Lasciarsi trasformare dall'azione dello Spirito

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( seguito dal numero precedente )

Nella seconda meditazione ( a href="../../../../../Testi/Chiesa/MeditazQ/2017/2017_05_29.htm#0" target="CIT1" onclick="Vedi(ff1)">29 maggio 2017 ) invece il Papa dice che bisogna lasciarsi interpellare dallo Spirito Santo, imparare ad ascoltarlo prima di prendere decisioni.

Se si è a lui docili, la fede acquista calore e la vita ha senso, altrimenti la fede è fredda o, peggio, sfuma in ideologia.

Lo Spirito Santo, che muove il cuore, ispira, suscita le emozioni e ci spinge ad avvicinarci a Gesù.

Il Papa ci invita a domandarci quale posto abbia nella nostra vita lo Spirito Santo.

Dice: "Io sono capace di ascoltarlo?

Io sono capace di chiedere ispirazione prima di prendere una decisione o dire una parola o fare qualcosa?

O il mio cuore è tranquillo, senza emozioni, un cuore fisso?

Ma certi cuori, se noi facessimo un elettrocardiogramma spirituale il risultato sarebbe lineare, senza emozioni.

Anche nei Vangeli ci sono questi, pensiamo ai dottori della legge: erano credenti in Dio, sapevano tutti i comandamenti, ma il cuore era chiuso, fermo, non si lasciavano inquietare".

Il Papa ci suggerisce di lasciarci inquietare dallo Spirito Santo, di affinare la nostra capacità di sentire e discernere: discernere quello che sente il mio cuore, perché lo Spirito Santo è il maestro del discernimento.

Una persona che non ha questi movimenti nel cuore, che non discerne cosa succede, è una persona che ha una fede fredda, ideologica.

Il Papa esorta quindi a interrogarsi sul proprio rapporto con lo Spirito Santo: "Chiedo che mi guidi per il cammino che devo scegliere nella mia vita e anche tutti i giorni?

Chiedo che mi dia la grazia di distinguere il buono dal meno buono?

Perché il buono dal male subito si distingue.

Ma c'è quel male nascosto che è il meno buono, ma ha nascosto il male.

Chiedo quella grazia?

Il Papa ha invitato anche ad interrogarsi se quando "viene la voglia di fare qualcosa" si chieda allo Spirito Santo che ci ispiri, che "dica di sì o di no", o si facciano soltanto "i calcoli con la mente".

Nell'Apocalisse l'apostolo Giovanni inizia invitando le "sette Chiese" - le sette diocesi di quel tempo - ad ascoltare lo Spirito Santo.

"Chiediamo anche noi questa grazia di ascoltare quello che lo Spirito dice alla nostra Chiesa, alla nostra comunità, alla nostra parrocchia, alla nostra famiglia" e a "ognuno di noi, la grazia di imparare questo linguaggio di ascoltare lo Spirito Santo".

Oggi, nel tempo pasquale, la nostra riflessione può alimentarsi di una consapevolezza fortissima da mantenere salda: il Signore Gesù stesso Risorto ci fa dono dello Spirito Santo, nelle parole dell'evangelista Giovanni: La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: Pace a voi!

Detto questo, mostrò loro le mani e il costato.

E i discepoli gioirono al vedere il Signore.

Gesù disse loro di nuovo: Pace a voi!

Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi.

Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi ( Gv 20,19-23 ).

All'origine del dono dello Spirito c'è Gesù Cristo stesso Risorto!

Il dono è per un'assemblea di discepoli riuniti insieme ed è anche per noi quando siamo riuniti nel suo nome.

Il dono dello Spirito è comunicato per una missione da compiere.

Forse siamo anche noi quei discepoli impauriti, smarriti, che vedono crollare tutte le loro speranze, che sentono sgretolato tutto ciò in cui hanno creduto, che hanno visto il loro Maestro Signore crocifisso e che sperimentano un senso di vuoto e di estraneità rispetto a ciò accade nel mondo.

