Summa Teologica - II-II

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Articolo 1 - Se credere sia « cogitare con assenso »

In 3 Sent., d. 23, q. 2, a. 2, sol. 1; De Verit., q. 14, a. 1; In Hebr., c. 11, lect. 1

Pare che credere non sia « cogitare con assenso ».

Infatti:

1. La cogitazione implica l'idea di una ricerca: poiché cogitare si dice che derivi da « coagitare ».

Ora, il Damasceno [ De fide orth. 4,11 ] afferma che « la fede è un consenso privo di ricerca ».

Quindi il cogitare è incompatibile con l'atto di fede.

2. La fede risiede nella ragione, come vedremo [ q. 4, a. 2 ].

Ma il cogitare è un atto della cogitativa la quale, come si è visto nella Prima Parte [ q. 78, a. 4 ], è una facoltà di ordine sensitivo.

Quindi la cogitazione non appartiene alla fede.

3. Credere è un atto dell'intelletto, poiché il suo oggetto è la verità.

L'assenso invece non è un atto dell'intelletto, ma della volontà, come anche il consenso, secondo le spiegazioni date in precedenza [ q. 1, a. 4; I-II, q. 15, a. 1 ].

Perciò credere non è cogitare con assenso.

In contrario:

S. Agostino [ De praed. sanct. 2.3 ] ha così definito l'atto del credere.

Dimostrazione:

Cogitare può essere preso in tre diversi significati.

Primo, nel senso generico di una qualsiasi considerazione attuale dell'intelletto, come in quel testo di S. Agostino [ De Trin. 14,7.10 ]: « Chiamo qui intelligenza quella mediante cui possiamo intendere cogitando ».

Secondo, in un senso più preciso il cogitare indica una considerazione dell'intelletto accompagnata da una ricerca, o discussione, prima che si giunga alla perfetta intellezione mediante la certezza dell'evidenza.

E in questo senso S. Agostino [ De Trin. 15,16.26 ] afferma che « il Figlio di Dio non è chiamato cogitazione, ma Parola di Dio.

Poiché la nostra stessa cogitazione, una volta che ha raggiunto l'oggetto della conoscenza ed è informata da esso, costituisce la nostra parola vera.

E così la Parola, o Verbo, di Dio deve essere intesa senza cogitazione, non avendo nulla di formabile che possa essere informe ».

E in questo senso la cogitazione, propriamente, è un moto dell'animo che delibera, non ancora illuminato dalla piena visione della verità.

Siccome però tale moto dell'animo può essere relativo sia ai concetti universali, che appartengono alla facoltà intellettiva, sia ai dati particolari, che riguardano le facoltà di ordine sensitivo, così cogitare indica in un secondo senso l'atto deliberativo dell'intelletto, mentre in un terzo senso sta a indicare l'atto della cogitativa.

Se quindi si prende il termine « cogitare » in senso generico, cioè nel primo significato, l'espressione « cogitare con assenso » non dice tutto ciò che implica il credere.

Infatti in tale senso anche chi considera le cose di cui ha la scienza, o la nozione, cogita con assenso.

Se invece lo si prende nel secondo senso, allora nel cogitare è implicita tutta la nozione dell'atto del credere.

Infatti fra gli atti intellettivi alcuni hanno un fermo assenso senza tale cogitazione, come quando uno considera ciò che ha imparato o che intuisce: poiché questa considerazione è già pienamente formata.

Altri invece presentano una cogitazione informe, senza un fermo assenso: o perché non inclinano verso nessuna delle due parti [ in discussione ], come avviene in chi dubita, oppure perché inclinano più verso una parte ma poggiando su indizi malsicuri, come fa chi sospetta, oppure ancora perché decidono per una parte ma col timore che sia vero il contrario, come avviene in chi ha un'opinione.

Invece l'atto del credere ha un'adesione ferma a una data cosa, e da questo lato chi crede è nelle condizioni di chi conosce per scienza o per intuizione; tuttavia la sua conoscenza non si compie mediante una percezione evidente: e da questo lato chi crede è nelle condizioni di chi dubita, di chi sospetta e di chi ha un'opinione.

E sotto questo aspetto è proprio del credente il cogitare con assenso: ed è così che l'atto del credere si distingue da tutti gli atti intellettivi che hanno per oggetto il vero o il falso.

Analisi delle obiezioni:

1. La fede è incompatibile con la ricerca della ragione naturale che dimostra quanto è creduto, tuttavia ammette una certa ricerca di ciò che può indurre l'uomo a credere: p. es. del fatto che si tratta di cose rivelate da Dio e confermate dai miracoli.

2. Cogitare qui non viene preso come atto della cogitativa, ma come atto dell'intelletto, secondo le spiegazioni date [ nel corpo ].

3. L'intelletto di chi crede viene determinato a una data cosa non dalla ragione, ma dalla volontà.

Quindi l'assenso è qui preso come un atto dell'intelletto in quanto determinato dalla volontà.

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