Summa Teologica - I

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Articolo 4 - Se nello stato di innocenza l'uomo avrebbe avuto un dominio sugli altri uomini

Supra, q. 92, a. 1, ad 2; In 2 Sent., d. 44, q. 1, a. 3

Pare che nello stato di innocenza l'uomo non avrebbe avuto un dominio sugli altri uomini.

Infatti:

1. Dice S. Agostino [ De civ. Dei 19,15 ]: « Dio volle che l'uomo razionale, fatto a sua immagine, non dominasse che sugli esseri irrazionali: non l'uomo sull'uomo, ma l'uomo sugli animali ».

2. Nello stato di innocenza non ci potevano essere le condizioni dovute come pena del peccato.

Ora, la subordinazione di un uomo all'altro fu una pena conseguente al peccato: fu detto infatti alla donna dopo il peccato [ Gen 3,16 ]: « Egli ti dominerà ».

Quindi nello stato di innocenza nessun uomo era sottoposto all'altro.

3. La sottomissione si oppone alla libertà.

Ma la libertà è uno dei beni principali, che non poteva mancare nello stato di innocenza, quando « non mancava nulla di tutto ciò che una volontà retta avrebbe potuto desiderare », come dice S. Agostino [ De civ. Dei 14,10 ].

Quindi nello stato di innocenza nessun uomo esercitava un dominio sugli altri uomini.

In contrario:

La condizione degli uomini nello stato di innocenza non era superiore a quella degli angeli.

Ora, tra gli angeli ve ne sono alcuni che hanno un dominio sugli altri; anzi, c'è persino un ordine detto delle Dominazioni.

Dunque il dominio di un uomo sull'altro non pregiudica la nobiltà dello stato di innocenza.

Dimostrazione:

Il termine dominio può essere preso in due sensi.

Primo, come contrapposto alla schiavitù: e in questo senso si dice dominus [ ossia padrone ] colui che tiene altri sotto di sé come schiavi.

Secondo, nel significato più comune che si riferisce a una sudditanza qualsiasi: e in questo senso si può chiamare dominus anche chi ha l'ufficio di governare e di dirigere delle persone libere.

Prendendo dunque il termine nel primo significato nessun uomo nello stato di innocenza avrebbe dominato su altri uomini; stando invece al secondo significato, un uomo avrebbe potuto avere il dominio su altri.

E la ragione sta in questo, che mentre « chi è libero è causa di se stesso », come dice il Filosofo [ Met. 1,2 ], lo schiavo è subordinato ad altri.

Quindi uno viene dominato come servo quando viene subordinato all'altrui utilità.

E siccome ciascuno desidera il proprio bene, e per conseguenza si rattrista per dover cedere ad altri quel bene che dovrebbe essere suo, ne viene che un tale dominio non è senza pena per i sottoposti.

Quindi nello stato di innocenza non ci sarebbe stata questa specie di dominio di un uomo sugli altri uomini.

Invece uno è sottoposto al dominio di un altro come persona libera quando quest'ultimo lo indirizza al suo bene, oppure al bene comune.

E tale dominio di un uomo sull'altro si sarebbe verificato anche nello stato di innocenza, per due motivi.

Primo, perché l'uomo è per natura un animale socievole: quindi gli uomini nello stato di innocenza sarebbero vissuti in società.

Ma non può esserci vita sociale in una moltitudine senza il comando di uno, il quale abbia di mira il bene comune: poiché di per sé una pluralità di persone ha di mira una pluralità di scopi, mentre un individuo mira a uno scopo unico.

Quindi il Filosofo [ Polit. 1,2 ] insegna che in ogni pluralità di cose dirette a un fine se ne trova sempre una che ha la funzione direttiva e principale.

- Secondo, ammesso che un uomo avesse avuto sugli altri una preminenza nel sapere o nella santità, sarebbe stato poco conveniente che non adoperasse queste sue doti in vantaggio degli altri, conformemente al passo della Scrittura [ 1 Pt 4,10 ]: « Ognuno di voi ponga al servizio degli altri la grazia ricevuta ».

Quindi S. Agostino [ De civ. Dei 19, cc. 14, 15 ] dice che «i giusti comandano non per ambizione di dominio, ma per il dovere di prendere a cuore [il bene altrui]: poiché questo è l'ordine prescritto dalla natura, e così Dio ha creato l'uomo». Sono così risolte tutte le obiezioni, che si basano sul primo significato del termine dominio.

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