Summa Teologica - I-II

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Articolo 2 - Se una virtù possa risiedere in più di una potenza

Infra, q. 60, a. 5; In 4 Sent., d. 14, q. 1, a. 3, sol. 1; De Verit., q. 14, a. 4, ad 7

Pare che una virtù possa risiedere in due potenze.

Infatti:

1. Gli abiti sono conosciuti mediante i loro atti.

Ma un atto può derivare in modo diverso da diverse potenze: come il camminare deriva dalla ragione che dirige, dalla volontà che muove e dalla potenza locomotiva che esegue.

Quindi un abito virtuoso può risiedere in diverse potenze.

2. Il Filosofo [ Ethic. 2,4 ] insegna che per la virtù si richiedono tre cose, cioè « sapere », « volere » e « operare con fermezza ».

Ma sapere spetta all'intelletto, volere invece alla volontà.

Quindi una virtù si può trovare in più di una potenza.

3. La prudenza risiede nella ragione essendo, come dice Aristotele [ Ethic. 6,5 ], « la retta ragione dell'agire ».

Ma si trova pure nella volontà: poiché, come nota il medesimo [ ib., c. 12 ], essa è incompatibile con una volontà perversa.

Perciò una virtù può risiedere in due potenze.

In contrario:

La virtù ha come sede, o soggetto, qualche potenza dell'anima.

Ma il medesimo accidente non può risiedere in più soggetti.

Quindi una virtù non può trovarsi in più di una potenza dell'anima.

Dimostrazione:

La presenza di una qualità in due soggetti può essere concepita in due modi.

Primo, a parità di condizioni nell'uno e nell'altro.

E in questo modo è impossibile che una virtù si trovi in due potenze, poiché la distinzione delle potenze viene desunta dalle differenze generiche degli oggetti, mentre la distinzione degli abiti da quelle specifiche: se quindi c'è una distinzione di potenze ci sarà pure una distinzione di abiti, sebbene non sia vero l'inverso.

Secondo, una qualità può trovarsi in due o più soggetti non a parità di condizioni, ma secondo un certo ordine.

E allora una virtù può appartenere a più di una potenza, così da trovarsi in una di esse in maniera principale, e nelle altre per estensione o come predisposizione, secondo la mozione che una potenza esercita sull'altra, e per il fatto che l'una riceve qualcosa dall'altra.

Analisi delle obiezioni:

1. Il medesimo atto non può appartenere a potenze diverse a parità di condizioni, ma lo può secondo ragioni diverse e secondo un ordine differente.

2. Il sapere è un prerequisito della virtù morale in quanto una virtù morale agisce secondo la retta ragione.

Ma essenzialmente la virtù morale consiste in un fatto appetitivo.

3. Sostanzialmente, come vedremo [ a. 3; q. 57, a. 4 ], la prudenza risiede nella ragione, ma presuppone quale suo principio la rettitudine della volontà.

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