La Genesi alla lettera

Indice

Libro II

10.23 - Il moto del cielo e l'appellativo di "firmamento"

Riguardo al moto celeste alcuni fratelli pongono il quesito se il cielo stia fermo oppure si muova.

Poiché, se si muove - dicono - come mai può essere "firmamento"?

Se invece sta fermo, come mai le stelle, che si crede siano fisse in esso, ruotano da Oriente a Occidente, mentre quelle settentrionali compiono giri più brevi verso il polo?

Sembrerebbe quindi che il cielo, se esiste al vertice opposto un altro polo a noi nascosto, gira come una sfera e, se non esiste nessun altro polo, come un disco.

Io rispondo loro che, per sapere con sicurezza se le cose stiano o non stiano così, occorrono ricerche razionali molto delicate e laboriose, per dedicarmi alle quali e svolgerle non solo io non ho più il tempo, ma non debbono averne neppure coloro che noi desideriamo istruire per la loro salvezza e per il bene ch'esige la santa Chiesa.

Costoro dunque sappiano che da una parte il termine "firmamento" non ci costringe a credere che il cielo sia immobile, dato che si può pensare sia stato chiamato "firmamento" non già a causa della sua immobilità, ma della sua solidità o a causa del limite invalicabile che separa le acque superiori da quelle inferiori; d'altra parte se la verità [ scientifica ] ci persuade che il cielo è immobile, il moto degli astri non c'impedisce di pensare che sia così.

Inoltre anche da quelli stessi che hanno fatto queste ricerche con la massima diligenza e con tutto il tempo disponibile, è stato scoperto che anche nel cielo immobile, con il solo moto circolare degli astri, si potevano produrre tutti i fenomeni [ astronomici ] notati ed osservati nelle stesse rivoluzioni siderali.

11.24 - Le acque separate dalla terra e l'informità di questa

E Dio disse: L'acqua ch'è sotto il cielo si raccolga nella sua massa e appaia l'asciutto. E così avvenne.

E l'acqua che è sotto il cielo si raccolse nella sua massa e apparve l'asciutto.

E Dio chiamò "terra" l'asciutto e "mare" la massa delle acque. E Dio vide ch'è una cosa buona. ( Gen 1,9-10 )

Di quest'opera di Dio abbiamo già trattato abbastanza nel nostro primo libro,2 dovendo rispondere a un altro quesito.

Qui perciò diamo un breve avvertimento: se per caso uno non si preoccupa di sapere quando furono create le forme specifiche delle acque e delle terre, può ammettere che in quel giorno fu fatta solo la separazione di questi due elementi inferiori.

C'è però chi si preoccupa di sapere perché mai la luce e il cielo furono fatti in giorni diversi, mentre l'acqua e la terra furono fatte al di fuori dei giorni o prima di tutti i giorni e perché la luce e il cielo furono fatti mediante la Parola di Dio che diceva: Sia fatto, mentre si trova scritto che l'acqua e la terra furono sì separate mediante la Parola di Dio ma furono create senza che Dio pronunciasse alcuna parola.

Costui può, senza pregiudizio della fede, intendere la cosa nel senso che le parole la terra era invisibile e confusa ( Gen 1,2 ) - parole dette prima dell'enumerazione dei giorni, quando la Scrittura spiega di qual natura era la terra fatta da Dio, avendo detto in precedenza: Nel principio Dio creò il cielo e la terra ( Gen 1,1 ) - vogliono soltanto suggerire lo stato informe della materia fisica, e ciò perché la Scrittura preferisce denotarla con termini più comuni che oscuri; purché tuttavia una persona tarda d'ingegno, per il fatto che la Scrittura separa a parole la materia e la forma, non si formi inavvertitamente una falsa idea e tenti di separarle anche nel tempo, come se prima esistesse la materia e in seguito, dopo un certo lasso di tempo, fosse aggiunta la forma, mentre Dio le ha create ambedue simultaneamente e ha costituito una materia formata, la cui informità è denotata dalla Scrittura in precedenza - come ho già detto - con i termini usuali di "terra" e di "acqua".

In realtà la terra e l'acqua, benché esistano anche con le proprietà che vediamo essere possedute da esse, tuttavia a causa della facilità, con cui si corrompono, sono più vicine allo stato informe che non i corpi celesti.

