Summa Teologica - I-II

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Articolo 2 - Se la legge nuova abbia ordinato in maniera adeguata gli atti esterni

Pare che la legge nuova abbia ordinato in maniera insufficiente gli atti esterni.

Infatti:

1. Alla legge nuova spetta principalmente la fede operante per mezzo della carità, secondo le parole di S. Paolo [ Gal 5,6 ]: « In Cristo Gesù non è la circoncisione che conta o la non circoncisione, ma la fede che opera per mezzo della carità ».

Ora, la legge nuova esplicitò dei dogmi che erano impliciti nella legge antica, come il dogma della Trinità.

Quindi doveva aggiungere anche qualche atto esterno di ordine morale che nella legge antica era indeterminato.

2. Nella legge antica non furono istituiti solo dei sacramenti, ma anche delle cose sacre, come sopra [ q. 101, a. 4; q. 102, a. 4 ] si è detto.

Invece nella legge nuova, pur trovandosi l'istituzione di certi sacramenti, non si trova che il Signore abbia istituito delle cose sacre, relative p. es. alla consacrazione dei templi o dei vasi sacri, oppure alla celebrazione delle feste.

Perciò la legge nuova ha ordinato in modo insufficiente gli atti esterni.

3. Nell'antica legge, come c'erano osservanze relative ai ministri di Dio, così pure c'erano osservanze che riguardavano il popolo, come si è visto sopra [ q. 101, a. 4; q. 102, a. 6 ] trattando delle cerimonie dell'antica legge.

Ora, nella legge nuova ci sono delle osservanze imposte ai ministri di Dio, come è evidente da quel passo di S. Matteo [ Mt 10,9 ]: « Non procuratevi oro, né argento, né danaro », ecc.; e dai passi analoghi di S. Luca [ Lc 9-10 ].

Quindi nella legge nuova si dovevano istituire anche delle osservanze riguardanti il popolo cristiano.

4. Nell'antica legge, oltre ai precetti morali e cerimoniali, ce n'erano anche di giudiziali.

Invece nella legge nuova non si trova alcun precetto giudiziale.

Quindi la legge nuova non ha ordinato in maniera adeguata le opere esterne.

In contrario:

Il Signore [ Mt 7,24 ] afferma: « Chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia ».

Ora, il saggio costruttore non trascura nulla di quanto è necessario all'edificio.

Quindi dalla parola di Cristo è stabilito in maniera adeguata quanto riguarda la salvezza umana.

Dimostrazione:

Come si è già spiegato [ a. prec. ], la legge nuova doveva comandare o proibire, tra gli atti esterni, soltanto quelli che ci procurano la grazia, o che sono strettamente richiesti per il suo retto uso.

E poiché non possiamo conseguire la grazia da noi stessi, ma solo per mezzo di Cristo, il Signore medesimo istituì i sacramenti che ce la procurano: cioè il battesimo, l'eucaristia, l'ordine dei ministri della legge nuova, mediante l'istituzione degli Apostoli e dei settantadue discepoli, la penitenza e il matrimonio indissolubile.

Promise inoltre la confermazione mediante la discesa dello Spirito Santo.

E si legge nel Vangelo [ Mc 6,13 ] che per suo comando gli Apostoli guarivano gli infermi ungendoli con l'olio.

E questi sono i sacramenti della legge nuova.

D'altra parte il retto uso della grazia consiste nelle opere della carità.

Ora queste, in quanto sono atti indispensabili alla virtù, appartengono ai precetti morali, inculcati già nell'antica legge.

Quindi da questo lato la legge nuova non doveva aggiungere nulla all'antica riguardo agli atti esterni.

- Invece la determinazione di questi atti in ordine al culto di Dio apparteneva ai precetti cerimoniali della legge, mentre in ordine al prossimo apparteneva ai precetti giudiziali, come si è visto sopra [ q. 99, a. 4 ].

Queste determinazioni dunque non sono indispensabili di per sé alla grazia interiore, che è il costitutivo della legge nuova; e così non cadono sotto i suoi precetti, ma sono lasciate all'arbitrio dell'uomo: alcune all'arbitrio dei sudditi, cioè quelle che riguardano i singoli; altre invece, cioè quelle che riguardano il bene comune, all'arbitrio dei superiori, sia laici che ecclesiastici.

