Famiglia

IndiceA

Sommario

I. Spiritualità familiare e sacramento del matrimonio.
II. Il matrimonio cristiano fra "modello sociologico" e "luogo teologico".
III. Il cammino della spiritualità familiare.
IV. La tipicità della spiritualità familiare:

1. Spiritualità di coppia;
2. Spiritualità laicale;
3. Spiritualità incarnata;
4. Spiritualità ecclesiale.

V. L'alimento della spiritualità coniugale:

1. Parola;
2. Penitenza;
3. Eucaristia.

VI. Le beatitudini e la vita di famiglia.
VII. La spiritualità familiare a servizio del mondo: il "ministero" coniugale.

I - Spiritualità familiare e sacramento del matrimonio

Nei confronti della spiritualità familiare e coniugale sono possibili diversi approcci e, conseguentemente, possono darsi di essa diverse definizioni.

La prospettiva in cui qui ci si pone vuole essere essenzialmente fenomenologica ed esistenziale e tende quindi a "descrivere" ciò che è o dovrebbe essere il modo di vivere da cristiani il matrimonio e la famiglia, più che ad analizzare in astratto le caratteristiche e le peculiarità di tale spiritualità.

È a livello di esistenza cristiana, del resto, che più facilmente emergono le affinità e insieme le differenziazioni fra le varie spiritualità: le affinità, in quanto ogni stato di vita è ( v. ) "sequela" del Cristo e "imitazione" di Cristo; ma anche le differenziazioni, in quanto la forma di "sequela" e di "imitazione" richiesta agli sposi cristiani si situa ad un diverso livello e si esprime in forme peculiari.

Basti pensare al diverso rapporto che si viene a determinare nei confronti della ( v. ) sessualità; tanto gli sposati quanto i consacrati, infatti, sono chiamati a vivere la loro sessualità in Cristo; ma i primi, per così dire, attraverso di essa, gli altri al di là di essa ( anche se mai contro di essa, pena la disintegrazione della loro stessa vita affettiva ).

Anche la dimensione comunitaria della vita cristiana assume una particolare tonalità nella vita di famiglia, così come l'appello a vivere le beatitudini evangeliche si cala in un diverso contesto e in una diversa situazione esistenziale.

Specificità, dunque, della spiritualità familiare pur nel contesto di una universale chiamata alla santità che è rivolta a tutti i cristiani, indipendentemente dal loro stato di vita [ v. Santo ].

Alla luce di queste premesse, la spiritualità familiare potrebbe essere definita come la via lungo la quale l'uomo e la donna uniti nel matrimonio-sacramento crescono insieme nella fede, nella speranza, nella carità e testimoniano agli altri, ai figli, al mondo, l'amore di Cristo che salva.

Questo processo di crescita caratterizza la spiritualità del matrimonio e della vita di famiglia: essa si situa dunque soprattutto a livello di esperienza, mentre la fondazione teologica di questa spiritualità va ricercata nella riflessione sul senso del matrimonio nell'ambito generale della teologia dei sacramenti.1

In questa esistenza cristiana nel matrimonio globalmente considerata possono essere individuati due ambiti relativamente distinti, anche se abitualmente fra loro collegati: la spiritualità coniugale o di coppia, che si realizza nel rapporto fra uomo e donna nel matrimonio e che è caratterizzata e segnata dal sentimento di amore, e dunque dalla dimensione affettiva e dalla reciproca integrazione sul piano della sessualità e della vita comune, ma soprattutto dal sacramento; la spiritualità della famiglia, che si riallaccia alla prima, ma che si estende, attraverso la paternità e la maternità, al rapporto tra genitori e figli, definito dalla dimensione affettiva parentale e filiale e ritmato dalle varie età.

Una spiritualità familiare intesa in senso lato si estende, a monte, alla spiritualità del fidanzamento, intesa come itinerario di fede al sacramento e alla vita cristiana di coppia; e comprende, a valle, la spiritualità della vedovanza [ v. Morte/risurrezione V,3 ], o anche quella della solitudine ( quando un coniuge sia abbandonato dall'altro o rimanga di fatto solo ), in quanto anche queste condizioni di vita - in qualche modo segnate, in anticipazione o in prolungamento, dal sacramento del matrimonio - sono sollecitate ad una realizzazione in termini di spiritualità, e cioè di crescita nella fede e nell'amore.