Inoltre, poiché tutte le opere [ della creazione ] compiute nei diversi giorni vengono descritte come formate a partire da uno stato informe ciascuna nel suo proprio giorno e l'agiografo aveva già narrato che il cielo era stato creato a partire da questa materia fisica - la cui natura è molto diversa da quella delle cose terrestri - adesso, trattandosi di quel che restava da formare mediante quella materia nella più bassa graduatoria degli esseri, non ha voluto includerlo nella successione ordinata delle cose usando l'espressione: Sia fatto.

Il resto di questa informità non era destinato a ricevere una forma simile a quella ricevuta dal cielo, ma una inferiore e di minor pregio e molto vicina allo stato informe.

Per conseguenza la Scrittura preferisce usare un'altra espressione dicendo: Si ammassino le acque e: Appaia l'asciutto; ( Gen 1,9 ) in tal modo questi due elementi ricevettero le loro particolari forme specifiche che ci sono ben note e possiamo toccare con le mani, l'acqua mobile, la terra immobile: e di quella è detto: si ammassi, di questa: appaia; l'acqua infatti è dolcemente fluida mentre la terra solidamente ferma.

12.25 - La creazione dei vegetali

E Dio disse: La terra produca erbe del prato che portino seme secondo la loro specie e la loro somiglianza, e alberi fruttiferi che producano sulla terra frutti contenenti seme in se stessi. E così avvenne.

E la terra fece spuntare erbe del prato per il nutrimento contenenti in sé il seme secondo la loro specie e la loro somiglianza, e alberi fruttiferi portanti ciascuno frutto e contenenti il loro seme in se stessi conforme alla loro specie sulla terra.

E Dio vide ch'è una cosa buona. E venne sera e poi mattina: terzo giorno. ( Gen 1,11-13 )

A questo punto occorre considerare il modo d'agire del [ sommo ] Ordinatore.

Le erbe e gli alberi, quanto alla loro specie, sono creature distinte dalla terra e dalle acque; non potendosi annoverare tra gli elementi, con un ordine distinto fu ordinato che uscissero dalla terra e in un modo distinto sono state applicate le solite formule ed anche quest'altra: E così avvenne, ed in seguito è stato ripetuto ciò che fu fatto; in modo anche distinto è indicato che Dio vide ch'è una cosa buona.

Ciononostante, poiché queste creature restano fisse con le loro radici, unite e attaccate alla terra, Dio volle che la loro creazione appartenesse al medesimo giorno.

13.26 - Creazione dei luminari

E Dio disse: Ci siano dei luminari nel firmamento del cielo perché risplendano per l'inizio del giorno e della notte e distinguano il giorno dalla notte e servano da segni per indicare i tempi, i giorni e gli anni e servano da luce nel firmamento del cielo, per far luce sulla terra.

E così avvenne. Dio fece i due luminari grandi: il luminare maggiore per l'inizio del giorno e il luminare minore per l'inizio della notte, e le stelle. Dio le pose nel firmamento del cielo perché splendessero sulla terra e fossero per [ indicare ] l'inizio del giorno e della notte e perché distinguessero la luce dalle tenebre.

E Dio vide ch'è una cosa buona. E venne sera e poi mattina: quarto giorno. ( Gen 1,14-19 )

A proposito di questo quarto giorno ci si deve chiedere che significa questa successione ordinata con cui furono create o divise la terra dall'acqua e la terra produsse germogli prima che fossero creati gli astri nel cielo.

Non possiamo infatti dire che furono scelte le creature più eccellenti con cui distinguere la serie dei giorni cosicché l'ultimo e quello di mezzo spiccassero per una bellezza maggiore, dal momento che il quarto giorno è nel mezzo dei sette.

Si può infatti obiettare che nel settimo giorno non fu fatta alcuna creatura.

Forse che la luce del primo giorno corrisponde meglio al riposo del settimo e perciò in tal modo viene ordita la trama di questa successione ordinata, in cui gli estremi si corrisponderebbero, mentre al centro avrebbero risalto i luminari del cielo?

Se però il primo giorno corrisponde al settimo, anche il secondo deve per conseguenza corrispondere al sesto.

Ma quale somiglianza ha il firmamento del cielo con l'uomo fatto ad immagine di Dio?

Forse perché il cielo occupa tutta la parte superiore del mondo, e all'uomo è stato dato il potere di dominare su tutta la parte inferiore?

Ma che dire degli animali e delle bestie che la terra produsse nel medesimo sesto giorno ciascuno secondo la sua specie?

