Summa Teologica - III

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Articolo 8 - Se si possa aggiungere qualcosa alle parole della forma sacramentale

In 4 Sent., d. 3, q. 1, a. 2, sol. 2, 3, 4

Pare che alle parole della forma sacramentale non si possa aggiungere nulla.

Infatti:

1. Le parole sacramentali non hanno meno valore delle parole della S. Scrittura.

Ma alle parole della Scrittura non si può aggiungere o togliere nulla, poiché nel Deuteronomio [ Dt 4,2 ] si legge: « Non aggiungerete nulla a ciò che io vi comando, e non ne toglierete nulla »; e nell'Apocalisse [ Ap 22,18s ]: « Dichiaro a chiunque ascolta le parole profetiche di questo libro: a chi vi aggiungerà qualche cosa, Dio farà cadere addosso i flagelli descritti in questo libro; e chi toglierà qualche parola di questo libro profetico, Dio lo priverà dell'albero della vita ».

Perciò anche alla forma dei sacramenti non è lecito aggiungere o togliere qualcosa.

2. Nei sacramenti le parole costituiscono la forma, come si è detto [ a. 6, ad 2; a. 7 ].

Ma nelle forme, come anche nei numeri, ogni aggiunta o sottrazione cambia la specie, come dice Aristotele [ Met 8,3 ].

E così aggiungendo o togliendo qualcosa alla forma sacramentale non si ha più l'identico sacramento.

3. Per la forma di un sacramento, come si richiede un determinato numero di parole, così si richiede anche un determinato ordine, e la continuità della loro pronunzia.

Se dunque l'aggiunta o la sottrazione non distrugge la validità del sacramento, lo stesso pare potersi dire della trasposizione delle parole, o dell'interruzione nel pronunziarle.

In contrario:

Nella forma dei sacramenti vengono fatte da alcuni delle aggiunte che non vengono fatte da altri: i Latini, p. es., battezzano con la formula: « Io ti battezzo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo », a differenza dei Greci, che usano invece la formula: « Sia battezzato il servo di Cristo N. nel nome del Padre », ecc.

E tuttavia gli uni e gli altri conferiscono validamente il sacramento.

Perciò nella formula sacramentale è lecito aggiungere o togliere qualcosa.

Dimostrazione:

Circa le variazioni che si possono verificare nella forma dei sacramenti bisogna tenere presenti due cose.

La prima riguarda colui che pronunzia la forma e la cui intenzione, come si dirà [ q. 64, a. 8 ], è indispensabile per il sacramento.

Se dunque costui con l'aggiunta o con l'abbreviazione intende introdurre un rito diverso non approvato dalla Chiesa, non compie il sacramento, poiché non intende fare ciò che fa la Chiesa.

La seconda cosa da tener presente riguarda invece il significato delle parole.

Operando infatti queste nei sacramenti per il senso che hanno, come si è detto sopra [ a. 7, ad 1 ], bisogna vedere se la mutazione ne altera il debito significato.

Se lo altera, è evidente che il sacramento non è valido.

Ora, è chiaro che se si toglie alla forma del sacramento un elemento essenziale, il debito significato delle parole viene alterato, e quindi non si produce il sacramento.

Per cui Didimo [ De Spir. Sancto ] scrive: « Se qualcuno tenta di battezzare tacendo uno dei nomi indicati », cioè del Padre o del Figlio o dello Spirito Santo, « battezza invalidamente ».

- Se invece si omette qualche elemento non essenziale della forma, allora non viene meno il senso debito delle parole, e di conseguenza non è menomato il sacramento.

Come nella forma dell'Eucaristia: « Questo è infatti il mio corpo », l'omissione di « infatti » non impedisce il senso necessario delle parole, e quindi non menoma il sacramento, quantunque in tale omissione si possa peccare per negligenza o per mancanza di rispetto.

Anche nelle aggiunte può capitare di introdurre qualcosa che corrompe il senso dovuto: p. es. se uno dicesse: « Io ti battezzo nel nome del Padre maggiore e del Figlio minore », come facevano gli Ariani.

Tale aggiunta quindi compromette il sacramento.

Se invece l'aggiunta è tale da conservare il senso dovuto, allora il sacramento si salva.

E non importa se l'aggiunta viene fatta al principio, in mezzo o alla fine.

Se si dicesse, p. es.: « Io ti battezzo nel nome di Dio Padre onnipotente e del suo Figlio unigenito e dello Spirito Santo Paraclito », il battesimo sarebbe valido.

Come pure se si dicesse: « Io ti battezzo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, e la Beata Vergine ti aiuti », il sacramento varrebbe.

Se invece per ipotesi si dicesse: « Io ti battezzo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo e della Beata Vergine Maria », il battesimo non sarebbe valido; poiché S. Paolo giustamente domanda ai Corinzi [ 1 Cor 1,13 ]: « Forse Paolo è stato crocifisso per voi? O è nel nome di Paolo che siete stati battezzati? ».

È chiaro però che in tal caso il battesimo non varrebbe se si intendesse battezzare nel nome della Beata Vergine come nel nome della Trinità, che consacra il battesimo: poiché tale senso è contrario alla vera fede, e di conseguenza toglie valore al sacramento.

Se invece l'aggiunta: « e nel nome della Beata Vergine » viene intesa non nel senso che il nome della Beata Vergine operi qualcosa nel battesimo, ma perché la sua intercessione giovi al battezzato per conservare la grazia del battesimo, allora non si compromette la validità del sacramento.

Analisi delle obiezioni:

1. Alle parole della Sacra Scrittura non è lecito aggiungere nulla quanto al senso, ma quanto alla spiegazione i dottori aggiungono molte parole.

Tuttavia queste aggiunte esplicative non possono essere fatte passare come parti integranti della Scrittura, poiché ciò sarebbe falso.

E lo stesso avverrebbe se uno affermasse che è essenziale alla forma sacramentale ciò che non lo è.

2. Le parole costituiscono la forma sacramentale per il loro significato.

Perciò qualunque aggiunta o sottrazione di parole che non intacchi il vero senso non altera la natura del sacramento.

3. Se l'interruzione delle parole è tale da compromettere l'intenzione di chi le pronunzia, allora si perde il senso e quindi la validità del sacramento.

Non così invece quando si tratta di una breve interruzione che non compromette né l'intenzione del ministro, né l'intelligibilità della frase.

E altrettanto dobbiamo dire della trasposizione delle parole.

Poiché se questa altera il senso della formula, allora non si ha il sacramento, come è chiaro nel caso di una negazione preposta o postposta alle parole significative.

Se invece la trasposizione è tale da non mutare il senso della frase, allora il sacramento rimane integro, poiché come dice il Filosofo [ Periherm. 10 ] « la trasposizione dei nomi e dei verbi non altera il senso ».

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