Summa Teologica - II-II

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Articolo 9 - Se si possano indurre altri a entrare in religione

Supra, q. 100, a. 3, ad 4; Quodl., 3, q. 5, a. 1, ad 5; 4, q. 12, a. 1; Contra Retr., a. 13, ad 7

Pare che nessuno debba indurre altri a entrare in religione.

Infatti:

1. S. Benedetto nella sua Regola [ 58 ] comanda che « non si devono ammettere con facilità quelli che chiedono di entrare in religione, ma si deve provare se siano mossi dallo Spirito di Dio ».

E la stessa cosa insegna Cassiano [ De instit. coenob. 4,3 ].

Molto meno quindi è lecito indurre qualcuno a entrare in religione.

2. Il Signore [ Mt 23,15 ] ha detto: « Guai a voi, che percorrete il mare e la terra per fare un solo proselito e, ottenutolo, lo rendete figlio della Geenna il doppio di voi ».

Ora, precisamente questo paiono fare quelli che inducono gli altri a entrare in religione.

Quindi pare che ciò sia riprovevole.

3. Nessuno deve indurre un altro a una cosa che lo pregiudica.

Ma chi induce altri ad accedere a un ordine religioso talvolta procura loro un danno: poiché quelli forse si erano obbligati a un ordine più perfetto.

Perciò non è una cosa lodevole indurre altri a entrare in religione.

In contrario:

Nell'Esodo [ Es 26,3ss ] si legge: « Una cortina tiri l'altra cortina ».

Quindi un uomo deve tirare l'altro al servizio di Dio.

Dimostrazione:

Quelli che persuadono altri a entrare in religione non solo non peccano, ma meritano un grande premio, poiché sta scritto [ Gc 5,20 ]: « Chi riconduce un peccatore dalla sua via di errore, salverà la sua anima dalla morte e coprirà una moltitudine di peccati ».

E in Daniele [ Dn 12,3 ] si legge: « Coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre ».

Tuttavia in quest'opera di persuasione potrebbero avvenire tre disordini.

Primo, se uno costringesse altre persone a entrare in religione, il che è proibito dai Canoni [ Decr. di Graz. 2,20,3,4 ].

- Secondo, se uno attirasse un altro alla religione in maniera simoniaca, facendo dei regali, come si accenna in altri Canoni [ 2,1,2,2 ].

Però non c'è simonia nel dare il necessario a un povero per mantenerlo in vista della vita religiosa; o nel fargli piccoli regali, senza alcun patto, per accattivarsi la sua familiarità.

- Terzo, se si ricorresse alla menzogna.

Infatti in questo caso chi si è lasciato attrarre è in pericolo di defezionare, vedendosi ingannato; e allora « la nuova condizione di quell'uomo diventerebbe peggiore della prima », come dice il Vangelo [ Mt 12,45 ].

Analisi delle obiezioni:

1. Anche per quelli che sono stati indotti alla vita religiosa c'è l'anno di prova, in cui possono sperimentare le obiezioni.

Quindi neppure per essi è facile l'entrata nella vita religiosa.

2. Secondo S. Ilario [ In Mt 24 ] quelle parole del Signore preannunziavano lo zelo con il quale i Giudei, dopo la predicazione di Cristo, avrebbero tentato di attrarre i gentili, o anche i cristiani, al culto giudaico, rendendoli due volte figli della Geenna: poiché nel giudaismo non vengono rimessi i peccati fatti in precedenza, e in più si incorre nel peccato di incredulità proprio dei Giudei.

Quindi le parole suddette non sono a proposito.

Invece secondo S. Girolamo [ In Mt 4 ] la frase si riferisce ai Giudei anche per il periodo in cui era lecito osservare il loro culto: nel senso cioè che chi veniva convertito da costoro al giudaismo « quando era pagano era semplicemente nell'errore, mentre nel vedere poi i vizi dei suoi maestri tornava al suo vomito e, ridivenuto pagano, era degno di un castigo più grave come prevaricatore ».

Dal che si rileva che non è riprovevole attrarre altri al culto di Dio, bensì dare cattivo esempio a quelli che si sono convertiti, rendendoli peggiori.

3. Nel più è incluso anche il meno.

Perciò chi si è obbligato con voto o con giuramento a entrare in un ordine meno perfetto può essere indotto lecitamente a entrare in un ordine più perfetto; a meno che non ci sia un impedimento particolare, p. es. la malattia, o la speranza di un progresso maggiore in un ordine meno austero.

Chi invece si è obbligato con voto o con giuramento a entrare in un ordine più austero non può essere indotto lecitamente a entrare in un ordine meno rigoroso senza una causa speciale ed evidente, e senza la dispensa dei superiori.

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