Qual rapporto può esserci tra essi e il cielo?

13.27 - L'ordine e la finalità della creazione

O non era forse piuttosto logico che, essendo prima intesa la formazione della creatura spirituale sotto il nome di luce, fosse fatta anche la creatura materiale, cioè il nostro mondo visibile, che fu creato in due giorni a causa delle due grandi parti di cui risulta composto l'universo, e cioè il cielo e la terra, secondo l'analogia per cui anche tutto l'insieme della creatura spirituale e materiale è spesso chiamato "cielo e terra"?

In tal modo anche la massa d'aria assai spesso agitata farebbe parte della sfera terrestre poiché si condensa a causa delle evaporazioni umide, mentre, al contrario, se c'è una regione tranquilla dell'atmosfera, ove non si possono formare moti di venti e di tempeste, questa apparterrebbe alla sfera celeste.

Una volta creata questa massa dell'universo fisico, situato completamente in un sol luogo ov'è collocato il mondo, era logico fosse riempito di esseri, che quali parti nel tutto potessero spostarsi da un luogo a un altro mediante movimenti appropriati.

Questa facoltà non l'hanno invece né l'erbe né gli alberi, poiché sono fissi con le radici alla terra e, benché siano dotati di movimenti appropriati alla loro crescita, non possono tuttavia spostarsi dal loro luogo con i loro sforzi, ma là si nutrono e crescono ove sono fissi e perciò appartengono alla terra piuttosto che alla specie degli esseri che si muovono nelle acque e sulla terra.

Poiché dunque alla costituzione del mondo visibile, cioè del cielo e della terra, sono stati assegnati due giorni, resta che i rimanenti tre giorni vengano assegnati alla creazione degli esseri dotati di movimento e visibili che ne fanno parte.

E allo stesso modo che il cielo fu creato al principio, così prima dev'essere sistemato con gli esseri della stessa specie: ecco perché al quarto giorno vengono create le stelle, mediante la luce delle quali, diffusa sulla terra, venga illuminata anche la regione inferiore del mondo affinché i suoi abitanti non vengano inviati in un'abitazione invasa dalle tenebre.

E perciò, poiché a causa della loro debolezza fisica gli abitanti del mondo inferiore hanno bisogno, per riprender forza, del riposo che subentra ai movimenti, fu fatto sì che il giro del sole e l'alternarsi del giorno e della notte procurasse loro l'alternarsi del sonno e della veglia senza che la notte restasse priva di bellezza ma, con la luce della luna e delle stelle, fosse di sollievo a quegli uomini costretti a lavorare per necessità anche durante la notte, e fosse illuminata a sufficienza per alcuni animali che non possono tollerare la luce del sole.

14.28 - Relazione tra i luminari e la successione dei giorni e delle notti

Quanto poi alle parole: Servano da segni per i tempi, per i giorni e per gli anni, ( Gen 1,14 ) chi non vede quanto oscura è l'espressione secondo cui i tempi sarebbero cominciati il quarto giorno come se i tre giorni precedenti fossero potuti passare al di fuori del tempo?

Chi dunque potrebbe capire come quei tre giorni trascorsero prima che avessero inizio i tempi che, secondo l'affermazione della Scrittura, cominciarono il quarto giorno o se quei giorni trascorsero davvero?

O forse il termine "giorno" denota la forma specifica della cosa creata e quello di "notte" la mancanza della forma?

Così, con il nome di "notte" sarebbe stata indicata la materia ancor priva della forma specifica, la materia cioè con cui si sarebbero dovute formare tutte le altre cose, allo stesso modo che anche nelle cose, sebbene formate, si può tuttavia intendere l'informità della materia considerandone proprio la mutevolezza, poiché non si può distinguere come se fosse una cosa più lontana nello spazio o anteriore nel tempo.

O forse il termine "notte" denoterebbe piuttosto, perfino quando si tratta d'una cosa creata e formata, la medesima mutabilità, ossia la possibilità di cessare - per così dire - d'essere, poiché nelle cose create è insita la possibilità di mutare, anche se non cambiano?

Riguardo alla sera e al mattino, sono termini con cui non sarebbe denotato un tempo passato o futuro ma un certo limite, grazie al quale si capirebbe fin dove può arrivare il modo d'essere proprio della natura particolare d'ogni giorno e da qual momento comincia in seguito un'altra natura?

