Summa Teologica - I-II

Indice

Articolo 4 - Se sia possibile determinare una ragione plausibile delle cerimonie relative alle cose sacre

In Coloss., c. 2, lect. 4; In Hebr., c. 9, lect. 1

Pare che non sia possibile determinare una ragione plausibile delle cerimonie dell'antica legge relative alle cose sacre.

Infatti:

1. S. Paolo [ At 17,24 ] ha affermato: « Il Dio che ha fatto il mondo e tutto ciò che contiene, che è Signore del cielo e della terra, non dimora in templi costruiti dalle mani dell'uomo ».

Perciò è priva di senso per il culto di Dio l'istituzione del tabernacolo e del tempio fatta dalla legge antica.

2. Lo stato dell'antica legge fu mutato solo da Cristo.

Ma il tabernacolo designava lo stato dell'antica legge.

Quindi non doveva essere mutato con la costruzione di un tempio.

3. La legge divina ha il compito precipuo di disporre gli uomini al culto di Dio.

Ora, all'accrescimento del culto di Dio giova la molteplicità degli altari e dei templi: come è evidente nella nuova legge.

Quindi anche nell'antica legge non ci doveva essere un solo tempio e un solo tabernacolo, bensì molti.

4. Il tabernacolo, o il tempio, era ordinato al culto di Dio.

Ma in Dio si deve onorare l'unità e la semplicità.

Quindi non era giusto che il tabernacolo, o il tempio, fosse sezionato mediante alcuni veli.

5. La virtù del primo motore, che è Dio, si rivela prima di tutto a oriente, poiché da qui ha inizio il primo moto.

Ora, il tabernacolo fu istituito per il culto di Dio.

Perciò doveva essere disposto verso oriente piuttosto che verso occidente.

6. Dio aveva comandato [ Es 20,4 ] che « non si facesse idolo o immagine alcuna ».

Quindi non era giusto che nel tempio fossero scolpite delle immagini di cherubini.

E così sembrano fuori posto l'arca, il propiziatorio, il candelabro, la mensa e il duplice altare.

7. Il Signore aveva comandato [ Es 20,24 ]: « Farai per me un altare di terra ».

E ancora [ Es 20,26 ]: « Non salirai sul mio altare per mezzo di gradini ».

Perciò è irragionevole il comando successivo di costruire altari di legno coperti d'oro, o di rame, e di tale altezza da non potervi salire senza scalini.

Si legge infatti [ Es 27,1ss ]: « Farai l'altare di legno di acacia: avrà cinque cubiti di lunghezza e cinque cubiti di larghezza ( … ).

Avrà l'altezza di tre cubiti ( … ).

Lo rivestirai di rame ».

E in seguito [ Es 30,1 ]: « Farai poi un altare sul quale bruciare l'incenso: lo farai in legno di acacia e lo coprirai di oro purissimo ».

8. Nelle opere di Dio non ci deve essere nulla di superfluo: poiché il superfluo è escluso anche dalle opere della natura.

Ora, per una sola tenda, o casa, basta un'unica copertura.

Quindi non c'era ragione di sovrapporre parecchie coperture per il tabernacolo, cioè cortine, sai di pelo, pelli rosse di capretti e pelli violacee.

9. La consacrazione esterna sta a significare la santità interiore, che risiede nell'anima.

Non c'era quindi motivo di consacrare il tabernacolo e i suoi arredi, trattandosi di cose inanimate.

10. Nei Salmi [ Sal 34,2 ] si legge: « Benedirò il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode ».

Ora, le feste furono istituite per lodare Dio.

Quindi non era ragionevole che venissero istituiti per le feste determinati giorni.

Così dunque le cerimonie relative sembrano prive di ragioni plausibili.

In contrario:

L'Apostolo [ Eb 8,4s ] insegna che « quelli che offrono i doni secondo la legge attendono a un servizio che è una copia e un'ombra delle realtà celesti, secondo quanto fu detto da Dio a Mosè quando stava per costruire la tenda: Guarda, disse, di fare ogni cosa secondo il modello che ti è stato mostrato sul monte ».

Ora, ciò che rappresenta l'immagine delle realtà celesti è assai ragionevole.

Quindi le cerimonie relative alle cose sacre hanno una causa ragionevole.

Dimostrazione:

Il culto esterno è sempre ordinato principalmente a disporre gli uomini al rispetto verso Dio.

Ora, l'affetto umano è portato a rispettare ben poco le cose ordinarie, mentre si ferma con ammirazione dinanzi a quelle che si distinguono per una certa eccellenza.

