Summa Teologica - I-II

Indice

Articolo 4 - Se la prudenza sia una virtù distinta dall'arte

II-II, q. 47, a. 4, ad 2; a. 5; De Virt., q. 1, a. 12; In 6 Ethic., lect. 4

Pare che la prudenza non sia una virtù distinta dall'arte.

Infatti:

1. L'arte è la retta norma dell'operare.

Ma la diversità dei generi delle opere da compiere non può far sì che qualcosa cessi di essere un'arte: esistono infatti arti diverse per opere molto diverse.

Perciò, essendo anche la prudenza una retta norma dell'operare, sembra che anch'essa debba considerarsi un'arte.

2. La prudenza è più affine all'arte degli abiti speculativi: infatti anch'essa, come dice Aristotele [ Ethic. 6,6 ], « ha per oggetto i contingenti ».

Ma alcuni abiti speculativi sono denominati arti.

Quindi a maggior ragione deve dirsi arte la prudenza.

3. « Alla prudenza spetta la bontà del deliberare », dice il Filosofo [ Ethic. 6,5 ].

Ma egli nota pure [ Ethic. 3,3 ] che anche in alcune arti le deliberazioni non mancano: p. es. nell'arte militare, nell'arte del governo e nell'arte medica.

Quindi la prudenza non si distingue dall'arte.

In contrario:

Il Filosofo [ Ethic. 6, cc. 3,5 ] distingue la prudenza dall'arte.

Dimostrazione:

Dove si riscontrano ragioni diverse delle virtù è necessario che le virtù siano distinte.

Ma abbiamo detto sopra [ a. 1; q. 56, a. 3 ] che alcuni abiti si presentano come virtù per il solo fatto che conferiscono la capacità di compiere bene un'opera, altri invece per il fatto che danno non solo tale capacità, ma anche il buon uso di essa.

Ora, l'arte conferisce la sola capacità di compiere bene un'opera: poiché non interessa l'appetito [ o volontà ].

Invece la prudenza non dà soltanto la capacità di ben operare, ma ne dona anche il buon uso: essa infatti interessa l'appetito, poiché presuppone la sua rettitudine.

E il motivo di ciò sta nel fatto che l'arte è « la retta ragione delle cose da farsi », mentre la prudenza è « la retta ragione delle azioni da compiersi ».

Ora, come ricorda Aristotele [ Met. 9,8 ], c'è differenza tra fare e agire, poiché il fare è un atto [ transitivo ] che passa su oggetti esterni, come fabbricare, segare e così via, mentre l'agire è un atto [ intransitivo ] che rimane nell'agente medesimo, come vedere, volere e simili.

Perciò la prudenza sta alle azioni umane suddette, che costituiscono l'uso delle potenze e degli abiti, come l'arte sta alle operazioni esterne: poiché l'una e l'altra sono la perfetta ragione rispetto alle cose a cui si riferiscono.

Ora, la perfezione o rettitudine della ragione in campo speculativo dipende dai princìpi dai quali la ragione argomenta: infatti abbiamo notato [ a. 2, ad 2 ] che la scienza presuppone l'intelletto, cioè l'abito dei [ primi ] princìpi, e da esso dipende.

Ma le funzioni che i princìpi svolgono in campo speculativo nell'agire umano spettano ai fini, come nota Aristotele [ Ethic. 7,8 ].

Perciò la prudenza, che è la retta ragione delle azioni da compiersi, richiede che l'uomo sia ben disposto rispetto ai suoi fini: e ciò si ottiene mediante la rettitudine della sua volontà.

E così la prudenza presuppone le virtù morali che rendono buona la volontà.

Invece nelle opere dell'arte la bontà non appartiene alla volontà umana, ma alle stesse opere dell'arte: per cui l'arte non presuppone una volontà retta.

Ed è per questo che l'artefice che sbaglia volontariamente è più apprezzato dell'artefice che sbaglia senza volerlo: poiché la bontà del volere è essenziale alla prudenza, mentre non lo è per l'arte.

- Così dunque risulta chiaro che la prudenza è una virtù distinta dall'arte.

Analisi delle obiezioni:

1. I vari generi dei prodotti dell'arte sono tutti esterni all'uomo: essi perciò non costituiscono una differenza nella nozione di virtù.

Invece la prudenza è la retta norma degli stessi atti umani, e quindi implica una variazione nell'ambito della virtù, come si è spiegato [ nel corpo ].

2. La prudenza è affine all'arte più degli abiti speculativi sia per il soggetto che per la materia di cui si occupa: infatti l'una e l'altra risiedono nella parte opinativa dell'anima, e si occupano di fatti contingenti.

Ma quanto alla nozione di virtù l'arte è più affine agli abiti speculativi che alla prudenza, come è evidente dalle spiegazioni date [ nel corpo e nell' a. 3 ].

3. La prudenza porta a ben deliberare intorno a ciò che interessa tutta la vita di un uomo, e al fine ultimo della vita umana.

Invece in alcune arti interviene la deliberazione in ordine a cose riguardanti i fini particolari di tali arti.

Per cui alcuni, in quanto sono adatti a ben deliberare in cose di guerra o di navigazione, sono detti prudenti come capitani e piloti, ma non prudenti in senso assoluto: tali sono invece coloro che sono atti a ben deliberare in cose che interessano tutta la vita.

Indice