Oppure si deve forse indagare più accuratamente qualche altra spiegazione di queste parole?

14.29 - In qual senso e di che cosa gli astri sono "segni"

Quando la Scrittura, a proposito degli astri, dice: Servano da segni, ( Gen 1,14 ) chi potrebbe, senza fatica, penetrarne il senso occulto e dire di quale specie di segni essa parla?

La Scrittura infatti non parla di segni, l'osservanza dei quali è indice di vanità, ma evidentemente di quelli utili e necessari all'esigenze di questa vita come quelli che osservano i marinai per governare le loro navi o che osservano gli uomini per prevedere le condizioni atmosferiche durante l'estate e l'inverno, durante la stagione autunnale e primaverile.

D'altra parte la Scrittura chiama senza dubbio "tempi" questi che scorrono col moto degli astri, non la durata dei vari spazi di tempo, ma le variazioni atmosferiche e quelle del clima.

Se infatti la creazione di questi corpi luminosi fu preceduta da un qualche movimento di natura fisica o spirituale affinché una cosa, attesa per il futuro, divenisse passata attraverso il presente, non poté esistere senza che esistesse anche il tempo.

E d'altronde chi potrebbe sostenere che il tempo cominciò solo con la creazione degli astri?

Ma l'indicazione precisa delle ore, dei giorni e degli anni, la cui conoscenza ci è abituale, non si potrebbe avere se non mediante il movimento degli astri.

Supponiamo pertanto d'intendere "i tempi", i giorni, gli anni in tal senso, cioè come alcune suddivisioni del tempo, misurate dagli orologi o dai moti del cielo che noi conosciamo, quando il sole sorge dall'Oriente fino a raggiungere il suo zenit e di lì cala in senso opposto fino all'Occidente affinché, subito dopo il suo tramonto, possiamo vedere la luna oppure qualche altro astro spuntare dall'Oriente, salire fino allo zenit ad indicare la mezzanotte e poi tramontare quando, al ritorno del sole, appare il mattino: un giorno corrisponde allora al giro completo del sole da Oriente a Oriente; gli anni, al contrario, o corrispondono alle rivoluzioni regolari del sole - non a quelle che compie nel tornare all'Oriente come fa ogni giorno ma a quelle che compie nel tornare in prossimità dei medesimi luoghi delle costellazioni; cioè le effettua solo dopo il trascorrere di 365 giorni e 6 ore le quali sono la quarta parte del giorno - frazione che, ripetuta quattro volte, costringe ad intercalare un giorno chiamato dai Romani "bisèsto", affinché il sole torni al punto di partenza della sua rivoluzione; oppure si tratta di anni anche più lunghi e piuttosto misteriosi, poiché si dice che si compiono anni più lunghi misurati dalle rivoluzioni degli altri astri -; se dunque dobbiamo intendere i tempi, i giorni e gli anni in questo senso, nessuno dubita che siano misurati dagli astri e dai luminari del cielo.

La Scrittura infatti si esprime in modo ch'è incerto se la frase: Servano da segni per i tempi, per i giorni e gli anni si riferisce a tutti gli astri oppure se i segni e i tempi sono in rapporto agli altri astri e gli anni e i giorni soltanto in rapporto al sole.

15.30 - In qual fase fu creata la luna?

Molti, inoltre, indagano esprimendosi con un diluvio di ciance, in quale stato fu creata la luna.

Volesse il cielo ch'essi parlassero come persone impegnate nella ricerca e non piuttosto a farla da maestri!

Essi infatti dicono che fu creata piena poiché non era conveniente che Dio, a proposito degli astri, facesse qualcosa d'imperfetto nel giorno in cui la Scrittura dice che furono creati.

Coloro che si oppongono a questa opinione obiettano: "La luna dunque doveva essere al suo primo giorno e non al decimoquinto; chi mai infatti comincia a contare da questo numero?".

Io invece sto a ugual distanza tra gli uni e gli altri senza difendere nessuna delle due opinioni, ma affermo chiaramente che Dio creò la luna perfetta sia che la creasse quando è al novilunio che quando è nel plenilunio.

Dio infatti è l'autore e ordinatore delle stesse nature.

Orbene, tutto ciò che una cosa produce in qualsiasi modo con un processo naturale attraverso tempi convenienti, lo conteneva anche prima allo stato latente, se non nella sua forma visibile o nella sua massa corporea, almeno nella sua essenza e nella ragione della propria natura, salvo che si debba dire che un albero, privo di frutti e spogliato delle sue foglie durante l'inverno, è imperfetto, oppure che, anche nei suoi primordi quando non aveva dato alcun frutto, quella natura era imperfetta.