E di qui è nato l'uso da parte dei re e dei principi, che devono essere rispettati dai sudditi, di coprirsi di vesti preziose e di abitare case più ampie e più belle.

Quindi era necessario ordinare al culto di Dio dei giorni speciali, una dimora speciale e degli arredi e ministri speciali, per indurre gli uomini a un maggior rispetto verso Dio.

Inoltre, come si è detto [ a. 2; q. 100, a. 12; q. 101, a. 2 ], lo stato dell'antica legge era destinato a prefigurare il mistero di Cristo.

Ora, ciò che deve raffigurare un oggetto deve essere qualcosa di determinato, così da esserne una somiglianza.

Anche per questo dunque era necessario che si rispettassero speciali norme nelle cose riguardanti il culto di Dio.

Analisi delle obiezioni:

1. Il culto di Dio riguarda due cose: Dio e gli uomini che lo adorano.

Dio dunque, che è l'oggetto del culto, non può essere racchiuso in alcun luogo: quindi per lui non era necessario costruire il tabernacolo, o il tempio.

Ma gli uomini che lo adorano sono esseri corporei, e per essi bisognava costruire uno speciale tabernacolo, o tempio, per due motivi.

Primo, perché radunandosi in tale luogo con il pensiero che esso è deputato al culto di Dio vi sarebbero accorsi con maggior rispetto.

Secondo, affinché mediante la disposizione di tale tempio, o tabernacolo, venissero indicati dei particolari relativi all'eccellenza della divinità o dell'umanità di Cristo.

E al primo motivo accenna Salomone là dove dice [ 1 Re 8,27 ]: « Ecco i cieli e i cieli dei cieli non possono contenerti, tanto meno questa casa che io ho costruito ».

E aggiunge [ 1 Re 8,29 ]: « Siano aperti i tuoi occhi notte e giorno verso questa casa, verso il luogo di cui hai detto: Là sarà il mio nome.

Ascolta la preghiera che il tuo servo innalza in questo luogo ».

Dal che si dimostra che il santuario non fu edificato per contenere Dio fisicamente in un'abitazione, ma perché « là abitasse il suo nome », cioè affinché là si manifestasse la conoscenza di Dio, mediante le cose che vi si facevano o dicevano; e perché mediante il rispetto del luogo le preghiere divenissero più degne di essere esaudite, per la devozione degli oranti.

2. Prima di Cristo non ci fu mutazione nello stato dell'antica legge rispetto al compimento della legge, che avvenne solo con Cristo: tuttavia ci fu un mutamento rispetto alla condizione del popolo soggetto alla legge.

Questo infatti prima si trovava nel deserto, senza fissa dimora; quindi ci furono diverse guerre con i popoli vicini; finalmente al tempo di Davide e di Salomone il popolo godette di una grande pace.

E allora fu edificato il tempio per la prima volta, nel luogo designato da Abramo per il sacrificio, dietro indicazione divina.

Infatti nella Genesi [ Gen 22,2 ] si legge che Dio comandò ad Abramo di « offrire suo figlio in olocausto su quel monte che gli avrebbe indicato ».

E il testo aggiunge [ Gen 22,14 ] che [ Abramo ] « chiamò quel luogo il Signore provvede », come per dire che secondo le previsioni di Dio quel luogo era stato scelto per il culto di Dio.

Per cui nel Deuteronomio [ Dt 12,5 ] si dice: « Vi recherete al luogo che il Signore Dio vostro sceglierà, e offrirete i vostri olocausti e le vostre vittime ».

Ma questo luogo non doveva essere designato per l'edificazione del tempio prima del tempo sopra indicato per i tre motivi ricordati da Mosè Maimonide [ Dux neutr. 3,45 ].

Primo, perché i gentili non se ne impossessassero.

Secondo, perché non lo distruggessero.

Terzo, affinché non nascessero liti e contese tra le varie tribù, volendolo ciascuna per sé nella divisione del territorio.

Perciò il tempio fu edificato solo dopo che esse ebbero un re, capace di reprimere tali contese.

Prima invece al culto di Dio era deputato un tabernacolo portatile, come per indicare che non c'era un luogo determinato per il culto.

E questa è la ragione letterale [ o storica ] del passaggio dal tabernacolo al tempio.

Invece la ragione figurale [ o mistica ] può essere il fatto che queste due cose designano due stati.

Il tabernacolo, con la sua mutabilità, potrebbe significare lo stato mutevole della vita presente.

Il tempio invece, con la sua fissità, potrebbe significare lo stato della vita futura, che è del tutto invariabile.

