Summa Teologica - I

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Articolo 2 - Se l'anima sia venuta all'esistenza per creazione

Infra, q. 118, a. 2; In 2 Sent., d. 1, q. 1, a. 4; C. G., II, c. 87; De Verit., q. 27, a. 3, ad 9; De Pot., q. 3, a. 9; De Spir. Creat., a. 2, ad 8; Quodl., 9, q. 5, a. 1; Comp. Theol., c. 93

Pare che l'anima non sia venuta all'esistenza per creazione.

Infatti:

1. Ciò che ha in sé qualcosa di materiale viene tratto dalla materia.

Ma l'anima ha qualcosa di materiale, non essendo atto puro.

Quindi l'anima è stata tratta dalla materia.

Quindi non è stata creata.

2. L'atto di una determinata materia è sempre tratto dalla potenza della materia: essendo infatti la materia la potenza all'atto rispettivo, ogni atto dovrà esistere potenzialmente nella materia stessa.

Ma l'anima è l'atto della materia del nostro corpo, come risulta dalla sua definizione [ cf. De anima 2,1 ].

Quindi l'anima viene tratta dalla potenza della materia.

3. L'anima è una forma.

Se dunque l'anima fosse prodotta per creazione, anche le altre forme dovrebbero esserlo ugualmente.

E così nessuna forma verrebbe all'esistenza per generazione.

Il che è inammissibile.

In contrario:

Sta scritto [ Gen 1,27 ]: « Dio creò l'uomo a sua immagine ».

Ma l'uomo è immagine di Dio quanto all'anima.

Quindi l'anima è venuta all'esistenza per creazione.

Dimostrazione:

L'anima razionale può essere prodotta solo per creazione; il che non si verifica per le altre forme.

Ed eccone la ragione.

Essendo il processo produttivo la via che porta all'esistenza, a una cosa dovrà attribuirsi il divenire nel modo stesso in cui le si attribuisce l'essere.

Ora, si dice propriamente che esiste ciò che possiede l'esistenza in modo da sussistere in se medesimo: per cui le sole sostanze si dicono propriamente e veramente enti.

L'accidente invece non possiede l'essere, ma è ciò mediante cui qualcosa possiede l'essere, ed è chiamato ente in questo senso: la bianchezza, p. es., è detta ente perché per mezzo di essa alcune cose sono bianche.

E per questo motivo Aristotele [ Met. 7,1 ] scrive che l'accidente è « più dell'ente che ente ».

E questa è pure la condizione di tutte le altre forme non sussistenti.

Quindi il divenire non compete in senso proprio ad alcuna forma non sussistente, ma si dice che tali forme sono prodotte in quanto vengono prodotti i rispettivi composti sussistenti.

- Ora, l'anima razionale è una forma sussistente, come si è dimostrato [ q. 75, a. 2 ], per cui le compete in senso proprio tanto l'essere quanto il divenire.

Dato quindi che non può derivare da una materia preesistente né corporea, perché sarebbe allora di natura corporea, né spirituale, perché in tal caso le sostanze spirituali si trasmuterebbero le une nelle altre, è necessario concludere che viene prodotta solo per creazione.

Analisi delle obiezioni:

1. Nell'anima l'elemento materiale è l'essenza semplice della medesima, mentre l'elemento formale è l'esistenza partecipata: e questa accompagna necessariamente l'essenza dell'anima, dato che l'esistenza è essenzialmente annessa alla forma.

- E si avrebbe la stessa conseguenza se si ritenesse, come pensano alcuni, che l'anima è composta di una qualche materia spirituale.

Infatti una tale materia non dovrebbe essere in potenza ad altre forme, come neppure la materia dei corpi celesti: altrimenti l'anima sarebbe corruttibile.

Quindi in nessun modo l'anima può essere prodotta da una materia preesistente.

2. Dire che l'atto viene tratto dalla potenza della materia significa soltanto che un essere, che prima era in potenza, in seguito diviene attuale.

Ora, siccome l'essere dell'anima intellettiva non dipende dalla materia corporea, ma è sussistente e oltrepassa la virtualità della materia corporea, come si è già spiegato [ q. 75, a. 2 ], per questo l'anima non può essere tratta dalla potenza della materia.

3. Abbiamo già spiegato [ nel corpo ] che il caso dell'anima intellettiva è diverso da quello delle altre forme.

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