Perciò la legge nuova, con i suoi comandi o le sue proibizioni, non doveva determinare alcun'altra azione esterna all'infuori dei sacramenti e dei precetti morali essenzialmente legati alla nozione di virtù, come non uccidere, non rubare, e altri comandamenti del genere.

Analisi delle obiezioni:

1. I dogmi di fede sorpassano la ragione umana, per cui non possiamo raggiungerli che mediante la grazia.

Al sopraggiungere quindi di una grazia più abbondante era giusto che venissero esplicitate molteplici verità da credere.

Invece alle opere della virtù noi siamo guidati dalla ragione naturale, che è la regola dell'agire umano, come si è visto sopra [ q. 19, a. 3; q. 63, a. 2 ].

Non era quindi necessario aggiungere qualcosa ai precetti morali della legge, che sono dettati anche dalla ragione.

2. Nei sacramenti della legge nuova viene data la grazia, che deriva solo da Cristo: perciò era necessario che essi fossero da lui istituiti.

Invece nell'ambito delle cose sacre, p. es. nella consacrazione di un tempio o di un altare, o in altre cose del genere, o anche nella celebrazione delle feste, non viene data la grazia.

E così il Signore lasciò ai suoi fedeli il potere di determinare tali cose di loro arbitrio, non essendo esse necessariamente collegate con la grazia interiore.

3. Il Signore diede questi comandi agli Apostoli non come osservanze cerimoniali, ma come norme morali.

E di essi possiamo dare due spiegazioni.

Primo, stando a S. Agostino [ De cons. Evang. 2,30.70 ], essi non sarebbero comandi, ma concessioni.

Cioè egli concedeva loro di poter affrontare il compito della predicazione senza bisaccia, senza bastone ecc., in quanto avevano la facoltà di ricevere il necessario alla vita da parte di coloro a cui predicavano; aggiunge infatti: « L'operaio ha diritto al suo nutrimento ».

Perciò non pecca, ma fa un'opera supererogatoria chi nella predicazione porta con sé di che vivere, senza ricevere un compenso da coloro a cui predica: così come fece S. Paolo [ 1 Cor 9,4ss ].

Secondo, stando ad altri Santi Padri, si può pensare che agli Apostoli siano state date delle norme provvisorie per il tempo in cui furono mandati a predicare nella Giudea prima della passione di Cristo.

Infatti allora i discepoli, essendo come dei bambini alla scuola di Cristo, avevano bisogno di ricevere da lui speciali ordinamenti, come i sudditi dai loro prelati: specialmente perché avevano bisogno di imparare a deporre ogni sollecitudine delle realtà temporali, rendendosi così idonei a predicare il Vangelo in tutto il mondo.

E non fa meraviglia che Cristo abbia istituito un certo determinato modo di vivere mentre ancora durava lo stato dell'antica legge, e i discepoli non avevano ancora conseguito la perfetta libertà dello Spirito.

Ma queste norme egli le abrogò nell'imminenza della passione, essendo ormai i discepoli già abbastanza esercitati in esse.

Infatti in S. Luca [ Lc 22,35s ] si legge: « Quando vi ho mandato senza borsa, né bisaccia, né sandali, vi è forse mancato qualcosa? Risposero: Nulla.

Ed egli soggiunse: Ma ora chi ha una borsa la prenda, e così una bisaccia ».

Allora infatti era prossimo il tempo della perfetta libertà, nel quale dovevano essere lasciati completamente al loro arbitrio in ciò che non è necessariamente connesso con la virtù.

4. I precetti giudiziali, considerati in se stessi, non sono necessariamente connessi con la virtù nelle loro determinazioni particolari, ma solo sotto l'aspetto generale del giusto.

Perciò il Signore lasciò la facoltà di disporre dei precetti giudiziali a coloro che avrebbero avuto la cura spirituale e temporale degli altri.

Volle però spiegare alcune cose riguardanti i precetti giudiziali dell'antica legge a motivo delle false interpretazioni dei Farisei, come vedremo in seguito [ a. seg., ad 2 ].

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