Ma ciò non sarebbe giusto affermarlo non solo dell'albero ma nemmeno del suo germe, in cui tutto ciò che si sviluppa in un modo o in un altro, in progresso di tempo, rimane latente sotto forme invisibili.

D'altronde, anche se si affermasse che Dio fece qualcosa d'imperfetto perché lo rendesse perfetto in seguito lui stesso, che ci sarebbe di biasimevole in una tale opinione?

Sarebbe giustamente da riprovare se si affermasse che fu resa perfetta da un altro una cosa iniziata da lui.

15.31 - Si spiegano le varie fasi della luna

Coloro dunque che, a proposito della terra creata da Dio quando egli fece il cielo e la terra, non si lamentano ch'essa era invisibile e caotica ma poi al terzo giorno fu resa visibile e disposta in ordine, perché mai si creano problemi avvolti da oscuri misteri a proposito della luna?

Oppure, se ciò che la Scrittura dice a proposito della terra lo interpretano non come fatti avvenuti nel corso del tempo, avendo Dio creato simultaneamente la materia insieme alle cose, ma come si possono esporre in un racconto, perché mai a proposito d'un fatto che si può osservare pure con gli occhi, non vedono che la massa della luna è intera e perfetta in tutta la sua rotondità anche quando risplende in forma di falce, sia che cominci sia che termini di proiettare la sua luce sulla terra?

Se dunque in essa la luce cresce arrivando alla sua completezza e decresce, non è la luna stessa a mutare ma la parte che viene illuminata.

Se, al contrario, essa risplende sempre da una sola parte della sua piccola sfera, pare crescere mentre rivolge quella parte verso la terra sino a quando non si sia rivolta completamente - ciò che avviene dal primo giorno al decimoquarto -, essa è sempre piena ma non sempre appare così agli abitanti della terra.

La spiegazione è la medesima anche se la luna è illuminata dai raggi del sole.

Infatti anche così non può apparire, quando è vicina al sole, se non con i corni illuminati, poiché tutta l'altra faccia illuminata del suo globo è invisibile non essendo rivolta verso la terra; solo quando la luna si trova in opposizione al sole, appare alla terra l'intera sua faccia illuminata dal sole.

15.32 - Si spiega Sal 136,8-9

Non mancano tuttavia di quelli che dicono di credere che la luna fu creata originariamente al suo quattordicesimo giorno, non perché si debba credere ch'essa sia stata creata piena, ma perché nella Scrittura le parole di Dio sono del seguente tenore: La luna fatta per l'inizio della notte. ( Gen 1,14 )

Ora, la luna appare all'inizio della notte solo quando è piena; altre volte, al contrario, comincia ad apparire anche durante il giorno prima d'esser piena e nel corso tanto più avanzato della notte, quanto più essa decresce.

Ma chi per "inizio" della notte non intende se non il "dominio" sulla notte - poiché anche il testo greco indica ciò meglio usando il termine άρχήν, e nei Salmi sta scritto più chiaramente: [ Ha fatto ] il sole che presieda al giorno e la luna e le stelle che presiedano alla notte ( Sal 136,8-9 ) - non è costretto a contare cominciando dal quattordicesimo giorno e credere che la luna sia stata creata originariamente al primo giorno della lunazione.

16.33 - Hanno gli astri il medesimo splendore?

Si è anche soliti discutere se questi luminari visibili del cielo, ossia il sole, la luna e le stelle abbiano uno splendore uguale ma, poiché hanno una distanza diversa dalla terra, appaiono perciò con uno splendore più o meno grande ai nostri occhi.

Veramente, a proposito della luna, coloro che la pensano così non dubitano ch'essa splende meno del sole dal quale affermano ch'è illuminata.

Essi però osano dire che molte stelle hanno la stessa grandezza del sole o sono anche più grandi ma, essendo situate più lontano, appaiono più piccole.

Quanto a noi, comunque stia la cosa, ci basta sapere che gli astri sono stati creati da Dio.

