Summa Teologica - III

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Articolo 2 - Se per redimere il genere umano sarebbe stato possibile un mezzo diverso dalla passione di Cristo

In 3 Sent., d. 20, q. 1, a. 3, sol. 1

Pare che per redimere il genere umano non sarebbe stato possibile un mezzo diverso dalla passione di Cristo.

Infatti:

1. Il Signore [ Gv 12,24s ] ha affermato: « Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto ».

E S. Agostino [ In Ioh. ev. tract. 51 ] spiega che « sotto l'immagine del grano intendeva se stesso ».

Se quindi egli non avesse affrontato la morte, non avrebbe portato il frutto della redenzione.

2. Così il Signore ha pregato il Padre [ Mt 26,42 ]: « Padre mio, se questo calice non può passare da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà ».

E parlava del calice della passione.

Quindi la passione di Cristo non poteva essere tralasciata.

Scrive infatti S. Ilario [ In Mt 31 ]: « Il calice non può passare senza che egli ne beva, poiché non possiamo essere redenti che dalla sua passione ».

3. La giustizia di Dio esigeva che l'uomo fosse liberato dalla colpa mediante la soddisfazione offerta da Cristo con le sue sofferenze.

Ma Cristo non può mai tralasciare la sua stessa giustizia.

Sta scritto infatti [ 2 Tm 2,13 ]: « Se noi manchiamo di fede, egli rimane fedele, poiché non può rinnegare se stesso ».

Ora, egli rinnegherebbe se stesso se rinnegasse la sua giustizia, essendo egli la giustizia [ 1 Cor 1,30 ].

Quindi non era possibile un altro mezzo per la redenzione umana diverso dalla passione di Cristo.

4. La fede non ammette errori.

Ora, i Padri dell'antico Testamento avevano creduto nella futura passione di Cristo.

Quindi non era possibile che Cristo non la subisse.

In contrario:

S. Agostino [ De Trin. 13,10.14 ] ha scritto: « Noi affermiamo che il modo con il quale Dio si è degnato di redimerci attraverso il mediatore tra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù, è buono e degno della grandezza divina; dichiariamo però altresì che a Dio, al cui potere tutte le cose sono ugualmente soggette, erano possibili altri modi ».

Dimostrazione:

In due modi una cosa può dirsi possibile o impossibile: primo, in senso assoluto; secondo, in forza di un'ipotesi.

Ora, in senso assoluto si deve dire che a Dio era possibile attuare la redenzione umana in un modo diverso dalla passione di Cristo: « poiché », come dice il Vangelo [ Lc 1,37 ], « nulla è impossibile a Dio ».

Ma fatta una certa ipotesi, ciò era impossibile.

Non essendo infatti possibile che la prescienza di Dio fallisca, e che la sua volontà o deliberazione venga frustrata, una volta supposta la prescienza e la predisposizione di Dio circa la passione di Cristo non era possibile che Cristo non patisse, e che l'uomo fosse redento con un mezzo diverso dalla passione.

E ciò vale per tutte le cose che sono oggetto della prescienza e della preordinazione divina, come si è visto nella Prima Parte [ q. 14, a. 13; q. 22, a. 4; q. 23, a. 6 ].

Analisi delle obiezioni:

1. Così parlando il Signore presupponeva la prescienza e la preordinazione di Dio, secondo la quale era disposto che il frutto della redenzione umana non dovesse provenire che dalla passione di Cristo.

2. Lo stesso si dica per le altre sue parole: « Se questo calice non può passare senza che io lo beva », cioè: « Se non può passare perché così tu hai disposto ».

Infatti aggiunge: « Sia fatta la tua volontà ».

3. Anche questa giustizia dipendeva dal volere divino, il quale esigeva una soddisfazione per il peccato.

Ma se Dio avesse disposto diversamente, cioè di liberare l'uomo dal peccato senza alcuna soddisfazione, non avrebbe agito contro la giustizia.

Infatti solo il giudice che è tenuto a punire le colpe commesse contro gli altri, ossia contro un altro uomo, o contro lo stato, oppure contro un magistrato superiore, non può, salva la giustizia, condonare la pena o la colpa.

Ma Dio non ha superiori, essendo egli il bene supremo e universale di tutto l'universo.

Se quindi egli perdona il peccato, che è una colpa proprio in quanto viene commesso contro di lui, non fa torto a nessuno: come chiunque perdona un'offesa personale senza alcuna riparazione non agisce contro la giustizia, ma fa un atto di misericordia.

Per questo Davide [ Sal 51,6 ] nel chiedere misericordia diceva: « Contro te solo ho peccato », come per dire: « Tu puoi perdonarmi senza ingiustizia ».

4. La fede, come anche la Scrittura su cui si fonda, si basa sulla prescienza e sulla predisposizione di Dio.

Perciò la necessità che è implicita nelle sue asserzioni si riduce alla necessità derivante dalla prescienza e dal volere di Dio.

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