Summa Teologica - I

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Articolo 2 - Se la materia corporea obbedisca al cenno degli angeli

Supra, q. 65, a. 4; q. 91, a. 2; C. G., III, c. 103; De Pot., q. 6, a. 3; De Malo, q. 16, a. 9; Quodl., 9, q. 4, a. 5; In Gal., c. 3, lect. 1

Pare che la materia corporea obbedisca al cenno degli angeli.

Infatti:

1. È maggiore il potere dell'angelo che il potere dell'anima.

Ma la materia corporea obbedisce prontamente ai moti intellettivi dell'anima: infatti in virtù di certi moti dell'anima il corpo umano subisce trasmutazioni, scaldandosi o raffreddandosi, e qualche volta perfino guarendo o ammalandosi.

Tanto più dunque la materia corporea potrà subire trasmutazioni in virtù dei moti intellettivi dell'angelo.

2. Una virtù superiore è in grado di compiere tutto ciò di cui è capace una virtù inferiore.

Ora, la virtù dell'angelo è superiore a quella dei corpi.

Ma i corpi con la loro virtù sono in grado di portare la materia corporea a una nuova forma: come quando, p. es., il fuoco genera altro fuoco.

Molto più agevole sarà dunque per la virtù degli angeli portare la materia a una nuova.

3. Tutto il mondo corporeo è governato per mezzo degli angeli, come si è detto [ a. 1 ]: i corpi quindi, in rapporto agli angeli, sono come tanti strumenti, poiché diciamo strumento una cosa che muove in quanto mossa.

Ora, negli effetti si riscontra qualcosa che è dovuto alla virtù degli agenti principali e che non può dipendere dalla virtù dello strumento: e si tratta di ciò che è principale nell'effetto.

Come p. es. la digestione degli alimenti si compie per virtù del calore naturale, che è lo strumento dell'anima nutritiva, ma la generazione della carne viva [ mediante quel calore ] è dovuta solo alla virtù dell'anima.

Parimenti il taglio del legno dipende dalla sega, ma che si giunga così a ottenere la forma di un letto dipende dall'arte.

Quindi la forma sostanziale, che è la realtà principale nei fenomeni corporei, proviene dalla virtù degli angeli.

La materia perciò obbedisce agli angeli quanto alla ricezione della forma.

In contrario:

Dichiara S. Agostino [ De Trin. 3,8.13 ]: « Non è da credere che questa materia delle realtà visibili obbedisca a un cenno di questi angeli trasgressori, ma a Dio solo ».

Dimostrazione:

I Platonici sostenevano che le forme esistenti nella materia sono causate da forme immateriali, poiché ritenevano che le forme materiali fossero partecipazioni di quelle immateriali.

Avicenna [ Met. 9,5 ] li seguì in parte, dicendo che tutte le forme esistenti nella materia procedono dai concetti di un'Intelligenza, e che le cause fisiche hanno solo la funzione di disporre [ la materia ] alle nuove forme.

Ora, l'errore di costoro pare derivato dall'avere essi ritenuto la forma una realtà fattibile per se stessa, per derivazione da una causa formale.

Invece, come dimostra il Filosofo [ Met. 7, cc. 8,9 ], ciò che propriamente è fatto è il composto: poiché esso soltanto, a tutto rigore, è una realtà sussistente.

Invece la forma viene detta ente non perché essa stessa abbia l'esistenza, ma perché è un principio mediante il quale una data cosa esiste: quindi non è la forma che propriamente viene prodotta o diviene, poiché viene prodotta soltanto la cosa a cui appartiene l'essere, e il divenire non è che la via all'essere.

È evidente d'altra parte che le cose prodotte devono avere una somiglianza con la propria causa, poiché ogni agente produce un essere consimile.

Quindi la causa produttrice delle realtà materiali deve avere una somiglianza col composto: o perché è essa stessa un composto, come nel caso del fuoco che genera il fuoco, o perché tutto il composto prodotto, sia quanto alla forma sia quanto alla materia, è contenuto nella sua virtù: prerogativa questa esclusiva di Dio.

Da cui segue che ogni produzione di nuove forme nella materia proviene o immediatamente da Dio, o da un agente corporeo; mai invece immediatamente da un angelo.

Analisi delle obiezioni:

1. La nostra anima è unita al corpo quale sua forma: non c'è quindi da stupirsi se il corpo subisce trasformazioni in forza dei moti intellettivi dell'anima; tanto più che i moti dell'appetito sensitivo, che avvengono con una certa trasmutazione fisica, sono soggetti al comando della ragione.

Ma non è di tal genere il rapporto dell'angelo con i corpi.

Quindi l'obiezione non regge.

2. Una virtù superiore può tutto ciò di cui è capace una virtù inferiore, non però nell'identico modo, ma in maniera più eminente: come l'intelletto conosce gli oggetti sensibili in modo più eminente dei sensi.

E così l'angelo trasmuta la materia corporea in maniera più nobile delle cause materiali, cioè muovendo le stesse cause materiali quale causa superiore.

3. Nulla impedisce che per virtù degli angeli si operino nel mondo fisico certi fenomeni che gli agenti naturali non sarebbero mai in grado di produrre da sé.

Ma ciò non significa che la materia corporea obbedisca a un cenno degli angeli, come non si potrebbe dire che la materia obbedisce al cenno del cuoco quando questi si serve del fuoco per cuocere le vivande, moderandolo con arte, come il fuoco da sé non potrebbe fare: infatti portare la materia all'atto della forma sostanziale non supera le capacità degli agenti corporei, dato che ogni agente è fatto per produrre effetti a sé consimili.

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