Summa Teologica - II-II

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Articolo 6 - Se tutti siano tenuti ugualmente ad avere una fede esplicita

In 3 Sent., d. 25, q. 2, a. 1, sol. 3; In 4 Sent., d. 24, q. 1, a. 3, sol. 2; De Verit., q. 14, a. 11; In Hebr., c. 11, lect. 2

Pare che tutti siano tenuti ugualmente ad avere una fede esplicita.

Infatti:

1. Tutti sono tenuti alle cose indispensabili per la salvezza, come è evidente, ad es., per i precetti della carità.

Ma l'esplicitazione delle verità di fede è indispensabile alla salvezza, come si è dimostrato [ a. prec. ].

Quindi tutti sono tenuti ugualmente a credere in maniera esplicita.

2. Uno non deve essere mai esaminato su ciò che non è tenuto a credere in maniera esplicita.

Invece talora le persone semplici sono esaminate sui più minuti articoli di fede.

Quindi tutti sono tenuti a credere esplicitamente ogni cosa.

3. Se la gente del popolo non è tenuta ad avere una fede esplicita, ma solo implicita, è necessario che abbia una fede implicita nella fede dei maggiorenti.

Ma ciò è pericoloso, potendo capitare che i maggiorenti cadano nell'errore.

Quindi anche la gente semplice deve avere una fede esplicita.

E così tutti sono tenuti ugualmente a credere in maniera esplicita.

In contrario:

In Giobbe [ Gb 1,14 ] si legge che « i buoi stavano arando e le asine pascolavano vicino ad essi ».

Il che significa, secondo la spiegazione di S. Gregorio [ Mor. 2,30 ], che la gente più umile, raffigurata dagli asini, nel credere deve aderire ai maggiorenti, raffigurati dai buoi.

Dimostrazione:

Per rendere esplicite le verità di fede ci vuole la rivelazione di Dio: poiché le verità di fede trascendono la ragione naturale.

Ma la rivelazione divina giunge agli inferiori attraverso i superiori secondo un certo ordine: giunge p. es. agli uomini mediante gli angeli, e agli angeli inferiori mediante gli angeli superiori, come insegna Dionigi [ De cael. hier., cc. 4,7,8 ].

Per lo stesso motivo è quindi necessario che anche tra gli uomini l'esplicitazione della fede negli inferiori dipenda dai superiori.

Come quindi gli angeli superiori che illuminano hanno, secondo le spiegazioni di Dionigi [ De cael. hier. 12,2 ], una conoscenza delle realtà divine più vasta di quella degli angeli inferiori, così gli uomini più dotati, che hanno il compito di istruire gli altri, sono tenuti ad avere una conoscenza più vasta delle verità di fede e a credere in maniera più esplicita.

Analisi delle obiezioni:

1. La fede esplicita negli oggetti della fede non è ugualmente necessaria per tutti: poiché i maggiorenti, che hanno il compito di insegnare, sono tenuti a credere più cose che gli altri.

2. Le persone semplici non devono essere esaminate sui più minuti articoli della fede se non quando c'è il sospetto che si siano lasciate ingannare dagli eretici, i quali sono soliti depravare la fede della gente semplice nelle più sottili questioni di fede.

Se però si riscontra che tali persone non aderiscono pertinacemente a una dottrina perversa, ma sono cadute in errore per ignoranza, ciò non va loro imputato a colpa.

3. Le persone semplici non hanno una fede implicita nella fede dei maggiorenti se non in quanto questi ultimi aderiscono all'insegnamento divino: per cui anche l'Apostolo [ 1 Cor 4,16 ] scriveva: « Siate miei imitatori, come io lo sono di Cristo ».

Infatti non è regola di fede la conoscenza umana, ma la verità divina.

E se alcuni dei maggiorenti se ne allontanano non viene pregiudicata la fede dei semplici, i quali ritengono che essi abbiano una fede retta, a meno che essi stessi non vogliano aderire agli errori di costoro contro la fede della Chiesa universale, che non può mai venire meno, secondo le parole del Signore a Pietro [ Lc 22,32 ]: « Io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede ».

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