Summa Teologica - II-II

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Articolo 2 - Se sulla carità bisognasse dare due precetti

I-II, q. 99, a. 1, ad 2; C. G., III, cc. 116, 117; De Virt., q. 2, a. 4, ad 6; In Rom., c. 13, lect. 2; In Gal., c. 5, lect. 3

Pare che sulla carità non si dovessero dare due precetti.

Infatti:

1. I precetti della legge, come sopra [ a. prec., ob. 3 ] si è notato, sono ordinati alle virtù.

Ma la carità è una sola virtù, come si è già dimostrato [ q. 23, a. 5 ].

Quindi sulla carità si doveva dare un solo precetto.

2. Come dice S. Agostino [ De doctr. christ. 1, cc. 22,27 ], la carità non ama nel prossimo altro che Dio.

Ma ad amare Dio siamo già predisposti a sufficienza dal precetto: « Amerai il Signore tuo Dio » [ Dt 6,5 ].

Quindi non importava aggiungere il precetto della carità verso il prossimo.

3. A precetti diversi si oppongono peccati diversi.

Ma uno non pecca trascurando l'amore del prossimo se non tralascia l'amore di Dio, poiché anzi nel Vangelo [ Lc 14,26 ] si legge: « Se uno viene a me e non odia suo padre e sua madre, non può essere mio discepolo ».

Quindi il precetto della carità verso il prossimo non è distinto dal precetto della carità verso Dio.

4. L'Apostolo [ Rm 13,8 ] insegna: « Chi ama il suo simile ha adempiuto la legge ».

Ma la legge non viene adempiuta se non con l'osservanza di tutti i precetti.

Quindi tutti i precetti sono inclusi nell'amore del prossimo.

E così quest'unico precetto dell'amore del prossimo è sufficiente.

Quindi non devono essere due i precetti della carità.

In contrario:

Sta scritto [ 1 Gv 4,21 ]: « Questo è il comandamento che abbiamo da lui: che chi ama Dio, ami anche il suo fratello ».

Dimostrazione:

Come si è già notato sopra [ I-II, q. 91, a. 3; q. 100, a. 1 ] nel trattare dei precetti, nelle legge i precetti hanno una funzione analoga a quella che nelle scienze speculative hanno gli enunciati.

Ora, in queste scienze le conclusioni sono contenute virtualmente nei princìpi: per cui uno che conoscesse perfettamente i princìpi in tutta la loro virtualità non avrebbe bisogno di sentire enunciate distintamente le conclusioni.

Ma poiché non tutti quelli che conoscono i princìpi sono capaci di scorgere tutto il loro contenuto virtuale, è necessario che per essi nelle scienze si deducano le conclusioni dai princìpi.

Ora nel campo pratico, dove la direzione spetta ai precetti della legge, ha funzione di principio il fine, come si è visto sopra [ q. 23, a. 7, ad 2; q. 26, a. 1, ad 1 ].

E il fine è l'amore di Dio, al quale l'amore del prossimo è subordinato.

Perciò è necessario che si prescriva non soltanto il precetto dell'amore di Dio, ma anche quello dell'amore del prossimo, a vantaggio dei meno capaci, i quali non capirebbero facilmente che il secondo è contenuto nel primo.

Analisi delle obiezioni:

1. La carità, pur essendo una virtù unica, ha due atti, il secondo dei quali è ordinato al primo come al suo fine.

Ora, i precetti hanno di mira gli atti delle virtù.

Quindi bisognava che i precetti della carità fossero più di uno.

2. Dio è amato nel prossimo come il fine è voluto nell'uso dei mezzi.

E tuttavia, per la ragione indicata [ nel corpo ], era necessario dare dei precetti espliciti per l'uno e per l'altro.

3. I mezzi devono la loro bontà al fatto di essere ordinati al fine.

Analogamente quindi, e non altrimenti, il fatto di scostarsi dal fine li rende cattivi.

4. Nell'amore del prossimo l'amore di Dio è implicito come la volizione del fine nella volizione dei mezzi, e viceversa.

Tuttavia, per la ragione indicata [ Rm 13,8 ], era necessario dare esplicitamente l'uno e l'altro precetto.

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