Elemento costante di questi vari modi di porsi di fronte al matrimonio è la capacità di tendere alla pienezza dell'esistenza cristiana hic et nunc, e cioè nella concretezza di una determinata situazione storica, nella capacità di leggere ciò che accade non semplicemente come "evento" ma come "avvenimento", non come tempo cronologico ma come kairós, e cioè come tempo di grazia e di salvezza.

Una simile esistenza cristiana nel matrimonio si fonda sulla fede, si radica nella parola di Dio, si pone in una linea di continuità con gli altri sacramenti.

Dall'oscura e inespressa intuizione che amore, sessualità, procreazione si pongono in qualche modo in rapporto con la sfera del sacro si passa, nel matrimonio cristiano, all'esplicita consapevolezza della struttura costituzionalmente religiosa del rapporto fra uomo e donna e dunque alla comprensione del suo carattere specificamente sacramentale, per effetto del quale i coniugi cristiani non sono soltanto testimoni di un amore umano totale e fedele, ma si fanno anche « segno del mistero di unità e di fecondo amore che intercorre fra Cristo e la chiesa» ( Ef 5,32; LG 11 ) e vi partecipano: talché la finalizzazione di tutta la vita coniugale alla santità ( LG 11 ) appare come il naturale coronamento di questo nuovo modo di essere "come coppia" nella chiesa.

Modo "nuovo" non in quanto si compia un salto dall'amore dell'uomo all'amore di Dio, ma in quanto è lo stesso amore umano, in tutte le sue autentiche manifestazioni, che viene « assunto nell'amore divino e sostenuto e arricchito dalla forza redentiva del Cristo e dall'azione salvifica della chiesa » ( GS 48 ), sino a fare del patto nuziale un "sacramento" e della vita coniugale una sorta di "consacrazione".

La spiritualità coniugale e familiare appare, in questa prospettiva, come il cammino attraverso il quale la vocazione alla santità, comune a tutti i fedeli ( LG 39ss ), si realizza nella specifica condizione di vita del matrimonio e della famiglia: non al di là di essa, e nemmeno solo attraverso di essa, ma puramente e semplicemente in essa.

La vita coniugale, il "qui" ed "ora" costituito dal coniuge, dai figli, dalla professione, dalla casa, dal quartiere ( in una parola, tutto il complesso di realtà umane che costituiscono la sostanza della vita di famiglia ), sono il "luogo", teologico assai più che sociologico, nel quale Dio esprime la sua chiamata alla santità e si propone come "immagine" che la famiglia cristiana è in qualche modo destinata ad esprimere e a tradurre nell'ambito che le è proprio ( GS 49 ).

Proprio perché ad imaginem Dei vivi facti, i coniugi cristiani sono "radunati" e dunque chiamati ad una santità ( GS 52 ) che è insieme dono di Dio e risposta dell'uomo, tensione escatologica e impegno mondano, « fraternità di carità » ( LG 41 ) all'interno della famiglia e servizio ai fratelli nella società e nella chiesa.

Il matrimonio supera in tal modo la sua dimensione esclusivamente istituzionale, giuridica, sociale, per recuperare tutto intero il suo spessore teologico e sacramentale.

II - Il matrimonio cristiano fra "modello sociologico" e "luogo teologico"

Nella prospettiva esistenziale e dinamica più sopra prospettata, la spiritualità coniugale e familiare si costituisce non soltanto in rapporto all'oggettività del dato sacramentale ma anche in relazione alla storicità delle situazioni.

La "identità cristiana" del matrimonio non può dunque essere ricercata soltanto a livello teologico, ma anche in prospettiva storica.

Qui si compie, fra credenti e non credenti, il "salto qualitativo" nell'apparente identità delle situazioni.

È ben vero che i cristiani « si sposano come gli altri, e come gli altri hanno figli »;2 ma si tratta appunto di cogliere in tutta la sua intensità il significato di questo come.

