Summa Teologica - III

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Articolo 3 - Se Cristo possa essere detto uomo del Signore

In 3 Sent., d. 7, q. 1, a. 2

Pare che Cristo non possa essere detto uomo del Signore [ homo dominicus ].

Infatti:

1. Scrive S. Agostino [ Lib. LXXXIII quaest. 36 ]: « Bisogna raccomandare la speranza dei beni che erano in quell'uomo del Signore ».

E parla di Cristo.

Quindi Cristo è homo dominicus, l'uomo del Signore.

2. Come a Cristo la natura divina dà di essere Signore, così la natura umana dà di essere uomo.

Ma si dice che Dio è umanato, come risulta dal Damasceno [ De fide orth. 3,11 ], per il quale « l'umanazione dimostra l'unione con l'uomo ».

Quindi si può dire ugualmente che quell'uomo è l'uomo del Signore.

3. L'aggettivo dominicus viene da Dominus [ Signore ], come divino viene da Dio.

Ma Dionigi [ De eccl. hier. 4,3,10 ] chiama Cristo « divinissimo Gesù ».

Quindi si può anche dire che Cristo è homo dominicus, cioè l'uomo del Signore.

In contrario:

S. Agostino [ Retract. 1,19 ] corregge se stesso scrivendo: « Non mi pare che Gesù Cristo possa dirsi esattamente uomo dominicus, o del Signore, essendo egli il Signore ».

Dimostrazione:

Come si è detto sopra [ a. prec. ], con l'espressione: « l'uomo Cristo Gesù » indichiamo il supposito eterno che è la persona del Figlio di Dio, poiché c'è un solo supposito per ambedue le nature.

Ma la persona del Figlio di Dio è detta Dio e Signore essenzialmente.

Quindi non può essere denominata Dio in modo derivato, poiché ciò sarebbe contrario alla realtà dell'unione ipostatica.

Essendo dunque dominicus una denominazione derivata da Dominus, non si può dire in senso vero e proprio che quell'uomo sia del Signore [ dominicus ], ma si deve dire che è il Signore [ Dominus ].

Al contrario, se con l'espressione « l'uomo Cristo Gesù » intendessimo un supposito creato, alla maniera di coloro che pongono in Cristo due suppositi, allora quell'uomo potrebbe essere detto del Signore, in quanto reso partecipe degli onori divini, come sostenevano i Nestoriani.

Per la medesima ragione la sua natura umana non viene detta divina in senso assoluto, ma deificata: non certo nel senso che sia stata mutata nella natura divina, ma nel senso che fu unita alla natura divina in una medesima ipostasi, come spiega il Damasceno [ De fide orth. 3, cc. 11,17 ].

Analisi delle obiezioni:

1. S. Agostino nelle sue Ritrattazioni [ cf. s.c. ] ha corretto quella e altre simili espressioni.

Per cui aggiunge [ Retract. 1,19 ]: « Dovunque io abbia detto questo », che cioè Gesù Cristo è l'uomo del Signore, « vorrei non averlo detto.

Poiché in seguito mi sono accorto che non lo si può dire, pur potendosi trovare qualche giustificazione », qualora cioè si dia al sostantivo uomo il significato di natura umana e non di supposito.

2. L'unico supposito che ha la natura divina e umana, prima, cioè dall'eternità, era un supposito di natura divina, e poi nel tempo, con l'incarnazione, è divenuto un supposito di natura umana.

E in questo senso si dice umanato: non perché abbia assunto un uomo, ma perché ha assunto una natura umana.

Però non è vero il contrario, cioè che un supposito di natura umana abbia assunto la natura divina.

Perciò non può dirsi uomo deificato o dominicus.

3. L'aggettivo divino è usato anche in quei casi nei quali si predica essenzialmente il nome Dio: diciamo, p. es., che « l'essenza divina è Dio », per identità; e che « l'essenza è quella di Dio », cioè « divina », data la diversa maniera di significare; come pure diciamo « il Verbo divino », sebbene il Verbo sia Dio.

E ugualmente diciamo « la persona divina », come anche « la persona di Platone », per il modo diverso di significare.

Invece l'aggettivo dominicus non viene usato per quelle realtà a cui si addice il termine dominus: un uomo che è dominus non viene infatti detto dominicus.

Si dice invece dominicus ciò che è del Signore in qualunque modo, come la volontà, la mano, il possesso.

Perciò Cristo stesso, che è il Signore, non può essere detto dominicus, mentre può essere detta dominica [ cioè del Signore ] la sua carne e la sua passione.

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