Si dice infatti che nella costruzione del tempio non si sentivano i rumori dei martelli e delle accette, per indicare che nello stato futuro sarà allontanato ogni tumulto e ogni turbamento.

Oppure il tabernacolo potrebbe significare lo stato della legge antica, e il tempio di Salomone lo stato della legge nuova.

Infatti alla costruzione del tabernacolo lavorarono soltanto gli Ebrei, mentre alla costruzione del tempio cooperarono anche i gentili, cioè gli abitanti di Tiro e di Sidone.

3. Il motivo che spiega l'unità del tempio, o del tabernacolo, può essere sia di ordine storico che di ordine mistico.

Il motivo storico, o letterale, è quello di preservare dall'idolatria.

Poiché i gentili per i diversi dèi costruivano templi diversi: per fissare quindi nella mente degli uomini la fede nell'unità di Dio, questi volle che gli venissero offerti dei sacrifici in un luogo soltanto.

- E anche per dimostrare che il culto esterno non gli era accetto per se stesso.

Era quindi proibito di offrire sacrifici qua e là e in ogni luogo.

Invece il culto della nuova legge, il cui sacrificio contiene la grazia spirituale, è accetto a Dio per se stesso.

E così nella legge nuova è ammessa la pluralità degli altari e dei templi.

Rispetto però agli elementi del culto spirituale di Dio, consistente nella dottrina della legge e dei profeti, anche nell'antica legge erano molti i luoghi designati perché vi ci si raccogliesse per la lode di Dio, e che erano chiamati sinagoghe: analogamente alle nostre chiese, in cui il popolo cristiano si raccoglie per lodare Dio.

E così la nostra chiesa è succeduta al tempio e alla sinagoga: poiché il sacrificio stesso della Chiesa è spirituale, dimodoché per noi il luogo del sacrificio non è distinto da quello dell'insegnamento.

Il motivo poi di ordine figurale può essere il fatto che questa unicità designa l'unità della Chiesa, sia militante che trionfante.

4. Come l'unicità del tabernacolo rappresentava l'unità di Dio, così le varie sezioni di esso rappresentavano la distinzione delle cose a lui soggette, e dalle quali ci eleviamo all'adorazione di Dio.

Ora, il tabernacolo era diviso in due parti: la prima, posta a occidente, era chiamata il Santo dei Santi; l'altra, posta a oriente era chiamata il Santo.

Dinanzi al tabernacolo, poi, vi era un atrio.

Ora, questa divisione aveva due motivi.

Il primo si riferisce al culto di Dio, a cui il tempio era ordinato.

E in questo senso nelle sezioni del tabernacolo sono indicate le varie parti dell'universo.

Infatti la parte denominata Santo dei Santi rappresentava il mondo superiore delle sostanze spirituali; invece il Santo indicava il mondo corporeo.

- E così il Santo era diviso dal Santo dei Santi con un velo di quattro colori: del bisso, che designa la terra, poiché il bisso, cioè il lino, nasce dalla terra; della porpora, che indica l'acqua, poiché veniva estratta da certe conchiglie marine; del giacinto, che indica l'aria, poiché ha un colore ceruleo; del cocco tinto due volte, che sta a indicare il fuoco.

E ciò perché la materia dei quattro elementi ci è di ostacolo allo svelamento delle sostanze incorporee.

- Quindi nel tabernacolo più recondito, cioè nel Santo dei Santi, entrava una sola volta all'anno il solo sommo sacerdote: per indicare che l'ultima perfezione dell'uomo consiste nell'essere ammesso in tale mondo.

Invece nel tabernacolo antistante, cioè nel Santo, i sacerdoti entravano ogni giorno, ma non vi entrava il popolo, che era ammesso solo nell'atrio: poiché il popolo è capace di percepire solo le realtà materiali, mentre i soli sapienti sono capaci di raggiungere con la riflessione le ragioni ultime delle cose.

Stando poi al secondo motivo, che è di ordine figurale, il tabernacolo antistante, ossia il Santo, indica lo stato dell'antica legge, come insegna l'Apostolo [ Eb 9,6s ]: poiché in questo tabernacolo « entravano in qualunque momento i sacerdoti, per compiere il loro servizio relativo ai sacrifici ».

Invece il tabernacolo più recondito, cioè il Santo dei Santi, indicava o la gloria celeste, oppure lo stato spirituale della nuova legge, che è un preludio della gloria futura.

Nel quale stato ci ha introdotti Cristo, il che veniva prefigurato dal fatto che una volta all'anno il solo sommo sacerdote entrava nel Santo dei Santi.