La vocazione del cristiano, da questo punto di vista, è quella di essere insieme eguale e diverso; ma proprio per questo le modificazioni che riguardano ad es. l'ordinamento giuridico e sociale della famiglia non lo lasciano indifferente, specialmente quando si tratta di fare recepire nelle strutture normative alcuni fondamentali valori che trovano la loro origine ed ispirazione profonde nel messaggio cristiano, come è il caso del riconoscimento anche giuridico della fondamentale eguaglianza nell'ambito della famiglia fra uomo e donna ( Gal 3,28 ) o dell'instaurazione fra genitori e figli di rapporti che si pongono in termini non di dominio ma di servizio ( Mt 20,25ss ), fornendo così al necessario e doveroso esercizio dell'autorità un essenziale punto di riferimento.

La stessa struttura giuridica della famiglia non è, sotto questo aspetto, indifferente, in quanto può favorire od ostacolare quella "qualità umana" del rapporto tra uomo e donna e tra genitori e figli che rappresenta il contesto nel quale è chiamata a realizzarsi anche la spiritualità familiare.

Tutta la storia teologica del matrimonio può essere spiegata alla luce di una sorta di duplice legge, quella dell'alternanza dei modelli di famiglia e quella della permanenza di una vocazione sostanzialmente unica alla santità.

Sono state le varie generazioni cristiane, più che la teologia ( e certo non la parola di Dio ), che talora non hanno resistito alla tentazione di "sacralizzare", e dunque di rendere permanenti, i modelli sociologici di matrimonio, caricandoli di un significato teologico che non avevano e non potevano avere.

La spiritualità familiare cristiana non è chiamata ad assumere come definitivo alcun modello, ma ad assumerli e insieme a giudicarli tutti.

Si determinano così nel corso della storia diverse forme di esistenza cristiana nel matrimonio ma sempre nell'ambito della stessa "novità" cristiana.

Novità che si situa non tanto e non soprattutto sul piano etico ( valori come l'unità, la fedeltà, la fecondità possono essere almeno in parte colti ed anche vissuti dal non cristiano ), quanto sul piano teologico.

Non è il comprendere il valore della fedeltà, dell'unità, della fecondità, del servizio agli altri, che caratterizza di per sé il matrimonio cristiano, ma la consapevolezza che tutto questo non è una conquista dell'uomo e della sua ragione, religiosa o laica che sia, ma dono di Dio, e dunque grazia.

Non si tratta tanto, dunque, di contrapporre altri valori ai vecchi, quasi che spiritualità familiare cristiana volesse dire in sostanza altra cosa che l'amore umano vissuto in tutta la sua pienezza e ricchezza; ma di acquisire consapevolezza che l'antico del matrimonio, la sua millenaria vicenda, si fa nuova nel Cristo e col Cristo.

L'assoluta novità del messaggio cristiano del matrimonio e insieme il fatto che essa è per così dire situata e datata, ha inizio cioè con la morte e risurrezione del Cristo, ne segna insieme l'assolutezza e la storicità: assolutezza, perché non vi è e non vi sarà mai altra "novità" che non sia quella del Cristo; storicità, perché questa novità è di fatto esistenzialmente situata, è diversamente avvertita dalle singole coppie nelle varie epoche e nel corso stesso dell'esistenza di ciascuna di esse.

Di qui la definitività ed insieme la transitorietà di ogni forma di vita cristiana nel matrimonio, perenne per alcuni versi, passeggera sotto altri aspetti.

Costante di ogni autentica spiritualità familiare cristiana - indipendentemente dal condizionamento su di essa esercitato dal variare dei "modelli" sociologici di famiglia, patriarcale ieri, nucleare oggi, forse comunitaria domani - è il suo collocarsi in un radicale rapporto con il Cristo, è il suo farsi luogo di salvezza, di grazia, di servizio, nella consapevolezza che questo "farsi" non è mai soltanto impegno e capacità dell'uomo ma è prima di tutto e soprattutto dono di Dio.

Quando la famiglia cristiana si pone in questa prospettiva, la sua spiritualità supera la tentazione del sociologismo, sfugge al pericolo di dare in qualche modo un rivestimento teologico ad una realtà sociologica ed effettua il decisivo passaggio dalla categoria umana del "modello" a quella teologica dell'immagine.

Sta qui il senso della "svolta teologica" che la spiritualità cristiana è sollecitata a compiere nei confronti della realtà antropologica nella quale è pur tuttavia immersa, prendendo sempre più chiara coscienza che l'amore umano è continuamente assoggettato al rischio di partire dall'uomo e di finire nell'uomo, di ritrovare sempre e soltanto l'uomo; mentre il suo destino è quello di partire dall'uomo per ritrovare la "immagine" di Dio nell'esistenza cristiana della coppia.

