Summa Teologica - II-II

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Articolo 6 - Se l'odio nasca dall'invidia

Infra, q. 158, a. 7, ad 2; De Malo, q. 10, a. 3

Pare che l'odio non nasca dall'invidia.

Infatti:

1. L'invidia è una certa tristezza del bene altrui.

Ora, l'odio non nasce dalla tristezza, ma piuttosto è il contrario: infatti ci rattristiamo alla presenza dei mali che odiamo.

Perciò l'odio non nasce dall'invidia.

2. L'odio si contrappone all'amore.

Ora, l'amore del prossimo si ricollega all'amore di Dio, come si è visto [ q. 25, a. 1; q. 26, a. 2 ].

Perciò anche l'odio del prossimo si ricollega all'odio di Dio.

Ma l'odio di Dio non è causato dall'invidia: infatti noi non invidiamo quelli che sono troppo superiori a noi, ma quelli che consideriamo vicini, come nota Aristotele [ Reth. 2,10 ].

Quindi l'odio non è prodotto dall'invidia.

3. Di un determinato effetto c'è un'unica causa.

Ma l'odio è causato dall'ira: infatti S. Agostino [ Epist. 211 ] afferma che « l'ira col crescere diventa odio ».

Quindi l'odio non è causato dall'invidia.

In contrario:

S. Gregorio [ Mor. 31,45 ] insegna che l'odio nasce dall'invidia.

Dimostrazione:

Come già si è visto [ a. prec. ], l'odio verso il prossimo è il male estremo nel progredire del peccato, poiché si contrappone all'amore con cui il prossimo è amato naturalmente.

Ma uno abbandona ciò che gli è naturale per il fatto che tende a evitare qualcosa da cui per natura rifugge.

Ora, per natura ogni animale fugge il dolore, o tristezza, come per natura desidera il piacere, secondo le parole di Aristotele [ Ethic. 7,13; 10,2 ].

Come quindi dal piacere viene causato l'amore, così dalla tristezza viene causato l'odio: come infatti siamo spinti ad amare le cose che ci piacciono in quanto per ciò stesso esse vengono considerate sotto l'aspetto di bene, così siamo spinti a odiare le cose che ci addolorano in quanto per ciò stesso si presentano sotto l'aspetto di male.

Essendo quindi l'invidia una tristezza o dolore per il bene del prossimo, da essa deriva il fatto che il bene del prossimo ci diventi odioso.

Quindi l'odio nasce dall'invidia.

Analisi delle obiezioni:

1. La facoltà appetitiva, come anche quella conoscitiva, riflette sui propri atti: perciò tra i moti della facoltà appetitiva c'è una specie di circolarità.

Secondo quindi il processo originario dei moti appetitivi dall'amore deriva il desiderio, e da questo il piacere, quando uno consegue ciò che desiderava.

E poiché il godimento stesso di ciò che si ama ha l'aspetto di bene, così questo godimento viene a causare l'amore.

E per un motivo analogo segue che la tristezza causa l'odio.

2. Il caso dell'amore è diverso da quello dell'odio.

Infatti l'oggetto dell'amore è il bene, che promana da Dio verso le creature: perciò l'amore ha come oggetto primo Dio, e quindi il prossimo.

L'odio invece ha per oggetto il male, che esiste non in Dio, ma nei suoi effetti: infatti sopra [ a. 1 ] abbiamo dimostrato che Dio non è odiato se non a motivo dei suoi effetti.

Quindi l'odio del prossimo precede l'odio di Dio.

Per cui, essendo l'invidia verso il prossimo la madre dell'odio verso il prossimo, in seguito essa diviene causa dell'odio verso Dio.

3. Nulla impedisce che una cosa possa derivare, in modi diversi, da cause molteplici.

E così l'odio può derivare dall'ira e dall'invidia.

Più direttamente però esso nasce dall'invidia, la quale ci rende penoso, e quindi odioso, il bene stesso del prossimo.

Invece dall'ira l'odio nasce per un progressivo sviluppo.

Infatti con l'ira prima desideriamo il male del prossimo in una certa misura, cioè come vendetta, e in seguito, per la continuità dell'ira, arriviamo a desiderarlo in modo assoluto, il che appartiene all'odio.

Per cui è evidente che l'odio è causato dall'invidia formalmente sotto l'aspetto oggettivo, mentre è causato dall'ira in qualità di disposizione.

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