Dobbiamo tuttavia ritenere quanto è detto dall'autorità dell'Apostolo: Altro è lo splendore del sole, altro lo splendore della luna e altro lo splendore delle stelle; perché ogni stella differisce da un'altra quanto allo splendore. ( 1 Cor 15,41 )

Essi però, pur senza contraddire l'Apostolo, potrebbero ancora rispondere: "Differiscono - è vero - quanto allo splendore, ma solo allo sguardo degli abitanti della terra", oppure: "L'Apostolo si esprimeva così per analogia con coloro che risorgeranno e che alla vista non appariranno diversi da quello che sono in se stessi; gli astri, però, anche se considerati in se stessi, differiscono quanto a splendore, ma tuttavia alcuni sono anche più grandi del sole"; sta perciò ad essi di vedere come mai attribuiscono al sole una superiorità sì grande da affermare che trattiene con sé i suoi raggi spingendole a retrocedere nella loro corsa alcune stelle e proprio le principali, alle quali essi rivolgono le loro preghiere più che alle altre.

Non è infatti verosimile che stelle più grandi o della stessa grandezza possano essere sopraffatte dalla veemenza dei suoi raggi.

Oppure, se affermano che sono più grandi le stelle superiori delle costellazioni o del settentrione che non subiscono alcuna influenza da parte del sole, perché mai venerano maggiormente le stelle che girano lungo i segni dello zodiaco?

Per qual motivo le presentano "domicili" delle costellazioni?

Sebbene si sostenga che quelle retrocessioni, o forse  ritardi degli astri, non dipendono dal sole, ma da altre cause più misteriose, dai loro libri appare tuttavia evidente che costoro nelle loro stravaganze con cui, allontanandosi dalla verità, congetturano il significato effettivo dei destini, attribuiscono al sole il più grande potere.

16.34 - Le stelle sono diverse fra loro

Ma lasciamo che riguardo al cielo dicano ciò che vogliono coloro che sono estranei al Padre ch'è nei cieli; a noi invece non conviene né giova far ricerche più sottili su la distanza e la grandezza delle stelle e spendere in siffatta ricerca il tempo necessario a occupazioni più serie e più importanti.

Noi d'altra parte preferiamo credere che sono più grandi di tutti gli altri luminari quelli ai quali la Scrittura dà risalto dicendo: Dio fece i due luminari grandi; ( Gen 1,16 ) essi però non sono uguali poiché la Scrittura, dopo aver dato loro la preminenza rispetto a tutti gli altri, aggiunge che sono diversi tra loro.

Dice infatti: Il luminare maggiore per l'inizio del giorno e il luminare minore per l'inizio della notte. ( Gen 1,16 )

Concederanno senz'altro, per lo meno, che quei luminari splendono evidentemente più degli altri sulla terra, e il giorno non splende se non grazie alla luce del sole e la notte, pur essendo visibili tante stelle, se manca la luna, non risplende come quando è illuminata dalla sua presenza.

17.35 - Contro gli indovini poiché si basano su princìpi e calcoli falsi

Per quanto riguarda il destino [ degli uomini ] dobbiamo respingere assolutamente, per preservare l'integrità della nostra fede, i cavilli di qualunque specie e le presunte osservazioni scientifiche desunte dall'astrologia che i suoi seguaci chiamano άποτελέσματα; con tali disquisizioni infatti si sforzano di toglierci perfino i motivi di pregare e, nel caso di azioni cattive con tutta ragione biasimate, c'inducono con la loro falsa ed empia dottrina ad accusare Dio, creatore delle costellazioni, anziché l'uomo, autore delle scellerate azioni.

Ma che le nostre anime non sono, per loro natura, soggette neppure all'influsso dei corpi celesti dovrebbero ascoltarlo anche dai loro filosofi.

Che poi i corpi celesti non siano superiori ai corpi terrestri quanto ai fenomeni di cui essi si occupano, dovrebbero riconoscerlo una buona volta anche solo dal fatto che, sebbene molti corpi di specie diverse - d'animali, d'erbe o di piante - vengono seminati insieme in un medesimo istante e ne nascono innumerevoli altri in un medesimo istante, tuttavia non solo in luoghi diversi ma addirittura in un medesimo luogo della terra è tale e tanta la varietà del loro sviluppo, delle loro attività e delle loro malattie, che questi astrologi, se osservassero attentamente tali fenomeni, perderebbero davvero - come suole dirsi - le stelle.

17.36 - Argomento contro gli astrologi; è il caso dei gemelli

Quando gli astrologhi vengono confutati vittoriosamente con questi fatti, che cosa c'è di più insulso e balordo dell'affermare che l'influsso esercitato dalle stelle sul destino riguarda solo gli uomini?

