Summa Teologica - I-II

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Articolo 2 - Se la conoscenza sia causa dell'amore

II-II, q. 26, a. 2, ad 1; In 1 Sent., d. 15, q. 4, a. 1, ad 3

Pare che la conoscenza non sia causa dell'amore.

Infatti:

1. La ricerca di una cosa dipende dall'amore per essa.

Ma alcune cose vengono cercate senza essere conosciute, come le scienze: infatti, come scrive S. Agostino [ Lib. LXXXIII quaest. 35 ], nel loro caso « è la stessa cosa averle e conoscerle »: se quindi fossero conosciute sarebbero possedute, e non sarebbero cercate.

Quindi la conoscenza non causa l'amore.

2. È sostanzialmente la stessa cosa amare ciò che non si conosce e amare più di quanto si conosce.

Ma alcune cose sono amate più di quanto sono conosciute: come Dio, il quale nella vita presente può essere amato per se stesso, mentre non può essere conosciuto per se stesso.

Quindi la conoscenza non è causa dell'amore.

3. Se la conoscenza fosse causa dell'amore, dove manca la conoscenza non ci potrebbe essere l'amore.

Invece, come scrive Dionigi [ De div. nom. 4 ], l'amore si trova in tutte le cose, mentre non in tutte si trova la conoscenza.

Quindi la conoscenza non è causa dell'amore.

In contrario:

S. Agostino [ De Trin. 10, cc. 1,2 ] dimostra che « nessuno può amare ciò che ignora ».

Dimostrazione:

Il bene è causa dell'amore in qualità di oggetto, come si è visto [ a. prec. ].

Ora, il bene non è oggetto dell'appetito se non mediante la conoscenza.

Quindi l'amore richiede una percezione del bene amato.

Per cui il Filosofo [ Ethic. 9, cc. 5,12 ] scrive che la visione corporea è il principio dell'amore sensitivo.

E così la contemplazione della bellezza e della bontà spirituale è il principio dell'amore spirituale.

Quindi la conoscenza è causa dell'amore allo stesso titolo del bene, il quale non può essere amato senza essere conosciuto.

Analisi delle obiezioni:

1. Chi cerca la scienza non la ignora completamente, ma già in qualche modo la conosce, o in generale oppure in qualche suo effetto; o anche, come dice S. Agostino [ De Trin. 10, cc. 1,2 ], perché la sente lodare.

Ora, conoscerla così non significa possederla come quando la si conosce perfettamente.

2. La perfezione della conoscenza richiede più cose che la perfezione dell'amore.

Infatti la conoscenza appartiene alla ragione, che ha la funzione di distinguere cose realmente unite fra di loro, e di unire in qualche modo cose diverse, confrontandole l'una all'altra.

Quindi per la conoscenza perfetta si richiede che uno conosca singolarmente quanto si trova in una cosa, come le parti, le capacità e le proprietà.

L'amore invece risiede nella facoltà appetitiva, che ha per oggetto la cosa come è in se stessa.

Quindi a rendere perfetto l'amore basta che si ami in se stessa la cosa conosciuta.

E per questo capita che si ami una cosa più di quanto la si conosca: poiché una cosa può essere amata perfettamente anche se è imperfettamente conosciuta.

Il che appare soprattutto nel caso delle scienze, che sono amate da alcuni per una qualche sommaria conoscenza che ne possiedono: sapendo, p. es., che la retorica è una scienza mediante la quale si riesce a persuadere, amano la retorica.

E lo stesso si dica a proposito dell'amore di Dio.

3. Anche l'amore naturale, presente in tutte le cose, viene causato da una qualche conoscenza; la quale però, come si è detto [ q. 26, a. 1 ], non si trova negli esseri naturali medesimi, bensì in colui che è l'istitutore della natura.

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