Vivere da cristiani il matrimonio finisce allora per coincidere con la capacità di vivere l'esperienza della vita di famiglia nel duplice ed insieme unico orizzonte della storia e della fede.

III - Il cammino della spiritualità familiare

La ricerca della santità nel matrimonio non costituisce certo una novità nella vita della chiesa ma ne rappresenta una costante, perché in ogni epoca storica e in ogni ambiente culturale e sociale vi sono stati coniugi cristiani che hanno esperimentato la loro esistenza come dimensione di fede, di amore, di servizio a Dio.

Ciò che invece appare relativamente nuovo è la riflessione critica che la teologia e la spiritualità sono andate conducendo su questa esperienza, al punto da indurre ad affermare che la "spiritualità familiare", non come prassi ma come elaborazione sistematica, è una realtà abbastanza recente, sin quasi a coincidere con la vicenda dell'ultimo mezzo secolo.3

Ne ciò deve essere motivo di stupore perché il mancato sviluppo della spiritualità familiare, dopo le prime intuizioni dell'età patristica, altro non è che un aspetto dell'insufficiente approfondimento del tema dell'esistenza cristiana sotto il profilo della spiritualità dei laici, in generale e in particolare ( spiritualità del lavoro, della professione, della vita sociale ).

Accanto a queste ragioni di ordine generale ne possono tuttavia essere individuate alcune specifiche, collegabili a condizionamenti che non hanno cessato di influenzare negativamente la vita della comunità ecclesiale e che spiegano in parte il difficile cammino della spiritualità familiare ancora oggi.

La prima e fondamentale ragione di tale ritardo va ricercata nell'accentuazione della dimensione monastica e clericale, in senso lato, che si è determinata soprattutto a partire dal medio evo.

Si è così operato una sorta di trasferimento di modelli dalla spiritualità monacale a quella laicale in generale e familiare in particolare.

Anziché approfondire le linee generali comuni ad ogni forma di esistenza cristiana ( tanto nella verginità quanto nel matrimonio ) si è assunta la vita consacrata come una sorta di modello con il quale doveva confrontarsi, e in base al quale doveva essere giudicata, la vita coniugale, ritenuta valida in quanto capace di adeguarsi alla verginità e in qualche modo di riprodurla.

Di qui l'inevitabile sottovalutazione della dimensione specificamente sponsale della vita laicale: se il modello della vita cristiana non è l'amore ma la continenza, una spiritualità che esclude, e deve anzi necessariamente escludere, in via permanente, la forma verginale della castità, è necessariamente una forma di vita marginale ed anzi posta ad un livello inferiore.

Analogamente, se il modello di vita cristiana non è la finalizzazione dei beni materiali a Dio ma la povertà intesa come rinunzia, la vita familiare, che non può non passare attraverso l'uso dei beni, diventa necessariamente il pallido riflesso di un ideale di perfezione che può essere cercato soltanto altrove.

Il non infrequente rifugiarsi in convento nei secoli passati di sposi e spose, e soprattutto di vedovi ( gli elenchi della santità canonica sono ricchi di esempi ) è indicativo di questa irriflessa identificazione fra vita conventuale e "stato di perfezione", quasi che la vita laicale fosse necessariamente una forma subalterna di esistenza cristiana.

Nel medesimo contesto va sottolineato il fatto che sino ad epoca relativamente recente, soprattutto nel mondo cattolico, i maestri e gli scrittori di spiritualità e soprattutto i teologi hanno di norma vissuto la loro esistenza al di fuori della condizione coniugale, così da averne assai spesso un'immagine sostanzialmente sfocata ( se non addirittura deformata da quel punto di ascolto della patologia coniugale, e non della sua fisiologia, che è stato e per molti versi è tuttora il confessionale ).

Occorre saltare quasi dai primi secoli all'età contemporanea per ritrovare una spiritualità familiare non solo vissuta ma criticamentè analizzata e diventata dunque consapevole.

La seconda ragione del ritardo della riflessione sulla spiritualità coniugale è rappresentata dall'insufficiente elaborazione teologica a livello di ecclesiologia e di teologia dei sacramenti.

