Summa Teologica - I

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Articolo 2 - Se il male si trovi nelle cose

Supra, q. 22, a. 2, ad 2; In 1 Sent., d. 46, a. 3; In 2 Sent., d. 34, q. 1, a. 1; C. G., III, c. 71; De Pot., q. 3, a. 6, ad 4; Comp. Theol., c. 142; In Div. Nom., c. 4, lect. 16

Pare che il male non si trovi nelle cose [ cioè nella realtà ].

Infatti:

1. Tutto ciò che si trova nelle cose è ente, oppure privazione di qualche entità, cioè non-ente.

Ora, Dionigi [ De div. nom. 4 ] afferma che il male è lontano dall'esistente, ed è anche più lontano dal non esistente.

Quindi il male non si trova in nessuna maniera nelle cose.

2. Ente e cosa sono termini equivalenti.

Se quindi il male esiste come ente nelle cose ne segue che il male è una realtà positiva.

Ma ciò è contro quanto abbiamo dimostrato [ a. 1 ].

3. Come « più bianca », al dire di Aristotele [ Topic. 3,5 ], « è quella cosa che ha minore mescolanza di nero », così migliore sarà quella che ha minore mescolanza di male.

Siccome dunque Dio, più ancora che la natura, produce sempre l'effetto migliore, nelle cose create da Dio non si trova male alcuno.

In contrario:

In base a questo [ modo di ragionare ] bisognerebbe eliminare le proibizioni e le pene: tutte cose che riguardano solo il male.

Dimostrazione:

La perfezione dell'universo, come si è già detto [ q. 47, a. 2 ], esige che nelle cose vi siano delle disuguaglianze, affinché si attuino tutte le gradazioni della bontà.

Vi è dunque un primo grado di bontà secondo il quale una data cosa è così buona da non poter mai avere deficienze.

Vi è poi un secondo grado di bontà per cui una cosa è buona, in maniera però da poter avere deficienze nel bene.

E queste disuguaglianze si riscontrano anche nell'essere: infatti ci sono delle cose che non possono perdere il proprio essere, come le realtà incorporee, e ce ne sono altre che lo possono perdere, come le realtà materiali.

Ora, come la perfezione dell'universo richiede che ci siano enti non solo incorruttibili, ma anche corruttibili, così quella stessa perfezione richiede che ci siano delle cose che possono subire deficienze nel bene; e da ciò deriva che di fatto alcune deficienze si verifichino.

Ora, in questo appunto consiste l'essenza del male, cioè nel fatto che una cosa subisce una deficienza di bene.

È chiaro quindi che il male si trova nelle cose come [ vi si trova ] la corruzione: infatti la stessa corruzione non è che uno dei tanti mali.

Analisi delle obiezioni:

1. Il male è ugualmente lontano dall'ente vero e proprio e dal non-ente: poiché non è una qualità e neppure una semplice negazione, ma è una privazione.

2. Come dice Aristotele [ Met. 5,7 ], il termine ente viene preso in due diversi significati.

Primo, in quanto esprime la realtà delle cose, e si divide nei dieci predicamenti: e così equivale al termine cosa.

E in questo senso nessuna privazione è un ente: quindi neppure il male.

Si usa poi il termine ente in un secondo significato, per indicare la verità di una proposizione, che consiste nell'unione [ di due termini ] espressa dal verbo è: e questa è l'entità che risponde [ in modo affermativo ] alla domanda se [ una cosa qualsiasi ] è o non è.

E in questo senso diciamo che nell'occhio c'è la cecità, o qualsiasi altra privazione.

E così anche il male può essere detto ente.

- Per non aver conosciuto questa distinzione alcuni, considerando che certi esseri vengono detti cattivi, oppure che si afferma l'esistenza del male nelle cose, credettero che il male fosse un'entità positiva.

3. Dio, come la natura e qualsiasi altro agente, fanno ciò che è meglio per il tutto, non ciò che è meglio per ciascuna parte, se non in ordine al tutto, come si è detto sopra [ q. 47, a. 2, ad 1 ].

Ora, quel tutto che è l'universo creato è cosa migliore e più perfetta se vi si trovano degli esseri che possono subire una minorazione di bontà e che, non impedendolo Dio, effettivamente talora la subiscono: sia perché non è compito della provvidenza distruggere la natura, ma custodirla, come osserva Dionigi [ De div. nom. 4,33 ], e la natura delle cose porta precisamente a questo: che quanto può venir meno, talora venga meno realmente; sia anche perché, come dice S. Agostino [ Enchir. 11 ], Dio è così potente da saper trarre il bene anche dal male.

Per cui si eliminerebbero molte cose buone se Dio non permettesse l'esistenza di alcun male.

Infatti non si produrrebbe il fuoco se non si corrompesse l'aria; né si conserverebbe la vita del leone se non ci fosse l'uccisione dell'asino; e neppure si potrebbe lodare la giustizia punitiva, né la longanime pazienza [ dei martiri ], se non ci fosse l'iniquità.

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