Summa Teologica - II-II

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Articolo 1 - Se la pietà sia un dono dello Spirito Santo

In 3 Sent., d. 34, q. 3, a. 2, sol.1

Pare che la pietà non sia un dono.

Infatti:

1. I doni, come si è visto [ I-II, q. 68, a. 1 ], differiscono dalle virtù.

Ma la pietà è una virtù, come sopra [ q. 101, a. 3 ] si è dimostrato.

Quindi la pietà non è un dono.

2. I doni, come si è dimostrato in precedenza [ I-II, q. 68, a. 8 ], sono superiori alle virtù, e specialmente alle virtù morali.

Ora, tra le parti potenziali della giustizia la religione è superiore alla pietà.

Se quindi una di queste parti merita di essere posta tra i doni, pare che ciò spetti alla religione, non alla pietà.

3. Nella patria celeste rimangono i doni e i loro atti, come si è visto [ I-II, q. 68, a. 6 ].

Ma in cielo non possono rimanere gli atti della pietà: infatti S. Gregorio [ Mor. 1,32 ] dice che « la pietà riempie il cuore con le opere di misericordia »; e così non potrà rimanere in cielo, dove non ci sarà alcuna miseria.

Quindi la pietà non è un dono.

In contrario:

Isaia [ Is 11,2 ] la enumera tra i doni.

Dimostrazione:

Come si è spiegato in precedenza [ I-II, q. 68, aa. 1 ss; q. 69, a. 1 ], i doni dello Spirito Santo sono disposizioni abituali che rendono l'anima pronta alla mozione dello Spirito Santo.

Ora, fra le altre cose, lo Spirito Santo ci muove ad avere un affetto filiale verso Dio, secondo le parole di S. Paolo [ Rm 8,15 ]: « Voi avete ricevuto uno spirito da figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: Abbà, Padre! ».

E poiché spetta propriamente alla pietà « offrire al padre prestazioni e culto », ne segue che la pietà, che ci spinge sotto la mozione dello Spirito a prestare un culto a Dio come Padre, è un dono dello Spirito Santo.

Analisi delle obiezioni:

1. La pietà che rende onore e culto ai genitori è una virtù, mentre la pietà-dono assolve tali doveri verso Dio in quanto Padre.

2. Prestare un culto a Dio in quanto Creatore, come fa la religione, è una cosa più eccellente che prestare un culto al padre terreno, come fa la virtù della pietà.

Ma prestare un culto a Dio come Padre è assai più che offrire un culto a Dio come Creatore e Signore.

Quindi la religione è superiore alla virtù della pietà, ma il dono della pietà è superiore alla religione.

3. Come con la virtù della pietà l'uomo presta onore e culto non solo al padre carnale, ma anche ai consanguinei, in quanto essi appartengono al padre, così anche il dono della pietà presta culto e onore non solo a Dio, ma anche a tutti gli uomini in quanto appartengono a Dio.

E così spetta al dono della pietà l'onorare i santi, e « il non contraddire alla Scrittura, sia che la si intenda, sia che non la si intenda », come dice S. Agostino [ De doctr. christ. 2,7.9 ].

Inoltre indirettamente tale dono ha anche il compito di sollevare chi è nella miseria.

E sebbene tale atto non venga più esercitato nella patria celeste, specialmente dopo il giorno del giudizio, tuttavia allora più che mai il dono rimarrà nel suo atto principale, che è quello di onorare Dio con affetto filiale, secondo le parole della Sapienza [ Sap 5,5 ]: « Sono annoverati tra i figli di Dio ».

Inoltre ci sarà un reciproco omaggio tra i santi.

Adesso però, prima del giorno del giudizio, i santi esercitano anche la misericordia verso quanti vivono nello stato dell'attuale miseria.

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