Summa Teologica - II-II

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Articolo 4 - Se la divinazione fatta con l'invocazione dei demoni sia illecita

In 2 Sent., d. 7, q. 3, a. 2; In Is., c. 3

Pare che la divinazione fatta con l'invocazione dei demoni non sia illecita.

Infatti:

1. Cristo, che come dice S. Pietro [ 1 Pt 2,22 ] è « colui che non commise peccato », certo non commise nulla di illecito.

Eppure il Signore [ cf. Mc 5,9 ] chiese al demonio: « Come ti chiami? ».

E quegli rispose: « Legione, perché siamo in molti ».

Quindi è lecito interrogare i demoni sulle cose occulte.

2. Le anime dei santi non possono gradire interrogazioni illecite.

Ora, si legge [ 1 Sam 28,8ss ] che Samuele apparve a Saul il quale chiedeva l'esito della battaglia a una pitonessa, e gli predisse il futuro.

Quindi la divinazione fatta interpellando i demoni non è illecita.

3. È lecito chiedere a chi la conosce una verità che è utile a sapersi.

Ma spesso sono utili a sapersi delle cose occulte che possono essere conosciute dai demoni: come quando si tratta di scoprire un ladro.

Perciò la divinazione fatta con l'invocazione dei demoni non è illecita.

In contrario:

Nel Deuteronomio [ Dt 18.10s ] si legge: « Non si trovi in te chi interroghi gli indovini o consulti le pitonesse ».

Dimostrazione:

Tutte le divinazioni fatte con l'invocazione del demonio sono illecite, per due motivi.

Primo, per l'origine di tali divinazioni, che consiste in un patto stabilito col demonio in base al fatto stesso della sua invocazione.

E questo è assolutamente illecito.

Ai trasgressori perciò si applicano quelle parole di Isaia [ Is 28,15 ]: « Voi dite: Abbiamo concluso un'alleanza con la morte, e con gli inferi abbiamo fatto lega ».

E sarebbe poi ancora più grave se uno offrisse sacrifici in onore del demonio invocato.

Secondo, per le conseguenze che ne derivano.

Infatti il demonio, il quale mira alla perdizione degli uomini, anche se in questi responsi dice qualcosa di vero, tende ad abituare gli uomini a credere in lui: e così mira a condurre a cose che sono dannose per la salvezza.

Per cui S. Atanasio [ In Lc ], su quel passo evangelico [ Lc 4,35 ]: « Sgridandolo gli disse: Taci », fa queste riflessioni: « Sebbene il demonio dicesse il vero, tuttavia Cristo gli proibì di parlare perché insieme con la verità egli non promulgasse anche la propria iniquità.

E anche per abituare noi a non curarci dei demoni, anche se paiono dire la verità: è infatti un peccato farsi istruire dal demonio, quando è sempre pronta per noi la Sacra Scrittura ».

Analisi delle obiezioni:

1. Come spiega S. Beda [ In Lc 3 ], « il Signore non chiese perché non sapesse, ma perché, confessando il paziente la peste che sopportava, rilucesse maggiormente la virtù di chi voleva curarla ».

Del resto una cosa è interrogare un demonio che si presenta spontaneamente, il che talora può essere lecito per l'utilità che altri ne traggono, specialmente quando lo si può costringere per virtù divina a dire la verità, e altro è invocarlo per ottenere da lui la conoscenza di cose occulte.

2. Come scrive S. Agostino [ De div. quaest. 2,3.1 ], « non è assurdo credere che sia stato permesso per una disposizione [ divina ], e in virtù non delle arti o delle potenze magiche, ma di occulti procedimenti ignoti alla pitonessa e a Saul, che apparisse alla vista del re lo spirito di quel giusto, per intimargli la condanna divina.

Oppure non fu veramente evocato dal suo riposo lo spirito di Samuele, ma un fantasma e un'illusione immaginaria prodotta dalle macchinazioni del diavolo, e che la Scrittura denomina Samuele, come si è soliti denominare coi nomi rispettivi le immagini delle cose ».

3. Nessun vantaggio temporale può reggere il confronto col pericolo che minaccia la salvezza spirituale in seguito all'invocazione che si fa del demonio nella ricerca di cose occulte.

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