Summa Teologica - II-II

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Articolo 2 - Se la prudenza appartenga solo alla ragione pratica oppure anche alla speculativa

I-II, q. 56, a. 3; In 3 Sent., d. 33, q. 2, a. 4, sol. 4

Pare che la prudenza non appartenga solo alla ragione pratica, ma anche alla speculativa.

Infatti:

1. Nei Proverbi [ Pr 10,23 ] si legge: « Sapienza è per l'uomo la prudenza ».

Ma la sapienza consiste principalmente nella contemplazione.

Quindi anche la prudenza.

2. S. Ambrogio [ De off. 1,24 ] ha scritto: « La prudenza si interessa dell'investigazione del vero, e infonde il desiderio di una maggiore conoscenza ».

Ma ciò appartiene alla ragione speculativa.

Quindi la prudenza interessa anche la ragione speculativa.

3. Il Filosofo [ Ethic. 6,6 ] mette nella medesima parte dell'anima l'arte e la prudenza.

Ora, l'arte non è soltanto nella ragione pratica, ma anche in quella speculativa: il che è evidente per le arti liberali.

Perciò anche la prudenza è insieme pratica e speculativa.

In contrario:

Il Filosofo [ Ethic. 6,5 ] afferma che la prudenza è la retta ragione delle azioni da compiere.

Ma ciò è compito esclusivo della ragione pratica.

Quindi la prudenza si trova solo nella ragione pratica.

Dimostrazione:

Come dice il Filosofo [ ib. ], « è proprio del prudente saper deliberare ».

Ora, la deliberazione ha di mira ciò che noi dobbiamo fare in ordine a un fine.

Ma la ragione che si riferisce a ciò che si deve fare per un fine è la ragione pratica.

Perciò è evidente che la prudenza interessa soltanto la ragione pratica.

Analisi delle obiezioni:

1. La sapienza, come si è detto [ q. 45, a. 1 ], considera direttamente la causa suprema.

Perciò la considerazione della causa più alta, in qualsiasi ordine di cose, appartiene alla sapienza ad esso relativa.

Ora, nell'ordine degli atti umani la causa più alta è il fine universale di tutta la vita.

E la prudenza mira precisamente a questo fine: il Filosofo [ ib. ] infatti fa notare che, come quando uno sa fare buon uso della ragione per un fine particolare, ad es. per la vittoria militare, viene detto prudente, non però in senso assoluto, ma in quel campo, cioè nelle cose militari, così quando uno sa fare buon uso della ragione per vivere onestamente si dice che è prudente in senso assoluto.

È chiaro quindi che la prudenza è la sapienza delle cose umane, ma non è sapienza in senso assoluto: poiché non ha di mira la causa suprema in senso assoluto, ma riguarda il bene dell'uomo, che non è la realtà più eccellente.

Per cui in quel testo si dice espressamente che la prudenza è « sapienza per l'uomo », ma non sapienza in senso assoluto.

2. S. Ambrogio e lo stesso Cicerone [ De invent. 2,53 ] usano il termine prudenza in senso lato, per qualsiasi conoscenza, sia speculativa che pratica.

Sebbene si possa rispondere che lo stesso atto della ragione speculativa, in quanto volontario, è oggetto nel suo esercizio della scelta e della deliberazione, e quindi della prudenza.

Esso invece sfugge alla deliberazione e alla prudenza nei suoi elementi specifici imposti dall'oggetto, che è costituito dalle verità necessarie.

3. Qualsiasi applicazione della retta ragione a cose fattibili appartiene all'arte.

Invece alla prudenza appartiene solo l'applicarsi della retta ragione alle cose che sono oggetto di deliberazione.

E tali sono le cose in cui non esistono vie ben determinate per giungere al fine, come dice Aristotele [ Ethic. 3,3 ].

Poiché dunque la ragione speculativa produce o fa delle cose, come sillogismi, proposizioni ecc., in cui si procede secondo vie certe e determinate, ne viene che rispetto ad esse si può salvare il concetto di arte, ma non quello di prudenza.

Per cui si può trovare un'arte, ma non una prudenza speculativa.

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