In un'ecclesiologia che, prima del Vat II, aveva come categoria fondamentale quella della gerarchia e come struttura portante l'obbedienza, doveva trovare un posto assai ridotto una spiritualità che non può che essere di partecipazione, di condivisione, di comunione ( mentre invece in passato gli sposi cristiani, come del resto i laici, sembravano essere collocati nella comunità cristiana essenzialmente come punto di ascolto, non come un popolo di Dio che sa insieme ascoltare e parlare ).

Ed in una teologia del matrimonio incline a sviluppare soprattutto le categorie giuridiche della contrattualità, dell'indissolubilità, della doverosità ( più che quelle bibliche del patto, dell'amore, della gioia ) era naturale che prevalesse una considerazione astratta sulla "essenza" e sui "fini" del matrimonio, o sulle condizioni per le quali esso si instaura o cessa di esistere, più che su ciò che lo costituisce come cristiano nella prospettiva della salvezza.

Di qui un'attenzione privilegiata al rapporto tra sacramento e società civile, specie in relazione alla disputa sul controllo dell'istituzione, piuttosto che a quello fra sacramento e comunità ecclesiale.

È, questo, il limite di molte, e pur ricche, costruzioni teologiche; mentre alcune intuizioni di pensatori come A. Rosmini e M. J. Scheeben non saranno riprese se non un secolo dopo, nella linea di una nuova comprensione del matrimonio come sacramento e della chiesa come comunione.

Non è dunque azzardato datare il movimento di spiritualità coniugale dalla Casti connubii di Pio XI ( 1930 ), con la quale inizia una nuova fase della riflessione del magistero.4

È questo il punto di inizio, infatti, di un vasto movimento di spiritualità familiare che si estende ben presto a tutto il mondo cattolico e la cui affermazione si ricollega ad una serie di fenomeni interni ed esterni alla chiesa, dalla laicizzazione del matrimonio come istituzione alla secolarizzazione della vita; dal diffondersi delle pratiche neomalthusiane al mutamento di atteggiamento verso la sessualità, dall'affermarsi di regimi totalitari che pretendono di sostituire la famiglia nella sua funzione educativa all'acuirsi della tensione fra le generazioni.

In questo contesto la chiesa sottopone se stessa ad un ampio processo di revisione critica che troverà nella dottrina del matrimonio del Vat II5 un fondamentale punto di riferimento e nelle varie associazioni e movimenti di spiritualità coniugale il luogo naturale in cui il discorso sulla spiritualità coniugale si fa, da impalcatura teologica talora astratta, concreta prassi di vita.6

Tutto ciò avviene in presenza di rapidi mutamenti sociali e culturali che ripropongono imperiosamente l'esigenza di recuperare la originalità cristiana del matrimonio non in antitesi ma certo in dialettica con un'immagine sociologica di matrimonio entrata ormai in crisi nell'ambito dell'Occidente.

Nel momento in cui antiche strutture cadono, o stanno per cadere, la comunità cristiana sembra riscoprire matrimonio e famiglia non tanto come ultima trincea da difendere quanto come piccolo gruppo capace di ristrutturare su basi nuove l'intero tessuto ecclesiale e di aiutare il laico a vivere da cristiano la realtà secolare nella quale è inserito.

Di qui un vasto processo di revisione critica delle strutture pastorali, che proprio dalla riscoperta dei valori della spiritualità cristiana sono sollecitate ad interrogarsi sulla loro attitudine ad essere mezzo per la formazione di laici adulti, capaci di vivere nella fedeltà alla loro vocazione, assunta non come realtà sociologica dalla quale si è condizionati ma come realtà di grazia dalla quale si è sospinti.

Ad una comunità che si polarizza sul solo carisma della verginità consacrata succede una comunità che va riscoprendo la pluralità delle vocazioni, dei carismi, dei ministeri nell'unica chiesa, nel quadro dell'unica fondamentale chiamata di tutti i cristiani alla santità.

Non va infine dimenticato l'apporto offerto a questa rinnovata riflessione sul matrimonio dai fratelli separati, in relazione all'avanzare del movimento ecumenico e alla rinnovata presa di contatto con la spiritualità protestante e orientale.7

IV - La tipicità della spiritualità familiare

Alcune caratteristiche fondamentali definiscono la spiritualità della famiglia e ne evidenziano la originalità e la novità.

