio non ci sarà bisogno di cercare in tutte le realtà naturali altra causa che la divina volontà.

E così tutte le scienze diventerebbero inutili, dato che esse mirano a trovare le cause di determinati effetti: ma ciò è assurdo.

Bisogna perciò assegnare alla volontà di Dio una qualche causa.

3. Un effetto prodotto da un volente senza alcuna causa dipende unicamente dalla sua volontà.

Se dunque la volontà di Dio non ha causa alcuna, ne segue che tutto ciò che avviene dipende dalla sua semplice volontà e non ha altre cause.

Ma ciò è assurdo.

In contrario:

Dice S. Agostino [ Lib. LXXXIII quaest. 28 ]: « Ogni causa efficiente è maggiore di ciò che produce; ma non vi è nulla di più grande della volontà di Dio: non è dunque il caso di ricercarne la causa ».

Dimostrazione:

La volontà di Dio in nessun modo può avere una causa.

Per chiarire ciò si osservi che, essendo la volontà connessa intimamente con l'intelletto, c'è un parallelismo nell'assegnare una causa per il volere e per l'intendere.

Ora, per l'intelletto succede che se esso intende separatamente il principio e separatamente la conclusione, allora l'intelligenza del principio causa la scienza della conclusione.

Se però l'intelletto vedesse la conclusione nello stesso principio, abbracciando con un solo sguardo l'una e l'altro, allora la scienza della conclusione non sarebbe causata in esso dall'intelligenza dei principi, poiché un medesima cosa non può essere causa di se stessa.

Nondimeno [ l'intelletto ] intenderebbe che i principi [ logicamente ] sono causa delle conclusioni.

E altrettanto si può dire della volontà, nella cui operazione si verifica che il fine sta ai mezzi come i principi stanno alle conclusioni nell'attività dell'intelligenza.

Se quindi uno con un atto vuole il fine e con un altro i mezzi, per lui il volere il fine sarà la causa per cui vuole i mezzi.

Non sarà però così se con un solo atto vuole sia il fine che i mezzi per conseguirlo: poiché una medesima cosa non può essere causa di se stessa.

Nondimeno sarà vero affermare che vuole i mezzi subordinati al fine.

Ora Dio, come con un solo atto intende tutte le cose nella sua essenza, così con un solo atto vuole tutte le cose nella sua bontà.

Come quindi in Dio l'intendere una causa [ o un principio ] non produce l'intelligenza degli effetti, poiché egli conosce gli effetti nella causa, così il volere il fine non causa in lui la volizione dei mezzi, pur volendo egli che i mezzi [ secondo la loro natura ] siano subordinati al fine.

Vuole dunque che questa cosa sia per quest'altra, ma non vuole l'una a causa dell'altra.

Analisi delle obiezioni:

1. La volontà di Dio è razionale non perché qualcosa determini Dio a volere, ma in quanto egli vuole che una cosa sia per un'altra.

2. Siccome Dio, per conservare l'ordine nel mondo, vuole che gli effetti si producano in maniera da derivare da cause determinate, non è inutile ricercare altre cause, presupposta però la volontà di Dio.

Tuttavia sarebbe certamente vano se si cercassero altre cause come se fossero prime e indipendenti dalla divina volontà.

E in questo senso S. Agostino [ De Trin. 3,2.7 ] dice: « Piacque alla vanità dei filosofi di attribuire ad altre cause gli effetti contingenti, assolutamente incapaci com'erano di scorgere una causa superiore a tutte le altre, cioè la volontà di Dio ».

3. Poiché Dio vuole la dipendenza degli effetti dalle cause, un effetto che presuppone un altro effetto non dipende dalla sola volontà di Dio, ma anche da un'altra causa.

Invece gli effetti primari dipendono dalla sola volontà di Dio.

Come se dicessimo che Dio ha voluto che l'uomo avesse le mani perché servissero alla sua intelligenza nel compiere le diverse opere, e ha voluto che avesse l'intelletto perché fosse uomo, e ha voluto che fosse uomo perché godesse di Dio medesimo, o perché fosse a compimento dell'universo.

Ma queste ultime finalità non possono rapportarsi ulteriormente ad altri scopi creati.

Quindi esse dipendono dalla semplice volontà di Dio: tutto il resto invece dipende anche dal concatenamento delle altre cause.

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