Summa Teologica - II-II

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Articolo 4 - Se a Dio si debba ubbidire in tutto

Infra, q. 154, a. 2, ad 2; In Ioan., c. 2, lect. 1

Pare che a Dio non si debba ubbidire in tutto.

Infatti:

1. Nel Vangelo [ Mt 9,30s ] si legge che il Signore diede questo comando ai due ciechi guariti: « Badate che nessuno lo sappia! Ma essi, appena usciti, ne sparsero la fama in tutta quella regione ».

E tuttavia essi non vengono rimproverati.

Quindi pare che non in tutto siamo tenuti a ubbidire a Dio.

2. Nessuno può essere tenuto a compiere delle cose contrarie alla virtù.

Ma Dio ha dato dei comandi contrari alla virtù: come quando comandò ad Abramo di uccidere il figlio innocente [ Gen 22,2 ], e agli Ebrei di rubare i beni degli Egiziani [ Es 11,2 ], cose contrarie alla giustizia; o ad Osea di prendere per moglie un'adultera [ Os 1,2; Os 3,1 ], il che è contro la castità.

Perciò a Dio non si deve ubbidire in tutto.

3. Chi ubbidisce a Dio uniforma la propria volontà a quella di Dio anche nelle cose volute.

Ma noi non siamo tenuti, come sopra [ I-II, q. 19, a. 10 ] si è detto, a uniformare la nostra volontà a quella di Dio in tutte le cose da essa volute.

Quindi non si è tenuti a ubbidire a Dio in tutte le cose.

In contrario:

Nell'Esodo [ Es 24,7 ] si legge: « Tutto quello che il Signore ha ordinato, noi lo faremo e lo eseguiremo ».

Dimostrazione:

Secondo le spiegazioni date [ a. 1 ], chi ubbidisce viene mosso dal comando del superiore come gli esseri fisici o materiali sono mossi dai loro motori.

Come però Dio è il primo motore di tutte le realtà materiali, così è anche il primo motore di tutte le volontà, come si è dimostrato in precedenza [ I-II, q. 9, a. 6 ].

Perciò come tutti gli esseri materiali sottostanno per naturale necessità alla mozione divina, così per una certa necessità di giustizia tutte le volontà sono tenute a ubbidire al comando di Dio.

Analisi delle obiezioni:

1. Il Signore disse ai due ciechi di tenere nascosto il miracolo non con l'intenzione di obbligarli con un comando divino bensì, come spiega S. Gregorio [ Mor. 19,23 ], « per dare un esempio ai suoi seguaci: affinché desiderino anch'essi di nascondere le loro virtù, e tuttavia siano di esempio agli altri attraverso la manifestazione di esse fatta loro malgrado ».

2. Come Dio non compie nulla contro la natura, poiché secondo la Glossa [ ord. su Rm 11,24 ] « la natura di ogni cosa è ciò che Dio opera in essa », anche se compie alcune cose contro il corso ordinario della natura, così non può comandare nulla contro la virtù, poiché la virtù, come anche la rettitudine della volontà umana, consiste principalmente nella conformazione ai voleri di Dio e nell'esecuzione dei suoi comandi, anche se tali comandi risultano contrari alla norma ordinaria della virtù.

E così il comando fatto ad Abramo di uccidere il figlio innocente non era contro la giustizia: poiché Dio è la causa della vita e della morte.

- Parimenti non era contro la giustizia l'ordine dato agli Ebrei di prendere i beni degli Egiziani: poiché tutte le cose appartengono a Dio, ed egli può darle a chi vuole.

- Finalmente non era contro la castità il comando dato a Osea di prendere una sposa adultera: poiché Dio è egli stesso l'ordinatore della generazione umana, e quindi il modo di avere rapporti con le donne è precisamente quello che Dio ha stabilito.

- È chiaro quindi che nell'ubbidire a Dio, o nel volergli ubbidire, costoro non fecero peccato.

3. Sebbene non siamo sempre tenuti a volere le cose che Dio vuole [ o dispone ], tuttavia siamo sempre tenuti a volere quanto Dio vuole che noi vogliamo.

E questa volontà ci è manifestata soprattutto attraverso i precetti.

Perciò siamo tenuti a ubbidire a tutti i comandi divini.

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