1. Spiritualità di coppia

Essa è innanzitutto spiritualità di coppia: non già nel senso che escluda dal suo orizzonte gli altri componenti la famiglia, quando vi sono ( e in particolare i figli ), ma perché fra i battezzati che costituiscono quella comunità che e la famiglia cristiana gli sposi soltanto si scambiano il patto sacramentale che fa di essi un'entità nuova.

Perciò la spiritualità coniugale si definisce soprattutto come tensione verso l'unità, intesa quale elemento insieme costitutivo e dinamico del sacramento del matrimonio, e quale chiamata ad una pienezza che attingerà la sua perfezione solo nell'orizzonte delle ultime realtà.

In questa luce il matrimonio non è un evento realizzatesi una volta per tutte, ma lo strumento di una vocazione ad essere sempre più « due in un solo essere » ( Gen 2,24 ).

Si coglie qui il senso profondo della "descrizione" che Paolo fa del matrimonio come « mistero grande, in rapporto a Cristo e alla chiesa » ( Ef 5,32 ): il matrimonio dei cristiani è impegno a testimoniare fra gli uomini, esistenzialmente, il legame non altrimenti decifrabile per cui Cristo e chiesa sono anch'essi "due in uno".

Camminare verso un'unità sempre più profonda, nella certezza che Cristo è l'autore e la pienezza di questa unità, costituisce l'itinerario fondamentale della spiritualità coniugale.

In tale cammino emergono alcuni valori che sono insieme umani e cristiani:

- la fedeltà: fedeltà all'altro significa anche fedeltà al progetto di Dio su entrambi;

- la solidarietà, intesa come un « portare ciascuno il peso dell'altro » ( Gal 6,2 ) anche sul piano spirituale, quando il coniuge innocente "si fa" peccatore col coniuge peccatore e il coniuge pentito offre all'altro di partecipare con lui alla gioia della conversione;

- l'originalità, nel senso che nella comune vocazione all'unità e alla crescita in Cristo propria di tutti gli sposi battezzati, ogni coppia è chiamata ad un proprio itinerario di crescita, tramite gli avvenimenti e le scelte quotidiane ed ogni altro mezzo del quale lo Spirito si serva per indicare il cammino.

2. Spiritualità laicale

La spiritualità familiare è poi tipicamente laicale, nel senso che essa si esprime nelle realtà mondane o secolari ( LG 31 ), le quali divengono da un lato gli strumenti attraverso i quali lo Spirito chiama incessantemente gli sposi a camminare insieme verso l'Amore, dall'altro la "materia" di un offertorio quotidiano, di una "liturgia della vita" che assume e riscatta nella persona del Cristo la "mondanità" degli eventi e dei sentimenti umani.

Sono, tali realtà, sotto un primo profilo l'amore, la sessualità, la fecondità; e, sotto un altro aspetto, la casa, che è il luogo dove queste dimensioni si vivono; il lavoro, inteso non soltanto come diritto personale e servizio reso genericamente alla società, ma come fatica e servizio d'amore ai familiari; la politica, intesa come il contesto in cui la famiglia è chiamata a rendere il suo servizio alla società.

Sono, ancora, la gioia che, nella pienezza dell'amore, nella dolcezza della comprensione reciproca, nello stupore della vita che si rinnova, diviene strumento di partecipazione comune alla gioia pasquale del Cristo, occasione di ringraziamento e di lode.

Ma anche il dolore, elemento inevitabile dell'esperienza umana, che si fa adesione delta famiglia al mistero della croce: non solo i grandi dolori, appuntamenti ricorrenti dell'esistenza, ma anche i piccoli o i meno grandi dolori della vita quotidiana, i disagi, la fatica del vivere insieme, l'esperienza del limite nel cuore dell'amore, divengono fatti costruttivi di un'unità spirituale tesa verso gli orizzonti di una carità che « non verrà meno » ( 1 Cor 13,8 ).

3. Spiritualità incarnata

Fra le realtà nelle quali si esprime la spiritualità familiare e coniugale un posto particolare occupano l'amore e la sessualità, poiché definiscono l'essenza umana del matrimonio e appunto per questo divengono anche lo strumento della sua stessa sostanza sacramentale.