- Il velo poi stava a indicare che negli antichi sacrifici erano sottintesi i sacrifici spirituali [ della nuova legge ].

E tale velo era di quattro colori: bianco, per indicare la purezza dei corpi; porpora, per raffigurare le tribolazioni che i Santi avrebbero sofferto per Dio; scarlatto, tinto due volte, per significare la duplice carità di Dio e del prossimo; celeste, per indicare la contemplazione delle realtà celesti.

- Però nello stato dell'antica legge diversa era la condizione del popolo e dei sacerdoti.

Infatti il popolo guardava ai sacrifici offerti nell'atrio.

I sacerdoti invece consideravano le ragioni di tali sacrifici, avendo una fede più esplicita nei misteri di Cristo.

Per cui essi entravano nel tabernacolo antistante.

E questo era separato dall'atrio mediante un velo: poiché alcune cose riguardanti Cristo erano velate al popolo, ma note ai sacerdoti.

Tuttavia, come osserva S. Paolo [ Ef 3,5 ], esse non erano state loro svelate pienamente, come avvenne poi nel nuovo testamento.

5. Nella legge fu introdotta l'adorazione verso l'occidente per preservare dall'idolatria: infatti tutti i gentili, per venerazione verso il sole, adoravano volti a oriente; in Ezechiele [ Ez 8,16 ], p. es., si legge che alcuni « erano con le spalle voltate al tempio e la faccia a oriente, e prostrati adoravano il sole ».

Per evitare dunque questo pericolo il tabernacolo aveva il Santo dei Santi a occidente, perché adorassero in tale direzione.

Inoltre la ragione figurale poteva essere questa: che tutto l'ordinamento del primo tabernacolo era preordinato a raffigurare la morte di Cristo, indicata dall'occaso, secondo l'espressione del Salmo [ Sal 68,5 ]: « Colui che s'avanza sopra l'occaso, "Signore" è il suo nome ».

6. Di quanto era contenuto nel tabernacolo si possono dare ragioni letterali e figurali.

Le ragioni letterali [ o storiche ] si riferiscono al culto di Dio.

E poiché si è detto [ ad 4 ] che il tabernacolo più recondito, cioè il Santo dei Santi, stava a indicare il mondo superiore delle sostanze spirituali, in esso si conservavano tre cose.

Cioè l'arca dell'alleanza, in cui c'era il vaso d'oro con la manna, la verga di Aronne che era fiorita e le tavole in cui erano scritti i dieci comandamenti della legge [ cf. Eb 9,4 ].

E quest'arca era posta tra due cherubini, che si guardavano reciprocamente.

Sull'arca poi c'era una tavola chiamata propiziatorio, che poggiava sulle ali dei cherubini, come se fosse da essi portata, quasi si immaginasse che quella tavola fosse il trono di Dio.

Perciò era chiamata propiziatorio: quasi che, sollecitato dalle preghiere del sommo sacerdote, di là Dio si mostrasse propizio al popolo.

E veniva portata dai cherubini per mostrare la sudditanza degli angeli a Dio, mentre l'arca dell'alleanza era come lo sgabello di colui che sedeva sul propiziatorio.

- Ora, queste tre cose indicano le tre realtà che si riscontrano nel mondo superiore.

Cioè Dio, che è sopra tutti gli esseri, e trascende qualsiasi creatura.

Perciò di lui non si dava alcuna immagine, per ricordare la sua invisibilità.

Si era invece collocata una figura del suo trono: poiché la creatura, che è sottoposta a Dio come il trono a chi vi si siede, è sempre comprensibile.

In questo mondo superiore ci sono poi le sostanze spirituali, ossia gli angeli.

E questi venivano indicati dai due cherubini, i quali si guardavano reciprocamente per indicare la loro mutua concordia, secondo quel detto della Scrittura [ Gb 25,2 ]: « Egli mantiene la pace nell'alto dei cieli ».

E non fu posto un cherubino solo per indicare la molteplicità degli spiriti celesti, e per escludere il loro culto da parte di coloro ai quali era stato comandato di adorare un unico Dio.

Inoltre in tale mondo di esseri intellettuali si trovano come racchiuse le ragioni di quanto si compie nel nostro mondo, come le ragioni degli effetti sono racchiuse nelle loro cause, e quelle dei manufatti si trovano nell'artigiano.

E ciò viene indicato dall'arca, nella quale erano raffigurate le tre realtà principali del vivere umano, mediante le tre cose ivi contenute: la sapienza, rappresentata dalle tavole dell'alleanza; il potere, rappresentato dalla verga di Aronne; la vita, rappresentata dalla manna, che della vita era stata il sostentamento.

