Summa Teologica - III

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Articolo 3 - Se in Cristo ci fosse l'ignoranza

In 3 Sent., d. 15, q. 1, a. 2, expos.; De Verit., q. 20, a. 4, ad 11, 12; Comp. Theol., c. 226

Pare che in Cristo ci fosse l'ignoranza.

Infatti:

1. In Cristo esisteva veramente ciò che gli competeva secondo la natura umana, anche se non gli competeva secondo la natura divina: ad es. la passione e la morte.

Ma l'ignoranza competeva a Cristo secondo la natura umana.

Infatti il Damasceno [ De fide orth. 3,21 ] afferma che « egli assunse una natura ignorante e servile ».

Quindi in Cristo c'era veramente l'ignoranza.

2. Ignorante è chi non conosce qualcosa.

Ma qualcosa era ignoto a Cristo, secondo quanto dice l'Apostolo [ 2 Cor 5,21 ]: « Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore ».

Quindi in Cristo c'era l'ignoranza.

3. Isaia [ Is 8,4 ] afferma: « Prima che il bambino sappia chiamare suo padre e sua madre, saranno asportate le ricchezze di Damasco ».

Ma quel bambino è Cristo.

Quindi in Cristo c'era l'ignoranza di qualcosa.

In contrario:

L'ignoranza non toglie l'ignoranza.

Ma Cristo è venuto a togliere la nostra ignoranza: è venuto infatti « per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell'ombra della morte » [ Lc 1,79 ].

Quindi in Cristo non c'era l'ignoranza.

Dimostrazione:

Come in Cristo c'era la pienezza della grazia e della virtù, così pure c'era la pienezza di ogni scienza, secondo le spiegazioni date [ q. 7, aa. 2,9; qq. 9 ss. ].

Ma come in Cristo la pienezza della grazia e della virtù esclude il fomite del peccato, così la pienezza della scienza esclude l'ignoranza, che si oppone alla scienza.

Quindi come in Cristo non c'era il fomite del peccato, così non c'era l'ignoranza.

Analisi delle obiezioni:

1. La natura assunta da Cristo può essere considerata da due punti di vista.

Primo, nel suo essere specifico.

E in questo senso il Damasceno la chiama « ignorante e servile ».

E spiega: « La natura dell'uomo è serva di Dio che l'ha creata, e ignora le cose future ».

- Secondo, può essere considerata in rapporto alla sua unione con l'ipostasi divina, che le conferisce la pienezza della scienza e della grazia, secondo l'attestazione evangelica [ Gv 1,14 ]: « Lo abbiamo visto come Unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità ».

E in questo senso la natura umana in Cristo escludeva l'ignoranza.

2. Si dice che Cristo non conobbe il peccato per non averlo commesso personalmente.

Lo conosceva però nozionalmente.

3. Quel testo di Isaia parla della scienza umana di Cristo.

Dice infatti: « Prima che il bambino », secondo la natura umana, « sappia chiamare suo padre », cioè Giuseppe, padre di lui putativamente, « e sua madre », Maria, « saranno asportate le ricchezze di Damasco ».

Il che non va inteso nel senso che Cristo nella sua umanità abbia ignorato tali cose, ma « prima che sappia », cioè prima che egli diventando uomo si formi una scienza umana,« saranno asportate le ricchezze di Damasco e le spoglie di Samaria, dal re degli Assiri », se si prende il testo in senso letterale; oppure, in senso figurale, « ancor prima di nascere salverà il suo popolo con la sola invocazione del suo nome », come spiega una Glossa [ interlin. ] di S. Girolamo.

S. Agostino [ Serm. 202,2 ] invece dice che tale profezia si è avverata nell'adorazione dei Magi.

Scrive infatti: « Prima che nella sua carne umana pronunziasse parole umane, ricevette in dono la potenza di Damasco, cioè le ricchezze di cui Damasco andava orgogliosa: ora, tra le ricchezze l'oro occupa il primo posto.

Le spoglie poi di Samaria erano i Magi stessi.

Poiché la Samaria rappresenta i popoli idolatri, essendo il popolo di quella regione passato al culto degli idoli.

Essi dunque erano le prime spoglie che il bambino strappava all'idolatria ».

Le parole « prima che il bambino sappia » hanno allora il senso: « prima che mostri di sapere ».

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