Summa Teologica - III

Indice

Articolo 1 - Se dalla penitenza vengano cancellati tutti i peccati

II-II, q. 14, a. 3; In 4 Sent., d. 14, q. 2, a. 1, sol. 1; C. G., III, c. 156

Pare che non tutti i peccati vengano cancellati dalla penitenza.

Infatti:

1. L'Apostolo [ Eb 12,17 ] afferma che Esaù « non ottenne il perdono, sebbene lo chiedesse con le lacrime ».

E la Glossa [ P. Lomb., interlin. ] spiega: « cioè non ottenne il perdono e la benedizione mediante il pentimento ».

E di Antioco si legge [ 2 Mac 9,13 ]: « Quell'empio si mise a pregare quel Signore che ormai non avrebbe più avuto misericordia di lui ».

Quindi non tutti i peccati vengono eliminati dalla penitenza.

2. S. Agostino [ De serm. Dom. in monte 1,22.73 ] ha scritto che « tanta è la sozzura di questo peccato ( che cioè uno dopo aver conosciuto Dio per la grazia di Cristo arrivi a minacciare la concordia fraterna muovendosi col fuoco dell'invidia contro la grazia medesima ), che uno non può sopportare l'umiltà della preghiera, anche se è costretto dalla cattiva coscienza a riconoscere e a denunciare il proprio peccato ».

Perciò non tutti i peccati possono essere cancellati dalla penitenza.

3. Il Signore [ Mt 12,32 ] ha affermato: « A chi avrà parlato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato né in questo secolo, né in quello futuro ».

Quindi non tutti i peccati possono essere rimessi con la penitenza.

In contrario:

In Ezechiele [ Ez 18,22 ] si legge: « Nessuna delle colpe commesse sarà ricordata ».

Dimostrazione:

L'incapacità della penitenza a cancellare un certo peccato potrebbe dipendere da due motivi: primo, dal fatto che uno non è in grado di pentirsene; secondo, dal fatto che la penitenza non è in grado di cancellare il peccato.

Per il primo motivo sono certamente incancellabili i peccati dei demoni e dei dannati: poiché il loro affetto è confermato nel male, e quindi ad essi il peccato non può dispiacere in quanto colpa, ma dispiace solo in quanto si traduce nel castigo di cui soffrono.

Per cui essi hanno un certo pentimento, però infruttuoso, secondo quelle parole [ Sap 5,3 ]: « Presi dal pentimento, gemeranno per l'angoscia dell'animo ».

E così tale penitenza non è accompagnata dalla speranza del perdono, ma dalla disperazione.

Ora, non può essere di tal genere il peccato di un uomo viatore, il cui libero arbitrio è flessibile al bene e al male.

Affermare quindi che esiste nella vita presente qualche peccato di cui sia impossibile pentirsi, è un errore.

Primo, perché in tal modo si negherebbe il libero arbitrio.

- Secondo, perché si farebbe oltraggio alla grazia, la quale è in grado di muovere a penitenza il cuore di qualsiasi peccatore, poiché sta scritto [ Pr 21,1 ]: « Il cuore del re è nelle mani del Signore, che lo dirige dovunque egli vuole ».

È erroneo inoltre pensare che un peccato non possa essere rimesso dalla vera penitenza per il secondo motivo.

Innanzitutto perché ciò è incompatibile con la misericordia di Dio, di cui sta scritto [ Gl 2,13 ] che « è misericordioso e benigno, tardo all'ira e ricco di benevolenza ».

Infatti Dio in qualche modo verrebbe superato dall'uomo, se l'uomo desiderasse la cancellazione del peccato e Dio non la volesse.

- In secondo luogo poi perché ciò verrebbe a menomare la virtù della passione di Cristo, che dà efficacia alla penitenza come anche agli altri sacramenti; sta scritto infatti [ 1 Gv 2,2 ]: « Egli è vittima di espiazione per i nostri peccati; e non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo ».

Si deve quindi affermare in modo assoluto che in questa vita tutti i peccati possono essere cancellati dalla penitenza.

Analisi delle obiezioni:

1. Esaù non si pentì sinceramente, come risulta da quelle sue parole [ Gen 27,41 ]: « Si avvicineranno i giorni del lutto per mio padre, e allora ucciderò mio fratello Giacobbe ».

E similmente non fu vera neppure la penitenza di Antioco.

Si pentì infatti della sua colpa passata non per l'offesa di Dio, ma per la malattia del corpo di cui soffriva [ 2 Mac 9,5ss ].

2. Le parole di S. Agostino: « È tanta la sozzura di questo peccato che uno non sopporta l'umiltà della preghiera », vanno intese nel senso che ciò non è facile: come quando si dice che non può guarire colui che non può guarire facilmente.

Tuttavia ciò è sempre possibile per la virtù della divina grazia, che talora, come dice il Salmo [ Sal 68,23 ], « fa tornare dagli abissi del mare ».

3. In quel testo « parlare » o « bestemmiare » contro lo Spirito Santo equivale, secondo S. Agostino [ Serm. 71, cc. 12,13,21 ], a cadere nell'impenitenza finale: e questa è assolutamente imperdonabile, poiché finita la vita presente non c'è remissione dei peccati.

Se invece per bestemmia contro lo Spirito Santo si intende un peccato di vera malizia, oppure la bestemmia diretta contro lo Spirito Santo, allora si dice che tale colpa non è rimessa, cioè non lo è « facilmente », perché in se stessa non ha attenuanti; oppure inquantoché per tale peccato si è puniti sia in questa vita che in quella futura, come si è visto nella Seconda Parte [ II-II, q. 14, a. 3 ].

Indice