Del gran mezzo della preghiera

II. - Della forza della preghiera contro le tentazioni

Dio, conoscendo il gran bene che apporta a noi la necessità di pregare, a questo fine, ( come si dice nel capo I ) permette, che siamo assaliti dai nemici, affinché gli domandiamo l’aiuto che egli ci offre, e ci promette.

Ma quanto si compiace allorché noi ricorriamo a Lui nei pericoli, altrettanto gli dispiace vederci trascurati nel pregare.

Come il re, dice S. Bonaventura, stimerebbe infedele quel capitano, che trovandosi assediato nella piazza, non gli chiede soccorso; così Dio si stima come tradito da colui, che vedendosi insidiato dalle tentazioni, non ricorre a Lui per aiuto: mentre Egli desidera, e sta aspettando, che gli si domandi, per soccorrere abbondantemente.

Ben lo dichiarò Isaia, allorché da parte di Dio disse al re Achaz, che gli avesse domandato qualche segno affine di accertarsi del soccorso, che il Signore voleva dargli: Domanda a tua posta un segno al Signore tuo Dio ( Is 7 ).

L’empio re rispose: Io non voglio cercarlo, perché non voglio tentare Dio ( Is 12 ).

E ciò disse perché confidava nelle sue forze di vincere i nemici senza l’aiuto divino.

Ma il profeta indi lo rimproverò con dire: Udite dunque, casa di Davide: É egli adunque poco per voi il far torto agli uomini, che fate torto anche al mio Dio? ( Is 13 ).

Significandoci con ciò, che si rende molesto ed ingiurioso a Dio, chi lascia di domandargli le grazie che il Signore gli offre.

Poveri figli miei, dice il Salvatore, che vi trovate combattuti dai nemici, e oppressi dal peso dei vostri peccati, non vi perdete d’animo, ricorrete a me con l’orazione, ed io vi darò la forza di resistere, e darò riparo a tutte le vostre disgrazie ( Mt 11,28 ).

In altro luogo dice per bocca d’Isaia: "Uomini, ricorrete a me, e benché abbiate le coscienze assai macchiate, non lasciate di venire: e vi do licenza anche di riprendermi, per così dire, se mai dopo che sarete a me ricorsi, io non farò con la mia grazia, che diventiate candidi come la neve" ( Is 1,18 ).

Che cos’è la preghiera? "La preghiera, dice il Crisostomo, è un’ancora sicura a chi sta in pericolo di naufragare; è un tesoro immenso di ricchezze a chi è povero; è una medicina efficacissima a chi è infermo; ed è una custodia certa a chi vuol conservarsi in santità" ( Hom. De Consubst. cont. Anon. ).

Che fa la preghiera? La preghiera, dice S. Lorenzo Giustiniani, placa lo sdegno di Dio, che perdona a chi con umiltà lo prega; ottiene la grazia di tutto ciò che si domanda; supera tutte le forze dei nemici: insomma muta gli uomini da ciechi in illuminati, da deboli in forti, da peccatori in santi ( De Perfect., c. 12 ).

Chi ha bisogno di luce, la domandi a Dio, e gli sarà data: subito ch’io sono ricorso a Dio, disse Salomone, egli mi ha concesso la sapienza ( Sap 7,7 ).

Chi ha bisogno di fortezza, la chieda a Dio, e gli sarà donata: subito ch’io ho aperta bocca a pregare, disse Davide, ho ricevuto da Dio l’aiuto ( Sal 119,131 ).

E come mai i santi Martiri acquistarono tanta fortezza da resistere ai tiranni, se non con l’orazione, che ottenne loro il vigore da superare i tormenti, e la morte?

Chi si serve insomma di questa grande arma dell’orazione, dice san Pier Crisologo, non cade in peccato; perde affetto alla terra, entra a dimorare nel Cielo, e comincia sin da questa vita a godere la conversazione di Dio ( Serm. 45 ).

Che serve dunque angustiarsi col dire: Chi sa se io sono scritto o no nel libro della vita?

Chi sa se Dio mi darà la grazia efficace e la perseveranza?

Non vi affannate per niente, dice l’Apostolo, ma in ogni cosa siano manifestate a Dio le vostre richieste per mezzo dell’orazione e delle suppliche unite al rendimento di grazie ( Fil 4,6 ).

Che serve, dice l’Apostolo, confondervi in queste angustie e timori?

Via, discacciate da voi tutte queste sollecitudini, che ad altro non valgono che a scemarvi la confidenza, e a rendervi più tiepidi e pigri a camminare per la via della salute.

Pregate, e cercate sempre, e fate sentire le vostre preghiere a Dio, e ringraziatelo sempre delle promesse che v’ha fatte, di concedervi i doni che bramate, sempre che glieli cerchiate: la grazia efficace, la perseveranza, la salute e tutto quello che desiderate.

Il Signore ci ha posti nella battaglia a combattere con nemici potenti, ma Egli è fedele nelle sue promesse, né sopporta che noi siamo combattuti più di quel che valiamo a resistere ( 1 Cr 10,13 ).

É fedele perché subito soccorre chi l’invoca.

Scrive il dotto eminentissimo cardinale Gotti, che il Signore non è già tenuto per altro a darci sempre una grazia che sia uguale alla tentazione, ma è obbligato, quando siamo tentati, e a Lui ricorriamo, di somministrarci per mezzo della grazia che a tutti tiene apparecchiata, ed offre la forza bastante con cui possiamo attualmente resistere alla tentazione ( De div. grat. q. 2 d. 5, par. 3 ).

Tutto possiamo col divino aiuto, che si dona a ciascuno che umilmente lo chiede, onde non abbiamo scusa, allorché noi ci lasciamo vincere dalla tentazione.

Restiamo vinti solo per nostra colpa, perché non preghiamo.

Con l’orazione, scrive S. Agostino, ben si superano tutte le insidie e forze dei nemici ( De sal. doc. c, 28 ).

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