Summa Teologica - II-II

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Articolo 1 - Se siano ben determinate le parti della prudenza

In 3 Sent., d. 33, q. 3, a. 1; In 6 Ethic., lect. 7; In De Mem., lect. 1

Pare che non siano ben determinate le parti della prudenza.

Infatti:

1. Cicerone [ De invent. 2,53 ] assegna tre parti alla prudenza, e cioè: la memoria, l'intelligenza e la provvidenza.

- Macrobio invece [ Sup. somn. Scip. 1,8 ], seguendo Plotino, ne assegna sei, e cioè: la ragione, l'intelletto, la circospezione, la previdenza, la docilità e la cautela.

- Aristotele poi [ Ethic. 6, cc. 9,10,11 ] dice che alla prudenza appartengono l'eubulia, la synesis e la gnome.

E a proposito della prudenza ricorda pure l'eustochia e la solerzia, il senso e l'intelletto.

- Invece un altro Filosofo greco [ Andronico Peripatetico ] afferma che alla prudenza appartengono dieci parti, e cioè: l'eubulia, la sagacia, la previdenza, la regnativa, la militare, la politica, l'economica, la dialettica, la retorica, la fisica.

- Dunque alcuni di questi elenchi o sono eccessivi, o sono insufficienti.

2. La prudenza si contrappone alla scienza.

Ma la politica, l'economia, la dialettica, la retorica e la fisica sono altrettante scienze.

Quindi non sono parti della prudenza.

3. Le parti non sono più estese del tutto.

Ora, la memoria intellettiva, o intelligenza, la ragione, il senso e la docilità non appartengono soltanto alla prudenza, ma a tutti gli abiti conoscitivi.

Quindi non devono essere poste tra le parti della prudenza.

4. Come sono atti della ragione pratica la deliberazione, il giudizio e il comando, così lo è pure l'uso, secondo le spiegazioni date in precedenza [ I-II, q. 16, a. 1 ].

Come quindi alla prudenza si aggiunge l'eubulia, che si riferisce alla deliberazione, e così pure la synesis e la gnome, che si riferiscono al giudizio, così bisognava assegnare qualcosa anche per l'uso.

5. Come si è visto sopra [ q. 47, a. 9 ], la sollecitudine appartiene alla prudenza.

Quindi tra le parti della prudenza non doveva mancare la sollecitudine.

Dimostrazione:

Le parti possono essere di tre generi: integranti, come le pareti, il tetto e le fondamenta sono le parti di una casa; soggettive, come il bue e il leone sono parti del genere animale; potenziali, come le facoltà della nutrizione e della sensazione sono parti dell'anima.

Perciò in tre modi si possono determinare le parti di una virtù.

Primo, per analogia con le parti integranti: e allora sono parti della virtù quelle funzioni che sono indispensabili al suo atto perfetto.

E in questo senso fra tutte le cose enumerate [ ob. 1 ] si possono determinare otto parti della prudenza: e sono le sei enumerate da Macrobio, a cui bisogna aggiungere la memoria ricordata da Cicerone, e l'eustochia o sagacia di cui parla Aristotele ( infatti il senso della prudenza si identifica con l'intelletto, secondo l'esplicita ammissione del Filosofo [ Ethic. 6,11 ]: « Di questi oggetti dunque ci deve essere un senso, e questo è l'intelletto » ).

E di queste otto parti cinque appartengono alla prudenza in quanto è una virtù conoscitiva, cioè: la memoria, la ragione, l'intelletto, la docilità e la sagacia; le altre invece appartengono alla prudenza in quanto comanda, applicando la conoscenza all'operazione, cioè: la previdenza, la circospezione e la cautela.

- E il motivo della loro distinzione risulta evidente dal fatto che nella conoscenza si devono considerare tre cose.

Primo, la conoscenza stessa: la quale se riguarda il passato è memoria, mentre se riguarda il presente, sia necessario che contingente, viene detta intelletto o intelligenza.

- Secondo, l'acquisto della conoscenza: acquisto che può essere ottenuto o mediante l'insegnamento, e allora abbiamo la docilità, oppure con la ricerca personale, e allora abbiamo l'eustochia, che è il ben congetturare.

