Summa Teologica - II-II

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Articolo 5 - Se la prudenza sia una virtù specificamente distinta

In 3 Sent., d. 9, q. 1, a. 1, sol. 2; d. 33, q. 1, a. 1, sol. 2; q. 2, a. 1, sol. 3, ad 2

Pare che la prudenza non sia una virtù specificamente distinta.

Infatti:

1. Nessuna virtù specifica può trovarsi nella definizione generica della virtù.

Ma la prudenza si trova nella definizione generica della virtù: poiché in Aristotele [ Ethic. 2,6 ] si legge che la virtù « è un abito elettivo consistente nel giusto mezzo definito rispetto a noi dalla ragione, come l'uomo saggio lo determinerebbe ».

D'altra parte la retta ragione è determinata in base alla prudenza, stando allo stesso Aristotele [ Ethic. 6,13 ].

Quindi la prudenza non è una virtù specificamente distinta.

2. Il Filosofo [ l. cit. ] insegna che « la virtù morale ci fa tendere al fine, mentre la prudenza ci fa usare i mezzi per conseguirlo ».

Ma in qualsiasi virtù si devono usare dei mezzi per raggiungere il fine.

Perciò la prudenza si riscontra in qualsiasi virtù.

Quindi non è una virtù specifica.

3. Una virtù specifica ha un oggetto specifico.

Ma la prudenza non ha un oggetto specifico essendo essa, secondo Aristotele [ Ethic. 6,5 ], la retta ragione delle azioni da compiere; e d'altra parte gli atti di tutte le virtù sono azioni da compiere.

Quindi la prudenza non è una virtù specifica.

In contrario:

Sta il fatto che la prudenza è ben distinta ed enumerata tra le altre virtù: si legge infatti della Sapienza [ Sap 8,7 ] che « essa insegna la temperanza e la prudenza, la giustizia e la fortezza ».

Dimostrazione:

Gli abiti e gli atti, come si è già visto [ I, q. 77, a. 3; I-II, q. 1, a. 3; q. 18, a. 2; q. 54, a. 2 ], ricevono la loro specie dall'oggetto.

Perciò è necessario che l'abito al quale corrisponde un oggetto specificamente distinto sia un abito specificamente distinto: e se è buono, si tratta di una virtù specifica.

Ora, un oggetto specifico non viene indicato in base alla sua considerazione materiale, ma piuttosto in base al suo aspetto formale, come si è detto in precedenza [ I-II, q. 54, a. 2; ad 1 ]: infatti una medesima cosa può interessare l'atto di molti abiti, e anche di molte potenze, sotto aspetti diversi.

Ora, per la diversità delle potenze si richiede una diversità di oggetti maggiore che per la diversità degli abiti: poiché in una potenza ci possono essere più abiti, come sopra [ I-II, q. 54, a. 1 ] si è spiegato.

Perciò una diversità di oggetti formali che distingue le potenze a maggior ragione distingue gli abiti.

Si deve quindi concludere che la prudenza, avendo sede nella ragione, come si è visto [ a. 1 ], è distinta dalle altre virtù intellettuali secondo la diversità materiale degli oggetti.

Infatti la sapienza, la scienza e l'intelletto riguardano il necessario, mentre l'arte e la prudenza hanno per oggetto la realtà contingente: l'arte però si occupa delle cose da produrre, che si attuano nella materia esterna, come la casa, il coltello e simili, mentre la prudenza si occupa delle azioni da compiere, che si attuano nell'agente medesimo, come sopra [ I-II, q. 57, a. 4 ] si è visto.

Invece la prudenza si distingue dalle virtù morali in base alla ragione formale delle rispettive potenze: cioè della potenza intellettiva, in cui risiede la prudenza, e della potenza appetitiva, in cui risiedono le virtù morali.

Per cui è evidente che la prudenza è una virtù speciale, distinta da tutte le altre.

Analisi delle obiezioni:

1. Quella definizione non è riferita alla virtù in genere, ma alla virtù morale.

E nella definizione di quest'ultima è giusto ricordare quella virtù intellettuale, ossia la prudenza, che ha in comune con essa la materia: poiché come il soggetto della virtù morale è qualcosa che partecipa della ragione, così la virtù morale ha ragione di virtù in quanto partecipa di una virtù intellettuale.

2. L'argomento dimostra che la prudenza influisce su tutte le virtù e coopera con esse.

Ma ciò non basta per dimostrare che non è una virtù speciale: poiché nulla impedisce che in un dato genere di cose vi sia una specie che in qualche modo influisce su tutte le specie dello stesso genere: come il sole influisce in qualche modo su tutti i corpi.

3. Le azioni da compiere sono materia della prudenza in quanto sono oggetto della ragione, cioè sotto l'aspetto del vero.

Sono invece materia delle virtù morali in quanto sono oggetto della potenza appetitiva, cioè sotto l'aspetto del bene.

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