Summa Teologica - III

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Articolo 4 - Se le proprietà della natura umana siano attribuibili a Dio

Supra, q. 10, a. 1, ad 3; In 3 Sent., d. 5, q. 1, a. 2, ad 4; d. 11, q. 1, a. 4; De rat. fidei, c. 6; In 1 Cor., c. 2, lect. 2

Pare che le proprietà della natura umana non siano attribuibili a Dio.

Infatti:

1. È impossibile dare a un medesimo soggetto attributi opposti.

Ma le proprietà della natura umana sono opposte alle proprietà di Dio: infatti Dio è increato, immutabile ed eterno, mentre è proprio della natura umana di essere creata, temporale e mutevole.

Quindi le proprietà della natura umana non possono essere attribuite a Dio.

2. Attribuire a Dio dei difetti è come mancargli di rispetto e bestemmiarlo.

Ma le proprietà della natura umana contengono dei difetti, come morire, patire e altre cose simili.

Quindi le proprietà della natura umana non possono in alcun modo essere attribuite a Dio.

3. La natura umana è assumibile, mentre Dio non lo è.

Quindi non si può dire di Dio ciò che è vero della natura umana.

In contrario:

Il Damasceno [ De fide orth. 3,4 ] afferma che Dio « ha assunto le proprietà del corpo, potendosi dire che Dio è passibile, e che il Dio della gloria è stato crocifisso ».

Dimostrazione:

Sull'argomento ci fu un contrasto fra i Nestoriani e i Cattolici.

Infatti i Nestoriani volevano introdurre una separazione fra gli attributi di Cristo, in modo da non riferire a Dio gli attributi della natura umana e all'uomo quelli della natura divina.

Per cui Nestorio [ anath. 12 ] diceva: « Se qualcuno tenta di attribuire al Verbo di Dio le sofferenze, sia anatema ».

Attribuivano invece ciò che appartiene ad ambedue le nature a quei nomi che possono indicare l'una e l'altra: per esempio Cristo, o Signore.

Quindi dicevano che Cristo è nato dalla Vergine e che è sempre stato, ma non ammettevano che Dio fosse nato dalla Vergine, o che quell'uomo fosse sempre stato.

Al contrario i Cattolici sostenevano che tutti gli attributi di Cristo, dovuti a lui o per la natura divina o per la natura umana, possono essere predicati sia di Dio che dell'uomo.

Per cui S. Cirillo [ anath. 4 ] afferma: « Se qualcuno divide tra due persone o sostanze », cioè ipostasi, « le espressioni usate dai Vangeli e dagli scritti apostolici, o quelle adoperate dai Santi per Cristo, o da Cristo stesso per sé, e crede di doverne applicare alcune all'uomo e alcune al Verbo soltanto, sia scomunicato ».

E la ragione è che, essendo una sola l'ipostasi di ambedue le nature, è la medesima ipostasi che è indicata dai nomi di entrambe.

Sia dunque che si dica uomo o Dio, ci si riferisce sempre all'ipostasi della natura divina e della natura umana.

Perciò dell'uomo si possono dire le proprietà della natura divina, e di Dio quelle della natura umana.

Bisogna però avvertire che in una proposizione affermativa non ha importanza solo l'attribuzione che viene fatta al soggetto, ma anche il modo dell'attribuzione.

Sebbene quindi fra le realtà attribuite a Cristo non si faccia alcuna distinzione, bisogna tuttavia distinguere il modo in cui esse gli vengono attribuite.

Infatti gli attributi divini gli spettano per la natura divina, mentre gli attributi umani gli spettano per la natura umana.

Per cui S. Agostino [ De Trin. 1,11.22 ] afferma: « Distinguiamo nella Scrittura fra ciò che si riferisce alla forma di Dio e ciò che si riferisce alla forma di servo ».

E aggiunge [ De Trin. 1,13.28 ]: « Perché e come ogni cosa venga detta, lo può capire il lettore prudente, diligente e pio ».

Analisi delle obiezioni:

1. È impossibile dare a un medesimo soggetto attributi opposti sotto il medesimo aspetto, ma non sotto aspetti diversi.

E così si predicano di Cristo cose opposte non dal medesimo punto di vista, ma secondo le diverse nature.

2. Attribuire a Dio dei difetti secondo la natura divina sarebbe una bestemmia, poiché si detrarrebbe qualcosa al suo onore; non si offende invece Dio se tali difetti gli vengono attribuiti secondo la natura assunta.

Perciò in un discorso tenuto al Concilio di Efeso [ 3,10 ] si legge: « Dio non reputa come un'offesa ciò che è occasione di salvezza per gli uomini, poiché nessuna delle abiezioni che volle per noi offende quella natura che è inviolabile, e che ha fatto sua una natura inferiore per salvare la nostra.

Se dunque le cose abbiette e vili non ledono la natura di Dio, ma operano la salvezza degli uomini, come puoi dire oltraggiose per Dio le cose che causano la nostra salvezza? ».

3. L'essere assunta non riguarda la natura umana nel suo supposito, ma in se stessa.

Quindi ciò non può dirsi di Dio.

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