E di questa, come nota Aristotele [ Ethic. 6,9 ], fa parte la solerzia, la quale a suo dire [ Anal post. 1,34 ] è « la pronta congettura del medio [ dimostrativo ] ».

- Terzo, si deve considerare l'uso della conoscenza: cioè il passaggio che uno fa dalle cose che conosce alla conoscenza e al giudizio di altre cose.

E ciò appartiene alla ragione.

- Perché poi la ragione possa ben comandare deve badare a tre cose.

Primo, a ordinare ciò che è proporzionato al fine: e allora abbiamo la previdenza.

Secondo, a osservare le circostanze dell'impresa: e abbiamo la circospezione.

Terzo, a evitare gli ostacoli: e abbiamo la cautela.

Parti soggettive di una virtù sono poi le sue varie specie.

E in questo modo sono parti della prudenza in senso proprio la prudenza con la quale uno governa se stesso e la prudenza con la quale uno governa la collettività: le quali, come si è detto [ q. 47, a. 11 ], differiscono specificamente.

A sua volta poi la prudenza fatta per il governo della collettività si suddivide in varie specie secondo i diversi tipi di collettività.

C'è infatti una collettività riunita per un'impresa speciale, come l'esercito è radunato per combattere: e il suo buon governo costituisce la prudenza militare.

Invece altre collettività sono unite per la vita nel suo insieme, come la collettività di una casa o di una famiglia il cui governo richiede la prudenza economica o domestica, e la collettività di una città o di un regno, il cui principio direttivo nel re prende il nome di prudenza governativa, e nei sudditi di prudenza politica, o di politica semplicemente.

- Se invece si prende il termine prudenza in senso lato, in quanto include anche la conoscenza speculativa, come sopra [ q. 47, a. 2, ad 2 ] si è notato, allora tra le sue parti troviamo anche la dialettica, la retorica e la fisica, in base ai tre metodi in uso nelle scienze.

Il primo dei quali consiste nel procurare la scienza con la dimostrazione: e ciò appartiene alla fisica, intendendo per fisica tutte le scienze dimostrative.

Il secondo metodo è invece quello di produrre delle opinioni con argomenti probabili: e abbiamo allora la dialettica.

Il terzo metodo consiste infine nell'insinuare un sospetto, o nel creare una persuasione in base a semplici congetture: e ciò appartiene alla retorica.

- Tuttavia si potrebbe anche affermare che queste tre denominazioni appartengono anche alla prudenza propriamente detta, la quale argomenta partendo talora dal necessario, talora dal probabile e talora da semplici congetture.

Finalmente si dicono parti potenziali di una virtù quelle virtù supplementari che sono ordinate a materie o ad atti secondari non aventi tutta la forza della virtù principale.

E sotto questo aspetto sono parti della prudenza l'eubulia, che riguarda la deliberazione, la synesis, che riguarda il giudizio su quanto avviene ordinariamente, e la gnome, che riguarda il giudizio su cose che esigono un'eccezione alla legge ordinaria.

Invece la prudenza ha di mira l'atto principale, che è il comandare.

Analisi delle obiezioni:

1. I vari elenchi differiscono secondo i vari tipi di parti su cui sono impostati; oppure perché in una parte di un dato elenco vengono incluse molte parti che in altri elenchi sono distinte.

Cicerone, p. es., nella previdenza include anche la cautela e la circospezione; e nell'intelligenza include la ragione, la docilità e la sagacia.

2. L'economia e la politica non sono prese qui come scienze, ma come tipi di prudenza.

Per le altre tre poi basta quanto abbiamo già detto [ nel corpo ].

3. Tutte queste facoltà o qualità sono elencate come parti della prudenza non nel loro significato generale, ma in quanto si riferiscono agli oggetti della prudenza.

4. Comandare bene e usare bene vanno sempre di pari passo: poiché al comando della ragione segue l'obbedienza delle facoltà inferiori, che appartengono all'uso.

5. La sollecitudine è inclusa nel concetto di previdenza.

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