Summa Teologica - I

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Articolo 3 - Se il male si trovi nel bene

Supra, q. 17, a. 4, ad 2; In 2 Sent., d. 34, q. 1, a. 4; C. G., III, c. 11; De Malo, q. 1, a. 2; Comp. Theol., c. 118

Pare che il male non si trovi nel bene.

Infatti:

1. Tutti i beni sono delle realtà esistenti.

Invece Dionigi [ De div. nom. 4,33 ] afferma che il male « non è esistente, e neppure si trova nelle realtà esistenti ».

Quindi il male non si trova nel bene.

2. Il male non è un ente, mentre il bene è un ente.

Ma il non-ente non ha bisogno di un ente in cui venir ricevuto come in un soggetto per esistere.

Quindi neppure il male richiede di trovarsi nel bene.

3. Un contrario non è il soggetto dell'altro.

Ma il bene e il male sono contrari.

Quindi il male non si trova nel bene.

4. La cosa in cui si trova come in un soggetto la bianchezza si dice che è bianca.

Quindi anche la cosa in cui si trova il male è cattiva.

Se dunque il male si trova nel bene, ne segue che il bene è cattivo, contro ciò che dice Isaia [ Is 5,20 ]: « Guai a coloro che chiamano bene il male e male il bene ».

In contrario:

S. Agostino [ Enchir. 14 ] afferma che il male non si trova che nel bene.

Dimostrazione:

Come abbiamo spiegato [ a. 1 ], il male comporta una carenza di bene.

Ma non ogni mancanza di bene è detta male: poiché la carenza di bene può essere presa come privazione o come negazione.

Ora, l'assenza del bene presa come negazione non riveste l'aspetto di male: altrimenti se ne dovrebbe dedurre che una cosa che non esiste affatto sarebbe un male; e ancora che qualsiasi cosa sarebbe cattiva, dal momento che non ha il bene di un'altra, in modo che l'uomo sarebbe cattivo perché non ha la velocità del capriolo, o la forza del leone.

Invece si chiama male la carenza del bene che si presenta come privazione: allo stesso modo in cui chiamiamo cecità la privazione della vista.

Ora, la privazione e la forma [ positiva corrispondente ] hanno un identico soggetto, cioè l'ente potenziale: sia esso del tutto potenziale come la materia prima, che è il soggetto della forma sostanziale e dell'opposta privazione, sia un ente potenziale sotto un certo aspetto e attuale in senso assoluto, come un corpo diafano [ p. es. l'aria ], soggetto delle tenebre e della luce.

Ora, è evidente che la forma, dalla quale dipende l'attualità di una cosa, è una perfezione e un bene: per cui ogni ente in atto è un certo bene.

E similmente ogni ente in potenza, in quanto tale, è un certo bene, essendo ordinato al bene.

Come infatti è ente in potenza, così è anche bene in potenza.

Quindi rimane provato che il bene è il soggetto in cui si trova il male.

Analisi delle obiezioni:

1. Dionigi vuol dire che il male non si trova nelle cose esistenti come parte, o come proprietà dovuta per natura a qualche realtà esistente.

2. Il non-ente preso in senso puramente negativo non richiede un soggetto, ma la privazione è una negazione in un soggetto, come dice Aristotele [ Met. 4,2 ]; ora, il male è un non-ente di questo genere.

3. Il male non ha per soggetto precisamente quel bene che è il suo contrario, ma qualche altro bene: come il soggetto della cecità non è la vista, ma l'animale.

- Tuttavia può parere, come dice S. Agostino [ Enchir. 14 ], che qui venga meno quella regola di logica secondo la quale « i contrari non possono stare insieme ».

Ora, l'asserzione è giusta se viene riferita al bene e al male presi nella loro accezione comune, ma non [ lo è ] se riguarda in particolare questo bene e questo male.

Infatti il bianco e il nero, il dolce e l'amaro e altri simili contrari sono considerati soltanto come realtà particolari, poiché li troviamo entro determinati generi.

Ma il bene abbraccia tutti i generi: e così un dato bene può stare insieme con la privazione di un bene di altro genere.

4. Il Profeta rivolge il suo « guai » a coloro che chiamano male ciò che è bene in quanto è bene.

Ma ciò non segue dalle premesse, come è evidente in base alle spiegazioni date [ nel corpo ].

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