Oppure si può dire che da queste tre cose venivano espressi tre degli attributi divini: la sapienza dalle tavole; la potenza dalla verga; la bontà dalla manna, sia per la sua dolcezza, sia perché concessa al popolo dalla misericordia di Dio, per cui veniva conservata in ricordo della divina misericordia.

- E queste tre cose furono indicate anche nella visione di Isaia [ Is 6 ].

Egli vide infatti il Signore che sedeva sopra un trono eccelso ed elevato, i serafini che lo attorniavano e l'edificio ripieno della gloria di Dio.

Per cui i serafini gridavano: « Tutta la terra è piena della sua gloria ».

- E così le immagini dei serafini non furono prescritte perché fossero adorate, il che era proibito dal primo precetto della legge, ma per indicare il loro ministero, come si è accennato.

E anche nel tabernacolo esterno, che simboleggiava il mondo presente, vi erano tre cose: l'altare degli incensi, che era dirimpetto all'arca; la mensa della proposizione, su cui si deponevano dodici pani, che era collocata verso settentrione; il candelabro, dalla parte di mezzogiorno.

E queste tre cose sembrano corrispondere alle tre racchiuse nell'arca, rappresentando le stesse verità, però in modo più evidente: infatti le ragioni delle cose hanno bisogno di una manifestazione più evidente di quella che hanno nella mente di Dio e degli angeli, se si vuole che le possano conoscere anche gli uomini saggi, indicati nei sacerdoti che avevano accesso al tabernacolo.

Perciò nel candelabro veniva indicata, come in un segno sensibile, la sapienza, che invece era espressa nelle tavole con parole intelligibili.

- L'altare degli incensi indicava invece l'ufficio dei sacerdoti, che hanno il compito di condurre il popolo a Dio: e ciò era indicato anche dalla verga.

Infatti in questo altare erano bruciati incensi dall'odore gradevole, mediante cui si indicava la santità del popolo accetto a Dio: poiché, come dice l'Apocalisse [ Ap 8,3 ], il profumo degli aromi indica le buone opere dei santi.

Ed era giusto che nell'arca la dignità sacerdotale fosse indicata dalla verga, mentre nel tabernacolo esterno era indicata dall'altare dell'incenso: poiché il sacerdote è il mediatore tra Dio e il popolo, governando il popolo col potere di Dio, raffigurato dalla verga; e offre il frutto del suo governo, cioè la santità del popolo, come sull'altare dell'incenso.

- La mensa poi, come anche la manna, sta a indicare il nutrimento vitale.

Ma il nutrimento della mensa è più ordinario e grossolano, mentre quello della manna è più dolce e raffinato.

Era giusto, inoltre, che il candelabro fosse verso il meridione, e la mensa verso il settentrione: poiché il meridione è la parte destra del mondo, mentre il settentrione ne è la sinistra, come insegna Aristotele [ De caelo et mundo 2,2 ]; ora la sapienza, con gli altri doni spirituali, appartiene alla destra, e il nutrimento materiale alla sinistra, secondo l'espressione della Scrittura [ Pr 3,16 ]: « Nella sua sinistra ricchezza e onore ».

- Invece il potere sacerdotale sta in mezzo, fra le realtà temporali e la sapienza spirituale: poiché esso dispensa sia la sapienza spirituale che i beni temporali.

Tuttavia di tutte queste cose si può dare una spiegazione ancora più letterale.

Infatti nell'arca erano conservate le tavole della legge, per evitarne la dimenticanza: per cui nell'Esodo [ Es 24,12 ] si legge: « Ti darò le tavole di pietra, la legge e i comandamenti che io ho scritto per istruirli ».

- La verga di Aronne stava invece là per togliere ogni disputa nel popolo sul sacerdozio di Aronne: così infatti si dice nei Numeri [ Nm 17,10 ]: « Riporta la verga di Aronne davanti alla Testimonianza, perché sia conservata come un monito per i ribelli ».

- La manna, ancora, era conservata nell'arca in ricordo dei benefici di Dio verso i figli d'Israele nel deserto: poiché nell'Esodo [ Es 16,32 ] si legge: « Riempitene un omer e conservatelo per i vostri discendenti, perché vedano il pane che vi ho dato da mangiare nel deserto ».

- Il candelabro poi era stato ordinato al decoro del tabernacolo: infatti la buona illuminazione contribuisce alla magnificenza di un edificio.