Ma Gesù torna da loro, loro sono chiusi in un luogo ma misteriosamente, a porte chiuse, « venne Gesù ».

La presenza di Gesù si realizza al di fuori di tutte le esperienze normali comprensibili; esce dalle coordinate dello spazio, passa attraverso delle vie misteriose ma reali.

Gesù si fa riconoscere attraverso le mani e il costato come il crocefisso, ma non è più lo stesso Gesù, ora è nella condizione gloriosa del Risorto che dà la vita pur portando i segni della morte.

È proprio il Signore Risorto, con i segni della passione, che appare ai discepoli e dona loro la gioia, perché i discepoli gioiscono al vedere il Signore.

E il Signore va dai discepoli per dare loro un mandato « Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi ».

Un mandato profondissimo e molto impegnativo di testimonianza viva, di adesione alla volontà del Padre, come fu per Gesù stesso, di fedeltà e obbedienza.

Ma poiché siamo fragili e imperfetti, abbiamo le nostre radici di egoismo e volontà di affermazione di noi stessi piuttosto che della volontà del Padre, nell'affrontare il mandato che ci è comunque richiesto.

Gesù, che sa bene che la missione è al di sopra delle nostre forze, « Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi ».

« Alitò su di loro » è un gesto creatore, che Dio ha compiuto quando ha creato l'uomo dal fango della terra; ha fatto quella statua di creta e poi vi ha soffiato lo Spirito della vita ( cfr. Gen 2,7 ).

Il Cristo Risorto soffia il suo Spirito, lo Spirito del Risorto, la vita, l'amore, la pienezza di vita che gli appartiene in quanto risorto: « ricevete lo Spirito Santo », ed è l'equipaggiamento necessario per la missione che i suoi discepoli debbono svolgere.

Non è sufficiente che abbiano una buona intelligenza, una bella forza di volontà e il carattere …

Queste potranno essere forse utili, ma non sono evidentemente all'altezza della missione di Gesù.

Per essere all'altezza della missione di Gesù, ci vuole il suo Spirito; per compiere le sue opere e quindi continuare la sua missione, ci vuole il suo Spirito.

Lo Spirito è la fonte dell'Amore che si nutre dell'ascolto della Parola di Dio e in forza dello Spirito, è la Parola stessa a produrre un incontro personale con il Signore.

La Sacra Scrittura infatti non è solo un messaggio religioso da capire con l'intelligenza, ma è la Parola attraverso la quale e nella quale diventa possibile un rapporto personale con Gesù Cristo; così come la parola umana è lo strumento privilegiato di un rapporto interpersonale ( se io voglio entrare in rapporto con una persona posso anche leggere dei libri su quella persona, ma non c'è ancora un rapporto interpersonale, perché questa avviene attraverso la parola, debbo entrare in comunicazione, ascoltarla e parlare ).

La Sacra Scrittura produce l'incontro della Chiesa con il Signore, dei credenti con il Signore, come incontro personale e vivo.

Davanti alla Parola di Dio possono essere verificati e valutati correttamente i pensieri e i sentimenti del cuore.

È lo strumento fondamentale del discernimento.

Di tutti i pensieri che passano e frullano per la nostra testa, quali sono quelli che vengono da Dio e quelli che vengono da altre origini?

Di tutti i sentimenti che noi ci portiamo dentro al cuore, quali vanno alimentati?

Quali vanno esclusi?

È un cammino grosso di purificazione e di rinnovamento del cuore.

Ebbene, questo cammino è costruito ed operato dalla Parola di Dio.

Vuole dire: se tu ti metti con sincerità davanti alla Parola, questa è capace di purificare, perché fa venire in superficie tutti i tuoi sentimenti e pensieri e di farli apparire nella luce corretta, per quello che effettivamente sono.

Questo è quello che compie lo Spirito.

Diamoci pertanto occasione perché la Parola, nella forza dello Spirito, sia il nostro luogo d'incontro con il Signore.

Federica Santinato