Summa Teologica - II-II

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Articolo 3 - Se la costanza rientri nella perseveranza

Pare che la costanza non rientri nella perseveranza.

Infatti:

1. La costanza, come sopra [ q. 136, a. 5 ] si è visto, rientra nella pazienza.

Ma la pazienza è distinta dalla perseveranza.

Quindi la costanza non rientra nella perseveranza.

2. Come dice Aristotele [ Ethic. 2,2 ], « la virtù ha per oggetto il difficile e il bene ».

Ora, non è difficile essere costanti nelle cose piccole, ma solo nelle cose grandi, che sono l'oggetto della magnificenza.

Perciò la costanza rientra più nella magnificenza che nella perseveranza.

3. Se la costanza rientrasse nella perseveranza, non se ne distinguerebbe in alcun modo: poiché entrambe implicano una certa fermezza.

Invece esse sono distinte: infatti Macrobio [ Sup. somn. Scip. 1,8 ] distingue la costanza dalla fermezza, che per lui sta a indicare la perseveranza, come si è visto [ q. 128, ad 6 ].

Quindi la costanza non rientra nella perseveranza.

In contrario:

Costante è colui che « sta fermo in una cosa ».

Ora, « permanere in una cosa » appartiene alla perseveranza, come è evidente dalla definizione di Andronico [ cf. a. 1, s. c. ].

Dunque la costanza rientra nella perseveranza.

Dimostrazione:

La perseveranza e la costanza concordano nel fine, poiché entrambe hanno il compito di persistere con fermezza nel bene: divergono invece rispetto alle obiezioni da affrontare per non scostarsi dal bene.

Infatti la virtù della perseveranza a tutto rigore fa persistere fermamente l'uomo nel bene contro la obiezioni che nasce direttamente dal prolungarsi dell'atto virtuoso; invece la costanza fa persistere fermamente nel bene contro la obiezioni che nasce da altre circostanze esterne che lo impediscono.

Quindi la perseveranza è una parte [ potenziale ] della fortezza più importante della costanza: poiché la obiezioni insita nella durata dell'atto è più essenziale all'atto virtuoso di quella proveniente da impedimenti esterni.

Analisi delle obiezioni:

1. Gli ostacoli che impediscono dall'esterno di persistere nel bene sono specialmente quelli che causano la tristezza.

Ora, quest'ultima è oggetto della pazienza, come si è visto [ q. 136, a. 1 ].

Quindi la costanza per il fine a cui tende concorda con la perseveranza, mentre per le obiezioni che affronta concorda con la pazienza.

Il fine però è più importante.

Quindi la costanza rientra più nella perseveranza che nella pazienza.

2. Perseverare nelle grandi opere è più difficile; però anche perseverare in quelle piccole od ordinarie ha la sua obiezioni, se non per la grandezza dell'atto, che interessa la magnificenza, almeno per la durata stessa, che è l'oggetto della perseveranza.

Quindi la costanza può rientrare nell'una e nell'altra.

3. La costanza rientra nella perseveranza in quanto concorda con essa; tuttavia non si identifica con essa, poiché se ne distingue nel modo che abbiamo spiegato [ nel corpo ].

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