E come Giuseppe Flavio [ Antiq. 3,7,7 ] riferisce, il candelabro aveva sette braccia per indicare i sette pianeti che illuminano tutto il mondo.

E così il candelabro era posto verso mezzogiorno: poiché da quella parte si svolge per noi il corso dei pianeti.

- Invece l'altare degli incensi fu istituito perché nel tabernacolo ci fosse sempre un fumo profumato: sia per il rispetto verso il tabernacolo, sia per togliere il fetore connesso con l'effusione del sangue e con l'uccisione degli animali.

Infatti le cose maleodoranti sono disprezzate come vili, mentre si apprezzano di più quelle profumate.

- La mensa poi sta a indicare che i sacerdoti, addetti al tempio, devono avere dal tempio il loro vitto: come ricorda infatti il Vangelo [ Mt 12,4 ], soltanto ai sacerdoti era permesso di mangiare i dodici pani che vi si ponevano sopra in memoria delle dodici tribù.

La mensa però non era posta nel mezzo di fronte al propiziatorio, per evitare un rito idolatrico: infatti i pagani nei sacrifici offerti alla luna mettevano la mensa davanti al suo idolo; per cui si legge in Geremia [ Ger 7,18 ]: « Le donne impastano la farina per preparare focacce alla regina del cielo ».

Nell'atrio fuori del tabernacolo si trovava invece l'altare degli olocausti, in cui si offrivano a Dio sacrifici di quanto il popolo possedeva.

Perciò nell'atrio era ammesso il popolo che offriva a Dio tali cose, servendosi delle mani dei sacerdoti.

Invece all'altare interno, in cui si offriva a Dio la devozione e la santità stessa del popolo, non potevano accedere che i sacerdoti, a cui spettava il compito di offrire il popolo a Dio.

Ma l'altare suddetto era stato predisposto fuori del tabernacolo, per eliminare il culto idolatrico: infatti i pagani erigevano gli altari dentro i templi per immolare agli idoli.

La ragione poi figurale [ o mistica ] di tutte queste cose va assegnata considerando i rapporti del tabernacolo con Cristo.

Si tenga però presente che, per esprimere l'imperfezione delle antiche figure, nel tempio furono stabilite figure molteplici per indicare il Cristo.

Egli viene infatti indicato dal propiziatorio, essendo, come dice S. Giovanni [ 1 Gv 2,2 ], « la propiziazione per i nostri peccati ».

- Ed è giusto che tale propiziatorio sia portato dai Cherubini, poiché di lui sta scritto [ Eb 1,6 ]: « Lo adorino tutti gli angeli di Dio ».

- Inoltre egli viene indicato dall'arca: poiché come l'arca era stata costruita con legno di acacia, così il corpo di Cristo era costituito di membra purissime.

- Ed era dorata: poiché Cristo fu pieno di sapienza e di carità, rappresentate dall'oro.

E dentro l'arca c'era un vaso d'oro, cioè un'anima santa, il quale conteneva la manna, cioè « tutta la pienezza della divinità » [ Col 2,9 ].

E nell'arca c'era la verga, ossia il potere sacerdotale: poiché Cristo divenne « sacerdote in eterno » [ Eb 6,20 ].

E vi erano anche le parole dell'alleanza, per indicare che Cristo era il vero legislatore.

- Inoltre Cristo è raffigurato dal candelabro, poiché disse [ Gv 8,12 ]: « Io sono la luce del mondo »; e le sette lucerne indicano i sette doni dello Spirito Santo.

E viene raffigurato dalla mensa, essendo egli il cibo spirituale, secondo l'espressione evangelica [ Gv 6,41.51 ]: « Io sono il pane vivo »; e i dodici pani raffigurano i dodici Apostoli, o la loro dottrina.

Oppure il candelabro e la mensa possono indicare la dottrina e la fede della Chiesa, che insieme illumina e ristora spiritualmente.

- Inoltre Cristo viene indicato dai due altari degli olocausti e degli incensi.

Poiché noi dobbiamo servirci della sua mediazione per offrire a Dio tutte le azioni virtuose: sia quelle in cui affliggiamo la nostra carne, e che offriamo in qualche modo sull'altare degli olocausti, sia quelle che con una perfezione spirituale più grande i perfetti offrono a Dio in Cristo con i loro desideri, come sull'altare degli incensi, secondo le parole di S. Paolo [ Eb 13,15 ]: « Per mezzo di lui dunque offriamo continuamente un sacrificio di lode a Dio ».

7. Il Signore comandò la costruzione degli altari per offrire doni e sacrifici in onore di Dio e per il sostentamento dei ministri del santuario.

