Summa Teologica - III

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Articolo 10 - Se per la validità dei sacramenti si richieda la retta intenzione del ministro

Infra, q. 74, a. 2, ad 2; In 4 Sent., d. 6, q. 1, a. 2, sol. 2; expos.; d. 11, q. 2, a. 1, sol. 3, ad 1; d. 30, q. 1, a. 3, ad 3

Pare che per la validità dei sacramenti si richieda la retta intenzione del ministro.

Infatti:

1. L'intenzione del ministro deve essere conforme all'intenzione della Chiesa, come si è detto [ a. 8, ad 1 ].

Ma l'intenzione della Chiesa è sempre retta.

Quindi per la validità del sacramento si richiede necessariamente la retta intenzione del ministro.

2. Un'intenzione cattiva è peggiore di un'intenzione scherzosa.

Ma un'intenzione scherzosa rende invalido il sacramento: nel caso p. es. che uno battezzasse non seriamente, ma per gioco.

Quindi a maggior ragione lo rende invalido un'intenzione cattiva: nel caso p. es. che uno battezzasse un altro per ucciderlo.

3. Un'intenzione cattiva perverte tutto l'atto, secondo le parole del Vangelo [ Lc 11,34 ]: « Se il tuo occhio è malato, tutto il tuo corpo sarà nelle tenebre ».

Ma i sacramenti di Cristo, come afferma S. Agostino [ Contra Petil. 2,39.92 ], non possono essere contaminati dai peccatori.

Se quindi l'intenzione del ministro è perversa, il sacramento non sussiste.

In contrario:

L'intenzione perversa del ministro fa parte della sua malvagità personale.

Ma la malvagità del ministro non rende invalido il sacramento.

Quindi nemmeno la sua cattiva intenzione.

Dimostrazione:

L'intenzione del ministro può essere menomata in due modi.

Primo, rispetto al sacramento stesso: come quando uno non intende amministrarlo, ma fare qualcosa per scherzo.

E tale perversione invalida il sacramento, soprattutto quando viene manifestata esternamente.

Secondo, l'intenzione del ministro può essere perversa rispetto a ciò che segue il sacramento: nel caso, p. es., che un sacerdote intendesse battezzare una donna per abusarne, o intendesse consacrare l'Eucaristia per servirsene a scopo di veneficio.

Ora, poiché ciò che precede non dipende da ciò che segue, ne viene che tale perversità dell'intenzione non rende invalido il sacramento: però il ministro a motivo di tale intenzione pecca gravemente.

Analisi delle obiezioni:

1. L'intenzione della Chiesa è retta sia rispetto alla validità, sia rispetto all'uso del sacramento: ma la prima rettitudine assicura l'essenza del sacramento, la seconda invece il merito di chi lo amministra.

Quindi il ministro che conforma la sua intenzione a quella della Chiesa rispetto al primo tipo di rettitudine, ma non al secondo, compie sì validamente il sacramento, ma non ne riceve alcun merito.

2. L'intenzione scherzosa esclude la prima retta intenzione, che è necessaria per la validità del sacramento.

Perciò il paragone non regge.

3. L'intenzione malvagia corrompe l'opera dell'agente che nutre tale intenzione, ma non l'opera altrui.

Perciò l'intenzione perversa del ministro corrompe ciò che egli personalmente opera nei sacramenti, ma non ciò che in essi opera Cristo, di cui egli è il ministro: come se un servo portasse a dei poveri con intenzione cattiva l'elemosina che il padrone manda ad essi con retta intenzione.

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