Summa Teologica - II-II

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Articolo 5 - Se la divinazione fondata sull'astrologia sia illecita

I-II, q. 9, a. 5, ad 3; In 3 Sent., d. 15, q. 1, a. 3, ad 4; C. G., III, c. 154; De sort., cc. 4, 5; De iud.; In Gal., c. 4, lect. 4

Pare che la divinazione che si fonda sull'astrologia non sia illecita.

Infatti:

1. È cosa lecita predire gli effetti in base all'osservazione delle loro cause: come i medici in base all'andamento della malattia predicono la morte.

Ma i corpi celesti sono la causa di quanto avviene in questo mondo, come insegna anche Dionigi [ De div. nom. 4 ].

Quindi la divinazione che si fonda sull'astrologia non è illecita.

2. La scienza umana deriva dall'esperienza, come dimostra il Filosofo [ Met. 1,1 ].

Ma alcuni riscontrarono con molte esperienze che certe cose future possono essere conosciute in base all'osservazione degli astri.

Perciò non è illecito praticare queste divinazioni.

3. Si dice che la divinazione è illecita perché si fonda su un accordo col demonio.

Ma nella divinazione fatta mediante gli astri ciò è escluso, limitandosi essa a considerare la disposizione di certe creature.

Quindi questo tipo di divinazione non è illecito.

In contrario:

S. Agostino [ Conf. 4,3 ] racconta: « Non cessavo di consultare quel genere di impostori che chiamano astrologi; poiché costoro non facevano in certo qual modo uso di alcun sacrificio, né indirizzavano preghiere a spirito alcuno per la divinazione.

Il che tuttavia la vera e cristiana pietà logicamente respinge e condanna ».

Dimostrazione:

Come sopra [ a. 1, ad 2; a. 2 ] si è notato, nella divinazione che deriva da opinioni false e menzognere si intromette l'operazione del demonio, per irretire le anime nella menzogna e nell'errore.

Ora, uno accetta opinioni false e menzognere se pretende di conoscere in base all'osservazione degli astri cose future che in quel modo non si possono prevedere.

Bisogna perciò stabilire quali siano le cose future che è possibile prevedere in base all'osservazione dei corpi celesti.

Ora, è evidente che è possibile prevedere in questo modo certi fenomeni che avvengono per necessità causale: come gli astronomi prevedono in questo modo le eclissi future.

Però sulla previsione del futuro in base all'osservazione degli astri molte sono state le opinioni.

Infatti ci furono alcuni i quali dissero che le stelle non producono, ma piuttosto significano o indicano gli eventi previsti in base alla loro osservazione.

- Ma questa tesi è insostenibile.

Poiché un segno materiale o è effetto di ciò che indica, come il fumo indica il fuoco dal quale è prodotto, oppure deriva con esso da una medesima causa, per cui mentre indica la causa indica conseguentemente anche l'effetto: come l'arcobaleno talora indica il sereno perché la sua causa è la causa stessa della serenità.

Ora, non si può dire che la posizione e i moti dei corpi celesti siano effetti degli eventi futuri.

E neppure è possibile ricollegarli a una causa superiore comune di ordine materiale.

Possono però risalire a quell'unica causa comune che è la provvidenza divina; ma quest'ultima dispone i moti e la posizione dei corpi celesti in modo diverso da come dispone gli eventi futuri contingenti.

Poiché gli astri sono disposti con criteri di necessità in modo che si comportino sempre allo stesso modo, mentre questi ultimi seguono criteri di contingenza, in modo da verificarsi in svariate modi.

Per cui dall'osservazione degli astri non è possibile desumere altra previsione degli eventi futuri all'infuori di quella che consiste nel prevedere gli effetti dalle loro cause.

Ma alla causalità dei corpi celesti sfuggono due serie di effetti.

Primo, tutti i fatti che avvengono per accidens, sia negli avvenimenti umani che nei fenomeni naturali.

Poiché, come spiega Aristotele [ Met 6,3 ], ciò che è per accidens non ha causa: specialmente se si intende una causa naturale, qual è appunto la virtù dei corpi celesti.