Ora, per la costruzione dell'altare il Signore diede due comandi.

Il primo all'inizio della legge [ Es 20,24ss ], nel quale comandò che costruissero un altare di terra, oppure di pietre non lavorate, e quindi non un altare alto, al quale bisognerebbe salire con dei gradini.

E ciò per condannare il culto idolatrico: infatti i pagani costruivano altari ornati e sublimi, nei quali credevano di trovare qualcosa di santo e di divino.

E per la stessa ragione il Signore diede anche questo comando [ Dt 16,21 ]: « Non pianterai alcun palo sacro di qualunque specie di legno accanto all'altare del Signore tuo Dio »; invece gli idolatri usavano sacrificare sotto gli alberi, per l'amenità e per l'ombra.

- E questi precetti ebbero anche una ragione figurale [ o mistica ].

In Cristo infatti, che è il nostro altare, dobbiamo ammettere una carne reale, rispetto all'umanità, il che equivale a costruire un altare di terra; e rispetto alla sua divinità dobbiamo ammettere in lui l'uguaglianza con il Padre, che equivale a non salire per gradini all'altare.

E neppure dobbiamo tollerare accanto a Cristo la dottrina dei pagani che provoca alla lussuria.

Una volta però costruito il tabernacolo in onore di Dio, non c'era più motivo di temere queste occasioni di idolatria.

Perciò il Signore comandò di costruire l'altare degli olocausti in bronzo, e in modo che fosse visibile da tutto il popolo; e di usare l'oro nel costruire l'altare dell'incenso, visibile ai soli sacerdoti.

D'altra parte la preziosità del bronzo non era così grande da provocare il popolo all'idolatria.

Siccome però nell'Esodo [ Es 20 ] si dà la ragione di questo precetto, cioè « Non salirai sul mio altare per mezzo di gradini, perché non si scopra la tua nudità », si deve notare che anche questo mirava a combattere l'idolatria: infatti nei sacrifici di Priapo i pagani scoprivano le loro vergogne.

Ma in seguito ai sacerdoti venne imposto l'uso delle mutande, per coprire le vergogne.

E allora si poté stabilire senza pericolo un'altezza dell'altare tale per cui i sacerdoti nell'offrire i sacrifici dovevano salire dei gradini di legno, non fissi, ma portatili.

8. Il corpo del tabernacolo era costituito di un certo numero di tavole erette su tutta la sua lunghezza, tavole che internamente erano coperte di cortine dai vari colori: bianco, violaceo, porpora e rosso vermiglio.

Ma tali cortine coprivano soltanto i lati del tabernacolo; invece sul tetto c'era una prima copertura di pelli violacee; e su di essa una seconda di pelli tinte di rosso; e finalmente una terza copertura di sai di crine, e questi non coprivano soltanto il tetto del tabernacolo, ma scendevano fino a terra, e coprivano all'esterno le tavole del tabernacolo.

Ora, la ragione storica o letterale di queste coperture era l'ornamento e la protezione del tabernacolo, perché fosse venerato.

Tuttavia in particolare, secondo alcuni, le cortine avrebbero designato il cielo sidereo, abbellito dalle varie costellazioni; i sai avrebbero raffigurato le acque esistenti sopra il firmamento; le pelli tinte di rosso il cielo empireo in cui si trovano gli angeli; le pelli violacee il cielo della SS. Trinità.

La ragione figurale invece sta nel fatto che le tavole, che formavano la struttura del tabernacolo, simboleggiavano i semplici cristiani, che formano la Chiesa.

Le tavole poi erano coperte di cortine di quattro colori perché i fedeli sono ornati interiormente di quattro virtù: infatti, come nota la Glossa [ ord. di Beda ], « nel colore del bisso ritorto viene indicata la carne splendente per la castità; nel violetto l'anima desiderosa delle cose celesti; nella porpora la carne soggetta alle tribolazioni; nel cocco vermiglio tinto due volte è raffigurata l'anima che tra le sofferenze rifulge per l'amore di Dio e del prossimo ».

Invece le coperture del tetto indicano i prelati e i maestri: nei quali deve risplendere la vita celeste, indicata dalle pelli violacee; la prontezza al martirio, indicata dalle pelli tinte di rosso; l'austerità della vita e la sopportazione delle avversità, indicate, come dice la Glossa [ ord. e interlin. ], dal saio di crine esposto ai venti e alle piogge.

9. La consacrazione del tabernacolo e dei suoi arredi aveva come ragione storica lo scopo di conferire ad essi maggiore riverenza, mediante tale consacrazione al culto di Dio.

