Summa Teologica - II-II

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Articolo 3 - Se l'elemosina corporale sia superiore a quella spirituale

In 4 Sent., d. 15, q. 2, a. 3, sol. 3

Pare che l'elemosina corporale sia superiore a quella spirituale.

Infatti:

1. È cosa più lodevole fare elemosina a chi ha maggior bisogno: poiché l'elemosina merita lode in quanto soccorre gli indigenti.

Ma il corpo, che viene soccorso con l'elemosina materiale, è di una natura più indigente che lo spirito, il quale viene soccorso con l'elemosina spirituale.

Quindi l'elemosina corporale ha maggior valore.

2. La ricompensa diminuisce la lode e il merito dell'elemosina: per cui il Signore [ Lc 14,12 ] diceva: « Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i ricchi vicini, perché non ti invitino a loro volta ».

Ma nelle elemosine spirituali c'è sempre una ricompensa: poiché chi prega per gli altri giova a se stesso, secondo le parole del Salmo [ Sal 35,13 ]: « Riecheggiava nel mio petto la mia preghiera »; e chi insegna agli altri progredisce egli stesso nel sapere.

Ciò invece non capita nell'elemosina materiale.

Quindi l'elemosina materiale è superiore a quella spirituale.

3. La consolazione del povero è tra gli elementi che nobilitano l'elemosina.

In Giobbe [ Gb 31,20 ] infatti si legge: « [ Mi si stacchi la spalla dalla nuca ] se non mi hanno benedetto i fianchi del povero »; e S. Paolo scrive [ Fm 7 ]: « Il cuore dei credenti è stato confortato per opera tua ».

Ma talora al povero è più gradita l'elemosina corporale che quella spirituale.

Perciò l'elemosina corporale ha più valore di quella spirituale.

In contrario:

S. Agostino [ De serm. Dom. in monte 1,20.62 ] insegna: « Devi dare in modo che non nuoccia né a te né agli altri; e quando rifiuti di dare devi indicare i giusti motivi che ti muovono, per non rimandare quella persona del tutto vuota.

E così talora le darai qualcosa di meglio, correggendola per le sue richieste non giuste ».

Ma la correzione è un'elemosina spirituale.

Quindi le elemosine spirituali vanno preferite a quelle materiali.

Dimostrazione:

Il confronto fra i due tipi di elemosina può essere fatto in due modi.

Primo, in senso assoluto: e allora le elemosine spirituali hanno più valore per tre ragioni.

Innanzitutto perché ciò che si offre vale di più, trattandosi di un bene spirituale, che è superiore a quello materiale, come sta scritto [ Pr 4,2 ]: « Vi faccio un bel regalo: non abbandonate il mio insegnamento ».

- In secondo luogo per la superiorità di ciò a cui si viene in aiuto: poiché lo spirito è più nobile del corpo.

Per cui, come un uomo deve provvedere a se stesso più nello spirituale che nel materiale, così deve fare con il prossimo, che egli è tenuto ad amare come se stesso.

- In terzo luogo per la superiorità degli atti con cui si aiuta il prossimo: poiché le azioni spirituali sono più nobili di quelle corporali, che in qualche modo sono servili.

Secondo: queste elemosine possono essere confrontate in rapporto a casi particolari, nei quali certe elemosine materiali sono da anteporsi alle spirituali.

Per chi muore di fame, p. es., il cibo è da anteporsi all'insegnamento: come « per l'indigente », stando al Filosofo [ Topic. 3,2 ], « è meglio guadagnare che filosofare », sebbene in senso puro e semplice quest'ultima sia una cosa migliore.

Analisi delle obiezioni:

1. È meglio dare a chi ha maggior bisogno a parità di condizioni.

Ma se chi ha meno bisogno è migliore e richiede cose più buone, allora anche l'offerta a lui fatta è migliore.

Ed è questo precisamente il nostro caso.

2. La ricompensa, se non è cercata, non diminuisce il merito e la lode dell'elemosina: come anche la gloria umana non diminuisce il valore della virtù, quando non è desiderata; per cui Sallustio [ Catil. 54 ] dice di Catone: « Quanto più fuggiva la gloria, tanto più la gloria lo accompagnava ».

E così avviene nelle elemosine spirituali.

- Inoltre la ricerca dei beni spirituali non fa diminuire il merito, come fa invece la ricerca di quelli materiali.

3. Il merito di chi fa l'elemosina va misurato su quanto deve soddisfare ragionevolmente la volontà di chi la riceve, e non su quanto può soddisfare una volontà disordinata.

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