Infatti ciò che avviene per accidens propriamente non ha né entità né unità: p. es. che mentre cade una pietra capiti un terremoto, oppure che un uomo nello scavare un sepolcro trovi un tesoro, e altre cose del genere, sono fatti che non hanno connessione o unità, ma per natura loro rimangono sconnessi e molteplici.

Invece la natura termina sempre a un'unità: come anche ha inizio da un principio unitario, che è la forma dell'essere fisico che agisce.

Secondo, alla causalità dei corpi celesti sfuggono gli atti del libero arbitrio, che è « una facoltà della volontà e della ragione » [ P. Lomb., Sent. 2,24 ].

Infatti l'intelletto, o ragione, non è un corpo, né l'atto di un organo corporeo, e quindi neppure è tale la volontà, che è insita nella ragione, come dichiara il Filosofo [ De anima 3, cc. 4,9 ].

Ora, nessun corpo può agire su una realtà incorporea.

Perciò è impossibile che i corpi celesti agiscano direttamente sull'intelletto e sulla volontà: ciò infatti equivarrebbe a negare la differenza fra l'intelletto e i sensi; cosa che Aristotele [ De anima 3,3 ] rimprovera a quanti affermavano che « tale è negli uomini il volere quale ogni giorno lo dà il Padre degli uomini e degli dèi », cioè il sole o il cielo [ cf. Omero, Odyss. 18,135s ].

Quindi i corpi celesti non possono essere la causa diretta degli atti del libero arbitrio.

- Tuttavia essi possono inclinare ad agire in un dato senso come predisposizioni: poiché influiscono sul corpo umano, e quindi sulle facoltà sensitive le quali, attuandosi in organi corporei, influiscono come inclinazioni sugli atti umani.

Siccome però le potenze sensitive ubbidiscono alla ragione, come insegna il Filosofo [ l. cit. 3,11; Ethic. 1,13 ], questa inclinazione non impone alcuna necessità al libero arbitrio, ma l'uomo può agire contro l'inclinazione dei corpi celesti.

Se quindi uno si serve dell'osservazione degli astri per prevedere il futuro casuale o fortuito, o anche per predire con certezza gli avvenimenti umani, ciò è dovuto a un'opinione falsa e menzognera.

E allora interviene l'opera del demonio.

Perciò tale divinazione è superstiziosa e illecita.

- Se invece uno si serve dell'osservazione degli astri per prevedere fenomeni che sono causati dai corpi celesti, quali la siccità, la pioggia e simili, allora la sua divinazione non è né illecita né superstiziosa.

Analisi delle obiezioni:

1. È così risolta la prima obiezioni.

2. Il fatto che gli astrologi spesso predicono il vero può essere spiegato in due modi.

Primo, perché la massa degli uomini segue le passioni corporali, e quindi i loro atti per lo più seguono l'inclinazione dei corpi celesti; mentre sono pochi, cioè i saggi soltanto, che pensano a governare con la ragione queste inclinazioni.

Perciò gli astrologi in molti casi predicono il vero; e specialmente a proposito degli avvenimenti pubblici, che dipendono dalla moltitudine.

Secondo, per un intervento diabolico.

Dice infatti S. Agostino [ De Gen. ad litt. 2,17.35 ]: « Bisogna riconoscere che quando gli astrologi dicono il vero, ciò avviene sotto un'ispirazione occultissima, che le anime umane subiscono senza saperlo.

E siccome ciò avviene allo scopo di ingannare gli uomini, è opera di spiriti immondi e seduttori, ai quali è permesso di conoscere alcuni dati veri sulle realtà temporali ».

Quindi conclude: « Per questo il buon cristiano deve guardarsi dagli astrologi e da tutti coloro che da empi esercitano l'arte divinatoria, specialmente se predicono il vero: affinché la sua anima, ingannata dal commercio con i demoni, non venga irretita in un patto con essi ».

3. È così risolta anche la terza obiezioni.

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