Summa Teologica - II-II

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Articolo 3 - Se la carità venga infusa secondo le capacità naturali

I, q. 62, a. 6; III, q. 69, a. 8, ad 3; In 1 Sent., d. 17, q. 1, a. 3; In 2 Sent., d. 3, expos.; In 3 Sent., d. 31, q. 1, a. 4, sol. 1; De Virt., q. 2, a. 7, ad 9; In Matth., c. 25

Pare che la carità venga infusa secondo le capacità naturali.

Infatti:

1. Nel Vangelo [ Mt 25,15 ] si legge che « a ciascuno fu dato secondo la sua capacità ».

Ora, nell'uomo la carità non può essere preceduta che da capacità naturali poiché, come si è detto [ q. 23, a. 7 ], non esiste alcuna vera virtù senza la carità.

Perciò Dio infonde la carità nell'uomo secondo la capacità delle sue doti naturali.

2. In ogni serie di cose ordinate tra loro la seconda è proporzionata alla prima: nelle cose materiali, p. es., la forma è proporzionata alla materia, e tra i doni gratuiti vediamo che la gloria è proporzionata alla grazia.

Ma la carità, essendo un perfezionamento della natura, rispetto alla capacità naturale è al secondo posto.

Quindi la carità viene infusa in base alla capacità naturale.

3. Gli uomini e gli angeli ricevono la carità allo stesso modo: poiché, come dice il Vangelo [ Mt 22,30; Lc 20,36 ], è identica la natura della loro beatitudine.

Ora, negli angeli la carità e gli altri doni gratuiti sono stati concessi secondo le loro capacità naturali, come insegna il Maestro delle Sentenze [ 2,3 ].

Quindi lo stesso avviene negli uomini.

In contrario:

Nel Vangelo [ Gv 3,8 ] si legge: « Lo Spirito spira dove vuole »; e S. Paolo [ 1 Cor 12,11 ] afferma: « Tutte queste cose è l'unico e il medesimo Spirito che le opera, distribuendole a ciascuno come vuole ».

Perciò la carità viene data non secondo le capacità naturali, ma secondo la volontà dello Spirito che distribuisce i suoi doni.

Dimostrazione:

La quantità di ciascuna cosa dipende dalla sua causa: poiché una causa più universale produce un effetto più grande.

Ora la carità, superando ogni confronto con la natura umana, come si è detto [ a. prec. ], non può dipendere da una virtù naturale, ma dalla sola grazia dello Spirito Santo che la infonde.

Perciò la misura della carità non dipende dalla costituzione della natura, o dalla capacità della virtù naturale, ma solo dal volere dello Spirito Santo che distribuisce i suoi doni come vuole.

Per cui anche l'Apostolo [ Ef 4,7 ] afferma: « A ciascuno di noi è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo ».

Analisi delle obiezioni:

1. Quella virtù in base alla quale Dio dà i suoi doni a ciascuno è una disposizione o preparazione previa, oppure uno sforzo di colui che sta per ricevere la grazia.

Ma lo Spirito Santo previene anche questa disposizione e questo sforzo, muovendo l'anima dell'uomo in misura maggiore o minore secondo la sua volontà.

Da cui le parole dell'Apostolo [ Col 1,12 ]: « Dio ci ha messi in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce ».

2. La forma non sorpassa le proporzioni della materia, ma è dello stesso genere.

E così anche la grazia e la gloria si riportano al medesimo genere: poiché la grazia non è altro che un certo inizio della gloria in noi.

Invece la carità e la natura non appartengono al medesimo genere.

Perciò il paragone non regge.

3. L'angelo è di natura intellettuale, e quindi a lui conviene per natura di portarsi totalmente sulle cose verso le quali si volge, come si è spiegato nella Prima Parte [ q. 62, a. 6 ].

Perciò negli angeli più alti ci fu un impegno maggiore sia nel bene, nel caso dei perseveranti, sia nel male, nel caso dei colpevoli.

E così gli angeli più alti perseverando divennero più buoni, e cadendo divennero peggiori degli altri.

L'uomo invece è di natura razionale, natura che talora è in atto e talora in potenza.

Quindi non è detto che egli si porti totalmente sulle cose a cui si volge, ma in chi possiede più doti naturali ci può essere un minore impegno, e viceversa.

Perciò il paragone non regge.

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