Summa Teologica - I

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Articolo 2 - Se tutti questi giorni formino un giorno solo

In 2 Sent., d. 12, q. 1, aa. 2, 3; De Verit., q. 8, a. 16; De Pot., q. 4, a. 2; In Hebr., c. 4, lect. 1

Pare che tutti questi giorni formino un giorno solo.

Infatti:

1. Sta scritto [ Gen 2,4s ]: « Queste sono le origini del cielo e della terra, quando vennero creati.

Nel giorno in cui il Signore Dio fece la terra e il cielo, nessun cespuglio campestre era sulla terra ».

È dunque unico il giorno nel quale egli fece « la terra, il cielo e ogni cespuglio campestre ».

Ma il cielo e la terra furono fatti nel primo giorno, o meglio, prima di ogni giorno, mentre le piante del campo furono fatte il terzo giorno.

Quindi il primo giorno e il terzo sono un giorno solo; e lo stesso si dica di tutti gli altri giorni.

2. Sta scritto [ Sir 18,1 ]: « Colui che vive in eterno creò insieme tutte le cose ».

Ma ciò non sarebbe vero se fossero molti i giorni di queste opere, poiché più giorni non sono simultanei tra loro.

Quindi i giorni in questione non sono molti, ma uno solo.

3. Dio cessò nel giorno settimo dal fare qualsiasi opera nuova.

Ma se [ è vero che ] quel giorno è distinto dagli altri, ne viene che quel giorno non l'ha fatto [ Dio ].

Il che è inammissibile.

4. Dio compì l'opera assegnata a ciascun giorno istantaneamente, tanto che per ognuna di esse sta scritto: « Disse … e fu fatto ».

Ma se avesse riservato l'opera seguente a un altro giorno ne verrebbe che nella parte residua di quel giorno avrebbe cessato di operare: e così sarebbe stato [ un giorno ] superfluo.

Quindi il giorno dell'opera seguente non è distinto da quello della precedente.

In contrario:

Sta scritto [ Gen 1 ]: « E fu sera e mattina: secondo giorno », e poi « terzo giorno » e via di seguito.

Ma non si può parlare di un secondo e di un terzo se fosse stato un giorno solo.

Quindi non si ebbe un giorno unico.

Dimostrazione:

Su tale problema S. Agostino [ De Gen. ad litt. 4, cc, 26,33; 5, cc. 3, 23; De civ. Dei 11,9; Dial. LXV quaest. 26 ] dissente dagli altri esegeti perché ritiene che i cosiddetti sette giorni non siano che un unico giorno, nel quale il soggetto [ della narrazione ] è presentato in sette quadri.

- Invece gli altri interpreti pensano che furono veramente sette giorni distinti, e non uno soltanto.

Ora, se badiamo al senso letterale della Genesi, le due opinioni hanno una grande diversità.

Infatti per S. Agostino la parola giorno significa la conoscenza avvenuta nella mente degli angeli: così il primo giorno sarebbe la conoscenza della prima opera divina, il secondo della seconda, e così di seguito.

Ed egli dice che ciascuna opera fu fatta in un dato giorno nel senso che Dio non produsse cosa alcuna nella natura senza imprimerla anche nella mente degli angeli.

Ora, questa può intendere simultaneamente molte cose, specialmente nel Verbo, in cui si perfeziona e termina tutta la conoscenza degli angeli.

E così si distingue un giorno dall'altro in base all'ordine naturale delle cose conosciute, e non secondo il succedersi delle conoscenze o della genesi delle cose.

E in realtà la conoscenza degli angeli può essere detta giorno in senso proprio poiché la luce, che è causa del giorno, si ritrova propriamente nel mondo spirituale, sempre secondo S. Agostino [ De Gen. ad litt. 4,28.45 ].

- Gli altri invece pensano che questi giorni stiano a indicare una successione di giorni nel tempo, e insieme una successione nella genesi delle cose.

Tuttavia la differenza fra le due opinioni non è poi tanto grande se esse vengono riferite al modo in cui furono prodotte le cose.

E ciò in base ai due punti emersi dalla diversa interpretazione di S. Agostino e degli altri che sopra abbiamo nominato.

Primo, perché S. Agostino ritiene che la terra e l'acqua, create da principio, non sono altro che la materia corporea totalmente informe: cosicché la produzione del firmamento, la raccolta delle acque e l'emersione della terra asciutta significano per lui l'impressione delle forme nella materia corporea.

Invece gli altri Santi [ Dottori ] pensano che la terra e l'acqua, create in principio, siano gli stessi elementi del mondo esistenti sotto le proprie forme: per cui le opere seguenti non sarebbero altro che il processo di distinzione avveratosi nei corpi già esistenti, come si è visto [ q. 69, a. 1 ].

- Secondo, quanto alla produzione delle piante e degli animali troviamo questa differenza: tutti gli altri li ritengono prodotti realmente nei sei giorni, mentre S. Agostino sta per una produzione potenziale.

Dal fatto dunque che S. Agostino considera le opere dei sei giorni compiute simultaneamente deriva che unico è il modo della loro produzione.

Infatti per ambedue le opinioni col primo atto creativo la materia venne a trovarsi sotto le forme sostanziali degli elementi: e sia per l'una che per l'altra non ci furono allora animali e piante allo stato attuale.

- Restano però quattro differenze.

Secondo gli altri Santi, dopo la prima produzione del creato vi fu un tempo in cui non esisteva la luce; uno in cui non c'era un firmamento formato; uno in cui la terra era totalmente coperta dalle acque e un altro ancora, e siamo al quarto giorno, nel quale gli astri del cielo non erano ancora formati.

Spiegazione che non è necessaria nella tesi di S. Agostino.

Non volendo dunque pregiudicare nessuna delle due sentenze, risponderemo ai rispettivi argomenti [ esposti nelle obiezioni ].

Analisi delle obiezioni:

1. Nel giorno in cui creò il cielo e la terra Dio creò pure tutte le piante del campo non di fatto, ma « prima che fossero sulla terra », cioè allo stato potenziale.

Genere di produzione che S. Agostino [ De Gen. ad litt. 5,5.12; 8,3.6 ] assegna al terzo giorno; gli altri interpreti invece [ lo fanno risalire ] al primo atto creativo.

2. Dio creò insieme tutte le cose quanto alla loro sostanza, che in un certo modo era [ allora ] informe.

La creazione non fu però simultanea quanto alla formazione, che si compì mediante l'opera di distinzione e di abbellimento.

Per cui viene usato appositamente il termine creazione.

3. Nel settimo giorno Dio cessò dal fare opere nuove, ma non cessò dal moltiplicare alcune di esse.

E in quest'opera di moltiplicazione rientra anche il fatto che dopo il primo giorno ve ne siano altri che gli succedono.

4. Il fatto che tutte le opere non furono subito distinte e ornate non dipende dall'impotenza di Dio, quasi che egli avesse bisogno di tempo per operare, ma è per la conservazione dell'ordine nella creazione.

Era quindi necessario che ai diversi stati dell'universo corrispondessero giorni diversi.

Ma ogni opera successiva aggiungeva sempre un nuovo stato di perfezione all'universo.

5. [S. c.]. Stando alla tesi di S. Agostino [ De Gen. ad litt. 4, cc. 34,35; 5,5.12 ], la serie dei giorni va riferita all'ordine di natura esistente tra le opere assegnate ai vari giorni.

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