Summa Teologica - II-II

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Articolo 11 - Se la prudenza relativa al bene proprio sia specificamente identica a quella che si estende al bene comune

In 6 Ethic., lect. 7

Pare che la prudenza relativa al bene proprio sia specificamente identica a quella che si estende al bene comune.

Infatti:

1. Il Filosofo [ Ethic. 6,8 ] afferma che « la politica e la prudenza sono il medesimo abito, però la loro essenza non è la stessa ».

2. Il Filosofo [ Polit 3,2 ] insegna inoltre che « è identica la virtù dell'uomo onesto e del buon principe ».

Ma la politica risiede specialmente nel principe, nel quale si trova come arte architettonica.

Siccome quindi la prudenza è una virtù dell'uomo onesto, la prudenza e la politica devono essere il medesimo abito.

3. Due cose che sono ordinate l'una all'altra non possono diversificare la specie o l'essenza di un abito.

Ora il bene proprio, che è l'oggetto della prudenza ordinaria, è ordinato al bene comune, che appartiene alla politica.

Quindi la politica e la prudenza non differiscono nella specie, e neppure quanto all'essenza dell'abito.

In contrario:

La scienza politica, che è ordinata al bene comune dello stato, quella economica, che si occupa del bene comune della casa o della famiglia, e quella monastica, che si occupa del bene di una persona singola, sono scienze diverse.

Quindi per la stessa ragione sono diverse le specie della prudenza secondo questa diversità di materia.

Dimostrazione:

Come sopra [ a. 5; I-II, q. 54, a. 2, ad 1 ] si è detto, le specie degli abiti si distinguono secondo la diversità dell'oggetto, che va considerata in base alla sua ragione formale.

Ora, la ragione formale di tutto ciò che è ordinato al fine viene desunta dal fine, secondo le spiegazioni date in precedenza [ I-II, q. 1, introd.; q. 102, a. 1 ].

È quindi necessario che in base alla relazione con fini diversi nascano diverse specie di abiti.

Ora il bene individuale, il bene familiare e il bene di una città o di un regno sono fini diversi.

Per cui bisogna che anche le rispettive prudenze differiscano specificamente secondo questi tre fini: vi è quindi in primo luogo la prudenza ordinaria, che attende al bene proprio; vi è in secondo luogo la prudenza economica o domestica, che è ordinata al bene comune della casa o della famiglia, e vi è in terzo luogo la politica, che è ordinata al bene comune della città o del regno.

Analisi delle obiezioni:

1. Il Filosofo non intende dire che la politica è uguale secondo la sostanza dell'abito a qualsiasi tipo di prudenza, ma a quella prudenza che è ordinata al bene comune.

La quale può essere detta prudenza in quanto è la retta ragione di certe azioni da compiere, ma viene detta politica in quanto è ordinata al bene comune.

2. Come lo stesso Filosofo aggiunge, « all'uomo onesto spetta la capacità di ben governare e di ben ubbidire ».

Quindi nella virtù dell'uomo onesto è inclusa anche la virtù del principe.

Ma la virtù di chi governa e quella del suddito sono specificamente distinte, come pure quella del marito e della moglie, secondo il medesimo testo.

3. Fini diversi subordinati l'uno all'altro possono anch'essi diversificare le specie degli abiti: come l'equitazione, l'arte militare e l'amministrazione civile sono arti che differiscono specificamente, sebbene il fine dell'una sia ordinato a quello dell'altra.

Parimenti, anche se il bene del singolo è ordinato al bene della collettività, tuttavia la diversità determina sempre una diversità specifica di abiti.

Da ciò però deriva che l'abito ordinato al fine ultimo è più importante, e comanda agli altri abiti.

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