Summa Teologica - I-II

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Articolo 1 - Se esista solo una virtù morale

In 3 Sent., d. 33, q. 1, a. 1, sol. 1

Pare che esista solo una virtù morale.

Infatti:

1. Nelle azioni morali come la direzione spetta alla ragione, che è la sede delle virtù intellettuali, così l'inclinazione spetta alla parte appetitiva, che è la sede delle virtù morali.

a la virtù intellettuale che ha la direzione in tutte le azioni morali è una sola, cioè la prudenza.

Perciò deve essere una sola anche la virtù morale che in tutti gli atti morali dà l'inclinazione.

2. Gli abiti non sono distinti secondo l'oggetto materiale, ma secondo la ragione formale dell'oggetto.

Ora, la ragione formale di bene a cui è ordinata la virtù morale è una sola, cioè la misura data dalla ragione.

Quindi la virtù morale è una soltanto.

3. Le entità di ordine morale ricevono la specie dal fine, come si disse [ q. 1, a. 3 ].

Ma il fine comune di tutte le virtù morali è unico, cioè la felicità, mentre i fini immediati sono infiniti.

Ora, le virtù morali non sono infinite.

Quindi sembra che ve ne sia una soltanto.

In contrario:

Secondo le spiegazioni date [ q. 56, a. 2 ], un abito non può risiedere in potenze diverse.

Ma la sede delle virtù morali è la parte appetitiva dell'anima, che si suddivide in potenze diverse, come si disse nella Prima Parte [ q. 80, a. 2; q. 81, a. 2 ].

Quindi le virtù morali non possono ridursi a una soltanto.

Dimostrazione:

Le virtù morali sono abiti della parte appetitiva, come si è visto [ q. 58, aa. 1,2,3 ].

Ora, gli abiti differiscono specificamente secondo le differenze specifiche dei loro oggetti, come si è già dimostrato [ q. 54, a. 2 ].

D'altra parte la specie dell'oggetto appetibile, come anche di qualsiasi altra cosa, viene desunta dalla forma specifica, che deriva dalla causa agente.

Si deve però considerare che la materia del soggetto paziente può comportarsi in due modi rispetto all'agente.

Talora infatti ne riceve la forma secondo la stessa natura esistente nella causa agente: come avviene in tutti gli agenti univoci.

E in tal caso, se l'agente è specificamente unico, la materia dovrà necessariamente ricevere la forma di un'unica specie: come dal fuoco non viene generato univocamente se non un soggetto costituito nella specie del fuoco.

- Altre volte, invece, la materia non riceve la forma dell'agente secondo la sua medesima natura: come è evidente nei casi di generazione non univoca, p. es. quando un animale viene generato dal sole.

In questi casi dunque le forme che la materia riceve da un medesimo agente non sono di un'unica specie, ma sono diverse secondo la diversa disposizione della materia a ricevere l'influsso della causa agente: come vediamo che in seguito all'unica azione del sole vengono generati dalla putredine animali di specie diversa, secondo la diversa disposizione della materia.

Ora, è evidente che in campo morale chi muove e comanda è la ragione, mentre le facoltà appetitive sono mosse e comandate.

L'appetito però non riceve l'impulso della ragione in maniera univoca: poiché non diviene razionale per essenza, ma per partecipazione, come afferma Aristotele [ Ethic. 1,13 ].

Per cui le realtà appetibili secondo la mozione della ragione vengono a costituirsi nelle varie specie secondo il loro diverso rapporto con la ragione.

E così accade che le virtù morali siano specificamente diverse, e non una soltanto.

Analisi delle obiezioni:

1. L'oggetto della ragione è il vero.

Ora, in tutte le entità di ordine morale, che sono entità contingenti e operabili, non c'è che un'unica ragione di vero.

Per cui in esse non c'è che un'unica virtù direttiva, che è la prudenza.

- Invece l'oggetto delle facoltà appetitive è il bene appetibile, la cui formalità è diversa secondo il diverso rapporto con la ragione che regola l'appetito.

2. Tale oggetto formale ha un'unità di genere, basata sull'unità della causa agente, ma si suddivide in varie specie secondo i diversi rapporti di ciò che ne riceve l'influsso, come si è spiegato [ nel corpo ].

3. Le entità di ordine morale non ricevono la loro specie dal fine ultimo, ma dai fini immediati: i quali però non sono infiniti specificamente, sebbene lo siano numericamente.

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