Summa Teologica - II-II

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Articolo 3 - Se la preghiera sia un atto della religione

In 4 Sent., d. 15, q. 4, a. 1, sol. 2

Pare che la preghiera non sia un atto della religione.

Infatti:

1. La religione, essendo una parte della giustizia, risiede nella volontà.

Invece la preghiera appartiene alla parte intellettiva, come si è visto [ a. 1 ].

Quindi la preghiera non è un atto della religione, ma del dono dell'intelletto, che ha il compito di elevare la mente a Dio.

2. L'atto di latria è di necessità di precetto.

La preghiera invece non pare avere questa necessità di precetto, ma deriva da una semplice volizione, non essendo altro che la richiesta di ciò che si vuole.

Quindi la preghiera non è un atto della religione.

3. Spetta alla religione far sì che uno « offra alla divinità atti e cerimonie di culto ».

Ora, la preghiera non offre nulla a Dio, ma piuttosto mira a ottenere qualcosa da lui.

Quindi la preghiera non è un atto della religione.

In contrario:

Nei Salmi [ Sal 141,2 ] si legge: « Come incenso salga a te la mia preghiera »; e la Glossa [ P. Lomb. di Cassiod. ] spiega che « per significare la preghiera era prescritto nell'antica legge di offrire l'incenso in odore soave al Signore ».

Ma ciò appartiene alla religione.

Quindi la preghiera è un atto della religione.

Dimostrazione:

Come sopra [ q. 81, aa. 2,4 ] si è detto, alla religione spetta propriamente prestare a Dio riverenza e onore.

Perciò tutto quanto serve a rendere onore a Dio appartiene alla virtù di religione.

Ora, con la preghiera l'uomo rende onore a Dio: poiché si sottomette a lui e confessa col pregare di aver bisogno di lui, quale causa dei suoi beni.

Risulta chiaro quindi che la preghiera è propriamente un atto della virtù di religione.

Analisi delle obiezioni:

1. La volontà muove le altre potenze dell'anima al suo proprio fine, come si è visto [ q. 82, a. 1, ad 1 ].

Quindi la religione, che risiede nella volontà, può ordinare gli atti delle altre potenze all'onore di Dio.

Ora, tra le altre potenze dell'anima l'intelletto è quella più alta e più vicina alla volontà.

Perciò dopo la devozione, che appartiene direttamente alla volontà, la preghiera, che appartiene all'intelletto, è la prima tra gli atti della virtù di religione: è infatti l'atto con cui questa virtù muove l'intelletto umano verso Dio.

2. Ricade sotto il precetto non solo chiedere le cose che desideriamo, ma anche desiderarle rettamente.

Ora, mentre il desiderare in questo modo rientra sotto il precetto della carità, il chiedere ricade sotto un precetto della virtù di religione.

Precetto che nel Vangelo [ Mt 7,7 ] è espresso con le parole: « Chiedete e otterrete ».

3. Pregando l'uomo offre la sua mente a Dio, sottomettendola e quasi presentandola a lui con riverenza, come risulta dalle parole di Dionigi riferite all'inizio dell'argomento.

Come quindi la mente umana è superiore alle membra esterne e corporee, o ai beni esterni che possono essere consacrati al servizio di Dio, così la preghiera è superiore agli altri atti della religione.

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