Anch'essi tuttavia proprio a proposito degli uomini vengono confutati con l'esempio dei gemelli, perché gli astrologhi ammettono che questi nascono per lo più sotto una medesima costellazione, mentre poi vivono in modo diverso e sono felici o infelici in misura diversa e muoiono anche in maniera diversa; poiché, anche se al momento d'essere partoriti esiste qualche intervallo tra l'uno e l'altro, nel caso di alcuni l'intervallo è tuttavia sì piccolo da non poter - essere calcolato da codesti astrologhi.

Al momento della nascita di Giacobbe si costatò che la mano di lui, che veniva dopo di Esaù, teneva il calcagno del fratello che lo precedeva: fino al punto che [ i gemelli ] nacquero in modo da dare l'impressione che nascesse, per così dire, un unico bambino di dimensioni doppie. ( Gen 25,25 )

Certamente le loro "costellazioni", come le chiamano gli astrologhi, non potevano essere in alcun modo diverse.

Che c'è dunque di più sciocco del credere che un astrologo, contemplando quelle costellazioni riguardo al medesimo oroscopo e alla medesima luna, avrebbe potuto predire che uno dei gemelli sarebbe stato benvoluto dalla madre e l'altro no?

Se infatti avesse predetto un'altra cosa, avrebbe certamente predetto il falso; se invece avesse detto così, avrebbe detto di certo il vero ma non in base alle sciocche canzonette dei loro libri.

Se invece non vogliono credere a questo racconto storico poiché è tratto dalle nostre Scritture, potranno forse distruggere anche la natura delle cose?

Poiché dunque affermano di non ingannarsi affatto nel caso che hanno conosciuto l'ora del concepimento, non disdegnino almeno di prendere in considerazione - in quanto uomini - il concepimento di gemelli.

17.37 - Perché alle volte gli indovini predicono il vero

Si deve quindi ammettere che quando costoro predicono il vero, le loro predizioni sono causate da un'ispirazione affatto misteriosa che le menti umane subiscono a loro insaputa.

Ma quando ciò accade per ingannare gli animi è opera di spiriti seduttori: a questi è permesso di conoscere certe verità relative ai fenomeni temporali non solo a causa dei loro sensi più acuti poiché posseggono corpi di natura più sottile dei nostri e non solo a causa di un'esperienza meglio informata grazie alla loro vita più lunga, ma anche grazie agli angeli santi che rivelano loro quanto apprendono dall'onnipotente Dio, anche dietro ordine di Colui che distribuisce agli uomini i meriti secondo una giustizia perfetta e assai misteriosa.

Talvolta al contrario questi medesimi spiriti malvagi, facendo finta di pronosticarlo, rivelano ciò che hanno intenzione di fare essi stessi.

Ecco perché un buon cristiano deve guardarsi non solo dagli astrologhi ma anche da qualsiasi indovino che usi mezzi contrari alla religione, soprattutto quando dicono il vero, per evitare che ingannino l'anima mettendola in rapporto con i demoni e la irretiscano in una specie di patto d'alleanza con loro.

18.38 - Si suole indagare se le stelle sono animate da spiriti

Si è soliti porre anche il quesito se questi luminari visibili del cielo siano solo dei corpi o abbiano ciascuno uno spirito che li governi e, qualora li avessero, se ricevono da questi spiriti anche il soffio vitale, come la carne riceve la vita dall'anima degli animali, o se gli spiriti li governano con la sola presenza pur restando distinti da quelli.

Sebbene sia difficile saperlo, credo tuttavia che nel corso della presente esposizione delle Scritture potranno presentarsi dei passi più adatti con cui sarà possibile, se non dimostrare qualcosa di certo, almeno mettere in chiaro su questo problema la nostra fede secondo le norme della sacra Scrittura.

Per ora, osservando sempre una saggia e religiosa prudenza, non dobbiamo, a proposito d'un problema sì oscuro, credere nulla temerariamente, per evitare che, se in seguito si venisse a scoprire la verità, sebbene questa non possa essere affatto in contraddizione con i Libri sacri dell'Antico e del Nuovo Testamento, la rifiutassimo tuttavia per affezione al nostro errore.

Ma ormai dobbiamo passare al terzo libro della nostra opera.

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2 1, 12, 26-14,28