Supplemento alla III parte

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Articolo 1 - Se alcuni uomini saranno chiamati a giudicare con Cristo

Pare che nessun uomo sarà chiamato a giudicare con Cristo.

Infatti:

1. Nel Vangelo [ Gv 5,22s ] si legge: « Il Padre ha rimesso ogni giudizio al Figlio, perché tutti [ onorino il Figlio come onorano il Padre ] ».

Ora, tale onore è dovuto esclusivamente a Cristo.

Quindi, ecc.

2. Chi giudica ha autorità su ciò che giudica.

Ma le cose da sottoporre al giudizio finale sono i meriti e le ricompense dovute agli uomini, che sottostanno esclusivamente all'autorità di Dio.

Quindi a nessun uomo spetta giudicarne.

3. Il giudizio suddetto non si svolgerà vocalmente, ma mentalmente, come vuole l'opinione più probabile [ cf. q. 88, a. 2 ].

Ora, il notificare alle menti umane i meriti e i demeriti, che corrisponde all'accusa e alla difesa, oppure l'assegnare il castigo e il premio, che equivale alla sentenza, avverrà solo per virtù divina.

Perciò nessun altro sarà chiamato a giudicare all'infuori di Cristo, che è Dio.

In contrario:

1. Nel Vangelo [ Mt 19,28 ] si legge: « Siederete anche voi su dodici troni per giudicare le dodici tribù di Israele ».

2. Isaia [ Is 3,14 ] ha scritto: « Il Signore inizia il giudizio con gli anziani e i capi del suo popolo ».

Perciò sembra che anche altri giudicheranno assieme a Cristo.

Dimostrazione:

Giudicare può avere molti significati.

Primo, può prendere un senso causale: un essere cioè giudica perché mostra che un individuo è degno di giudizio; e in questo senso si dice che alcuni giudicano per comparazione, inquantoché dal confronto con essi altri appaiono degni di essere giudicati.

Come appare dalle parole evangeliche [ Mt 12,41 ]: « Quelli di Ninive si alzeranno a giudicare », ecc.

Ma questo tipo di intervento in giudizio è comune ai buoni e ai cattivi.

Secondo, giudicare può prendere un senso interpretativo.

Noi riteniamo infatti che uno compia una cosa quando acconsente con chi la compie.

Coloro quindi che approveranno la sentenza di Cristo giudice, in questo senso si può dire che giudicano.

E questo tipo di giudizio appartiene a tutti gli eletti, secondo l'espressione della Sapienza [ Sap 3,8 ]: « I santi giudicheranno le genti ».

Terzo, si può parlare di giudizio per somiglianza: cioè perché uno ha un punto di somiglianza col giudice in quanto siede come lui in un luogo eminente: ed è in questo senso che si attribuisce l'atto di giudicare agli assessori.

E secondo alcuni questo sarebbe il potere giudiziario promesso ai perfetti dalle parole evangeliche [ Mt 19,27s ], vale a dire « un posto eminente »: poiché nel giudizio essi appariranno al di sopra degli altri, « andando incontro a Cristo nell'aria » [ 1 Ts 4,17 ].

- Ma ciò non sembra bastare per realizzare la promessa di Cristo, nella quale si dice: « Siederete a giudicare »: sembra infatti che il giudizio aggiunga qualcosa al fatto di sedersi.

Perciò esiste un quarto significato del termine giudicare, il quale indica il modo che si addice ai perfetti in quanto essi incarnano i decreti della divina giustizia, in base ai quali gli uomini saranno giudicati: come se si dicesse che giudica il libro che contiene la legge, secondo le parole dell'Apocalisse [ Ap 20,12; Dn 7,10 ]: « Sedette in giudizio e i libri furono aperti ».

Ed è in questo senso che parla dell'atto di giudicare Riccardo di S. Vittore [ De iudic. potest. ]: « Coloro che sono ammessi alla contemplazione di Dio, e che leggono quotidianamente nel libro della sapienza, trascrivono in qualche modo nei volumi dei loro cuori quanto già comprendono con la penetrazione della verità ».

E aggiunge: « Che cosa sono i cuori dei giudicanti, istruiti da Dio in ogni verità, se non come dei decreti dei Canoni? ».

Ma poiché il giudicare implica un atto che ha altri per oggetto, a tutto rigore giudica solo chi proferisce la sentenza su altri.

Ora, ciò può avvenire in due modi.

Primo, per autorità propria.

E questo è caratteristico di chi ha il dominio e la potestà su altri, al cui governo sono soggetti coloro che vengono giudicati, e a cui quindi spetta dare le leggi.

Ora, giudicare in questo senso è solo di Dio.

Secondo, giudicare può indicare l'atto di chi porta a conoscenza di altri la sentenza pronunziata dall'autorità di un altro, e ciò equivale a proclamare la sentenza.

Ed è in questo senso che giudicheranno i perfetti: poiché faranno conoscere agli altri le disposizioni della giustizia di Dio, in modo che questi sappiano quanto è dovuto ai loro meriti secondo giustizia; cosicché la manifestazione della giustizia potrà considerarsi un giudizio.

Di qui le parole di Riccardo di S. Vittore [ l. cit. ]: « Toccherà ai giudici aprire i libri dei loro decreti a chi è sottoposto al giudizio, cioè ammettere tutti gli inferiori a scrutare i loro cuori, rivelando ad essi il loro modo di valutare le cose riguardanti il giudizio ».

Analisi delle obiezioni:

1. La prima obiezione è valida per il giudizio di autorità, il quale spetta soltanto a Cristo.

2. È così risolta anche la seconda obiezioni.

3. Non c'è alcun inconveniente nel fatto che alcuni santi rivelino qualcosa ad altri santi: o a modo di illuminazione, come gli angeli superiori fanno con gli inferiori [ cf. I, q. 106, a. 1 ], oppure a modo di locuzione, come quando gli angeli inferiori parlano ai superiori [ cf. I, q. 107, a. 2 ].

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