La Chiesa

C 89

Marco

Rif.

Noi conosciamo Marco ( Giovanni Marco ) dal libro degli Atti.
At 12,25-13,13
Fu per due volte compagno di Paolo
Col 4,10
e Filemone.
2 Tm 4,11
Sul punto di subire il martirio, l'apostolo chiede a Timoteo di condurgli Marco
perché, dice, gli è prezioso per il ministero.
1 Pt 5,13
Marco collabora con Pietro.
At 12,12
Pietro, dopo la sua miracolosa uscita di prigione,
verso l'anno 44, si reca nella casa della famiglia di Marco.
Mc 14,51-52
Forse Marco si è riprodotto in un personaggio del suo vangelo.
Grazie a lui, sentiamo la parola del vangelo di Pietro nella sua freschezza.
Si è forse anche ispirato ai racconti che circolavano nella comunità primitiva.
Il suo vangelo è il vademecum di un catechista.
Marco ha messo sulla bocca di Gesù meno insegnamenti degli altri evangelisti.
Per lui, Cristo è un inviato di Dio, venuto per preparare l'avvento del Regno, soprattutto con le sue azioni.
Pietro, come tutti i pescatori, era un « visivo »: Marco, riferendoci il suo insegnamento, ha il dono di farci comunicare con le persone, tanto sa dar loro la vita.
Ma tuttavia, Marco manca di immaginazione.
La costruzione delle sue frasi è monotona: il suo greco è rude e povero.
Tutto il suo fascino deriva dal fatto che è costantemente a contatto con la natura.
Storico leale, non ha esitato a riferire fatti che potrebbero infirmare l'onnipotenza del Salvatore che si era proposto di mettere in rilievo.
Non dissimula gli sbagli di Pietro.

Testi

Rilievi

Rif.

Mc 1,24
Mc 3,11
Mc 5,7
Mc 15,32
Mc 1,10
Mc 9,7
Se i demoni e gli uomini proclamano la messianicità di Gesù, la parola di Dio nel battesimo e nella trasfigurazione introduce a una filiazione di natura tra Dio e Gesù.

Mc 1,27
Mc 5,8-13
Mc 2,28
Mc 2,10-11
Mc 5,36
Mc 9,22-23
Mc 14,62
Il Maestro scaccia i demoni con una semplice parola, si attribuisce poteri divini ed esige dagli ascoltatori la fede nella sua persona.
Davanti al sommo sacerdote si dichiara uguale a Dio.

Mc 2,10.28
Mc 8,31-38
Mc 10,33.45
Mc 14,62
Per evitare le false interpretazioni di ordine politico sul messianismo, Gesù dà a se stesso il titolo di « Figlio dell'Uomo », che attira l'attenzione sulla sua umanità.

Mc 1,25.34.44
Mc 5,43
Mc 7,36
Mc 8,30
Mc 7,24
Mc 9,30
Mc 5,40
Mc 3,22
Mc 2,7.16
Mc 8,31
Mc 9,12.31
Mc 10,33.45
Mc 14,24
Per questo atteggiamento si è parlato di « segreto messianico ».
Egli ha pure raccomandato il silenzio sui suoi miracoli e sulla sua persona.
Ha condotto così gradatamente le folle e i suoi discepoli ad accettare l'idea di un Messia umile, incompreso, perseguitato e sofferente che riscatterà il mondo con il suo sacrificio.

Mc 7,1-13
Mc 8,11-13
Mc 10,1-12
Mc 11,27-33
Mc 12,13-40
Nella seconda parte del suo vangelo, Marco, che è un rude lottatore, ha insistito sulla lotta di Gesù con i suoi avversari.
La disputa del Maestro con i Giudei è uno dei maggiori elementi della sua esposizione dottrinale.

Mc 3,33-35
Mc 9,43-49
Mc 11,12.15b.17
Marco, a differenza di Luca, non indietreggia davanti a manifestazioni di forza o di violenza.

Mc 10,21
Mc 12,41
Mc 3,5
Mc 7,33-34
Mc 9,36-37
Mc 10,14
Mc 14,33
Il secondo vangelo ci ha trasmesso sguardi, atteggiamenti, gesti, sentimenti del Maestro che lo fanno rivivere, per così dire, sotto i nostri occhi.

Mc 1,6.10
Mc 5,1-20.26.32.42
Mc 9,14-29
Vi si trovano pure espressioni e racconti vivaci e pittoreschi, con dettagli che solo un teste oculare - san Pietro - avrebbe potuto fissare nella sua memoria.

Mc 6,3
Mc 3,21
Mc 6,5s
Mc 10,18
Mc 13,32
Mc 15,34
Origine modesta di Gesù.
Sembra « un po' matto ».
Non compie miracoli a Nazareth, perché non vi trova la fede.
Per il rispetto che ha della trascendenza divina non accetta il titolo di « buono ».
Non è compito del Figlio rivelare il giorno del giudizio.
Il lamento di Gesù è quello del giusto sofferente ( Sal 21,2.25 ), ma sicuro dell'amore di Dio.

Mc 8,33
Mc 14,37.71.72
Pietro è rimproverato con severità.
Egli rinnega il Maestro con imprecazioni.
Il suo pentimento sembra meno accentuato che in Mt. e Lc.
Mc. ha omesso i testi favorevoli a Pietro ( Mt 16,18; Gv 21,15-17 ).
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