- E come ragione figurale tale consacrazione stava a indicare la consacrazione spirituale del tabernacolo vivente, cioè dei fedeli, che costituiscono la Chiesa di Cristo.

10. Nell'antica legge vi erano sette feste transitorie e una continua, come si rileva dal libro dei Numeri [ Nm 28 e 29 ].

Infatti vi era come una festa continua per il fatto che ogni giorno, mattina e sera, si immolava un agnello.

E tale festa continua del « sacrificio permanente » rappresentava la perpetuità della divina beatitudine.

La prima poi delle feste transitorie era quella che si ripeteva ogni settimana.

E questa era la solennità del Sabato, celebrata in ricordo della creazione dell'universo, come sopra [ q. 100, a. 5 ] si è spiegato.

- La seconda veniva ripetuta ogni mese, ed era la festa della Neomenia: essa veniva celebrata per ricordare il governo divino del mondo.

Infatti gli esseri inferiori cambiano specialmente secondo il moto della luna: quindi tale solennità veniva celebrata nella luna nuova; non invece nel plenilunio, per escludere il culto degli idolatri, i quali proprio allora sacrificavano alla luna.

Ora, questi due benefici sono comuni a tutto il genere umano: quindi tali solennità erano ripetute più spesso.

Le altre cinque feste invece venivano celebrate una volta all'anno; e in esse venivano ricordati i benefici speciali accordati al popolo ebreo.

Infatti nel primo mese veniva celebrata la Pasqua, per ricordare la liberazione dall'Egitto.

- Dopo cinquanta giorni si celebrava poi la festa di Pentecoste, per ricordare la promulgazione della legge.

- Le altre tre feste venivano celebrate invece nel settimo mese, che presso gli ebrei era quasi tutto festivo, come il giorno settimo.

Infatti nel primo giorno del settimo mese c'era la festa delle Trombe, in ricordo della liberazione di Isacco, quando Abramo trovò un montone impigliato per le corna, ricordate con i corni utilizzati per suonare.

- Ma la festa delle Trombe era come un invito a prepararsi alla festa successiva, che si celebrava il decimo giorno.

E questa era la festa dell'Espiazione, in memoria del perdono accordato da Dio alle preghiere di Mosè per il peccato commesso dal popolo con l'adorazione del vitello d'oro.

- Seguiva ancora la festa della Scenopegia, cioè dei Tabernacoli, di sette giorni, per ricordare la guida e la protezione divina attraverso il deserto, dove gli ebrei abitarono nelle tende.

Perciò in questa solennità essi dovevano portare « il frutto dell'albero più bello », cioè del cedro, e « l'albero dalle folte fronde », cioè il mirto, tutti alberi odorosi; dovevano portare « rami e palme » e « salici di torrente », che conservano a lungo la loro freschezza e che si trovano nella terra promessa, per indicare che Dio attraverso la terra arida del deserto li aveva condotti in una terra deliziosa.

Nel giorno ottavo infine veniva celebrata un'altra festa, quella cioè dell'Assemblea e della Colletta, nella quale venivano raccolte tra il popolo le offerte necessarie al culto divino.

E veniva espressa la concordia del popolo e la pace ottenuta nella terra promessa.

E la ragione figurale di tali feste sta in questo, che il sacrificio perenne dell'agnello prefigura la perpetuità di Cristo, che è l'Agnello di Dio [ Gv 1,36 ], secondo l'insegnamento di S. Paolo [ Eb 13,8 ]: « Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre ».

- Il Sabato invece significa, come dice l'Apostolo [ Eb 4 ], il riposo spirituale procuratoci da Cristo.

- Le Neomenie, cioè le lune nuove, indicano l'illuminazione della Chiesa primitiva da parte di Cristo, sia con la predicazione che con i miracoli.

- La Pentecoste prefigura la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli.

- La festa delle Trombe preannunzia la predicazione degli Apostoli.

- La festa dell'Espiazione prefigura la purificazione dai peccati nel popolo cristiano.

- Quella dei Tabernacoli invece il peregrinare di tale popolo in questo mondo, in cui si cammina progredendo nelle virtù.

La festa dell'Assemblea e della Colletta infine prefigura l'accolta dei fedeli nel regno dei cieli: per cui si diceva che questa solennità era « santissima ».

E queste ultime tre feste si susseguivano senza interruzione: poiché colui che è purgato dai vizi deve progredire nella virtù fino a raggiungere la visione di Dio, come è detto nel Salmo [ Sal 84,8 ].

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