Summa Teologica - III

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La vita di Cristo

( III, qq. 27-45 )

( qq. 34-45 )

1 - Il sottotitolo del volume XXV promette più di quanto effettivamente contiene.

Per l'esattezza dobbiamo dire che contiene solo la metà.

L'altra metà della Vita di Cristo è infatti contenuta nel volume successivo, che prenderà un titolo più particolareggiato: Passione e gloria del Redentore.

La colpa di questo smembramento non ricade sull'Autore, il quale non aveva previsto l'edizione bilingue della sua Opera, con tutte le complicazioni che essa comporta.

Per lui le qq. 27- 59 formano un blocco unico: per noi invece dalla q. 46 alla fine è stato necessario un volume distinto.

Ma i nostri lettori capiranno bene, se non sono stati fuorviati dal razionalismo, il quale oggi ha preso le vesti della demitizzazione, che anche la passione, la morte, la resurrezione e l'ascensione di Cristo sono parti integranti della sua vita.

L'unità di questo trattato è assicurata anche dal simbolismo dei numeri.

L'Autore dedica alla vita di Cristo trentatré questioni: numero che ricorda gli anni del Redentore divino secondo la tradizione.

Non si pensi però a un racconto cronologico degli avvenimenti.

Abbiamo invece una vita del Signore analizzata teologicamente secondo uno schema generico, che potrebbe adattarsi alla vita di qualsiasi figlio di Adamo:

I - Entrata nel mondo ( qq. 27-39 );

II - Comportamento e iniziative ( qq. 40-45 );

III - Uscita da questo mondo ( qq. 46-52 );

IV - Destino ultra terreno ( qq. 53-59 ).

Abbiamo indicato qui, in qualche modo, le quattro stagioni dell'esistenza umana; e su codesto schema il Dottore Angelico imbastisce le sue più belle meditazioni sulla vita di Cristo, raccogliendo sui vari problemi la voce della tradizione.

Da buon teologo egli cerca di scoprire le ragioni di convenienza che sembrano giustificare ogni passo del Redentore e ogni suo atteggiamento: ne ricerca le cause e ne valuta le conseguenze.

2 - Nelle questioni relative all'entrata di Cristo nel mondo occupa il primo posto in ordine espositivo il concepimento di Cristo.

Ma non si può parlare del concepimento, senza rivolgere lo sguardo alla madre.

« Lungamente S. Tommaso contempla da principio la Madre di Gesù.

Visibilmente la Vergine, o, come lui dice invariabilmente, la Beata Vergine, lo trattiene, si sente bene che Maria cattura il suo sguardo per la bellezza personale e la purezza incomparabile che le deriva dalla sua maternità divina » ( SYnave P., Vie de Jesus, t. I, in Somme Fran., t. I, p. 9 ).

Abbiamo affidato a un monologo questa prima parte, nella speranza che i nostri lettori potranno trovare nella sua introduzione e nelle sue note un'illustrazione aggiornata del pensiero di S. Tommaso.

Per il resto abbiamo poco da aggiungere alle brevi note poste in calce ai vari articoli.

I Fonti del trattato.

3 - Alla base della riflessione teologica troviamo sempre il testo biblico, senza quelle discriminazioni che sono la prerogativa dei moderni razionalisti.

Per S. Tommaso tutto quello che è nei libri canonici ha l'identico grado di certezza, perché come tutti i buoni cristiani crede nell'ispirazione divina.

Né si scandalizza delle discrepanze, le quali non sono in grado di compromettere la verità e tanto meno la voracità degli evangelisti: « Non è lecito pensare che nel Vangelo, o in qualsiasi altro libro ispirato ci siano delle affermazioni false, o che i loro scrittori abbiano detto delle menzogne: poiché così vorrebbe distrutta la certezza della fede, che si appoggia sull'autorità della sacra Scrittura.

Il fatto che nel Vangelo e negli altri libri santi vengano riferite diversamente le parole dei vari personaggi, non è una menzogna.

Dico infatti S. Agostino: "Questo problema non deve preoccupare colui il quale ritiene che la conoscenza della verità risulta dalle idee, quale che siano le parole con le quali viene presentata".

E aggiunge: "Da ciò appare evidente che non dobbiamo accusare nessuno di menzogna, se più individui nel ricordare cose viste o udite, non le esprimono tutti allo stesso modo e con le stesse parole" » ( II-II, q. 110, a. 3, ad 1 ).

L'Autore della Somma non ha nessuna intenzione di nascondersi le difficoltà; ma per risolverlo non si adatta al comodo sistema di dichiarare contraddittorie le fonti scritturistiche.

Sulla scia dei Santi Padri egli cerca la concordanza dei testi nelle mille possibilità del concreto svolgimento dei fatti.

E in genere raggiunge così dei risultati soddisfacenti; eccetto il caso in cui le fonti patristiche siano state realmente inquinate, a sua insaputa, dalle stravaganze degli apocrifi.

4 - Tra i Padri l'Aquinate dà un posto preminente a S. Agostino, citato qui spesso con particolare larghezza.

Seguono ben a distanza gli altri antichi esegeti cristiani: S. Giovanni Crisostomo, S. Girolamo, S. Ambrogio, S. Gregorio Magno, S. Beda il Venerabile.

Di Origene pare che l'Autore citi qui direttamente le sole omelie sul vangelo di S. Luca, tradotte in latino da S. Girolamo.

Gli altri Padri, da S. Gregorio Nazianzeno o S. Basilio a S. Giovanni Damasceno hanno fornito ben poche idee nella compilazione del trattato che stiamo esaminando.

Lo pseudo Dionigi ha invece esercitato un influsso determinante in una questione particolare, con le stravaganze descritte nell'Epistola a Policarpo.

S. Tommaso ha creduto che codesta composizione appartenesse realmente a un testimone oculare, cioè a quel Dionigi che S. Paolo convertì ad Atene nel suo celebre discorso all'Areopago ( At 17,34 ).

E quindi, per quanto il prodigio narrato potesse sembrare strano, ha ritenuto di doverlo accettare come autentico ( cfr. q. 44, a. 2 ).

Le citazioni tratte dai Padri sono davvero sovrabbondanti in questi 94 articoli.

Cosicché il Gaetano sente il dovere di scrivere nel suo commento: « Qui, come in mille altri luoghi, nota come l'Autore non ha voluto arrogarsi nulla della dottrina dei Santi Dottori; ma pur avendo la possibilità di far passare tutto sotto il proprio nome, ha preferito attribuire le singole affermazioni ad altrettanti Dottori ( Comm. in III, q. 44, a. 3 ).

Ci sembra che il Dottore Angelico adottando il metodo di riferire abbondantemente le parole dei Padri abbia voluto insegnarci non tanto l'umiltà, come pensava il Gaetano, quanto piuttosto il sistema più valido nello studio della teologia.

E in questo il suo programma si rivela perfettamente conforme alle più recenti disposizioni della S. Madre Chiesa.

« Nell'insegnamento della teologia dogmatica », prescrive il decreto Optatam totius del Vaticano II, « prima vengano proposti gli stessi temi biblici; si illustri poi agli alunni il contributo dei Padri della Chiesa orientale ed Occidentale nella fedele trasmissione ed enucleazione delle singole verità rivelate » ( Opt. totius, n. 16 ).

Dopo tutto, quindi, la Somma Teologica, persino in queste parti meno esplorate, rivela una modernità per molti insospettata.

( omissis )

P. TITO S. CENTI O. P.

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