Comprendere che la partecipazione al ( v. ) mistero pasquale di Cristo, la crescita comune nella fede, nella speranza, nella carità, la comune risposta allo Spirito, che incessantemente fa risuonare il suo appello nel cuore degli sposi, passano anche attraverso le dimensioni così umili e terrestri dell'amore coniugale e del dono sessuale non è sempre facile, specialmente a livello d'esperienza, per la stessa povertà dei segni, che, pur densi di significato, appaiono inadeguati al confronto del « mistero grande » che debbono esprimere e rappresentare.

Tale inadeguatezza, avvertibile anche, e forse più, nei momenti dell'abbandono amoroso umanamente totale e perfetto, rappresenta in certo modo il "vuoto" che deve essere colmato dalla fede: la fede esige che la povertà umana sia riscattata dalla ricchezza del Cristo, che l'aspirazione alla pienezza dell'amore sia assunta dallo Spirito che invita a salire, che la rigidità dei limiti psicologici e fisiologici, talora invalicabili, sia spezzata dalla speranza dell'unità perfetta nella carità, che troverà compimento nel regno del Padre.

E tuttavia il dono sessuale nell'amore è, anche per gli sposi cristiani, fattore di gioia, momento determinante e costruttivo della realtà di coppia a cui anche il sacramento li chiama ( GS 49 ), elemento fondamentale, benché non unico e forse caduco nei tempi lunghi, della loro comunione di vita.

È perciò di grande importanza, per l'esistenza cristiana della coppia, camminare con chiarezza e pazienza anche sul piano dell'esperienza sessuale: con chiarezza, per non sopravvalutare, ma nemmeno sottovalutare, questo ambito della vita coniugale; con pazienza, perché la castità coniugale è anch'essa una lunga conquista, come ogni altra dimensione morale dell'esistenza a due, che conosce alti e bassi, regressi e magnifiche riprese.

Ciò che importa è che la coppia non fidi soprattutto in se stessa, in tale cammino, ma abbia la lucida consapevolezza che Cristo chiama e sostiene e che all'oscurità della crocifissione segue la gioia della risurrezione.

Questo appello alla pazienza e questa promessa di pienezza sono del resto contenuti in modo trasparente nello sbocco normale dell'intimità sessuale, che è il figlio.

La fecondità costituisce certo un valore sul piano umano: essa è intrinsecamente un gesto costruttivo, un atto di fede nell'uomo, uno sguardo più a fondo ed oltre gli errori e il dolore del passato e del presente, un ponte gettato verso il futuro.

Nella prospettiva della spiritualità coniugale la fecondità è anche chiamata del Padre ad uscire dall'universo a due della coppia per farsi dono comune al mondo.

Chiaramente tale "vocazione" è già presente nel dono sessuale, in quanto strumento della procreazione: perciò è una vocazione che riguarda tutte le coppie cristiane, anche quelle senza figli.

Non può esservi infatti sterilità nel matrimonio cristiano, chiamato a farsi servizio di amore a tutti i piccoli, i poveri, gli emarginati; destinato a fare divenire "padre" e "madre" gli sposi, siano essi con o senza figli, attraverso le scelte di generosa disponibilità che essi potranno compiere nella Chiesa e nella società ( AA 11 ).

4. Spiritualità ecclesiale

L'orientamento alla fecondità fonda così la quarta e fondamentale caratteristica della spiritualità coniugale, l'ecclesialità.

È relativamente recente, come la storia della spiritualità coniugale mette in evidenza, l'intuizione che alla spiritualità della coppia sia necessario un respiro ecclesiale, pena la perdita, nei tempi lunghi, di
forza e di vitalità, se non addirittura il suo isterilimento.

Tale raggiunta consapevolezza rientra nel cammino compiuto dalla comunità cristiana con l'aiuto sia della riflessione teologica sia dell'esperienza concreta della vita delle coppie cristiane.

Si tratta della presa di coscienza che la spiritualità familiare non tocca soltanto la coppia e la famiglia, ma è una realtà ecclesiale: essa non separa, ma inserisce sempre più profondamente nel contesto dei rapporti ecclesiali i cristiani che vivono il matrimonio e la famiglia.

Non potrebbe essere diversamente, se il matrimonio è "segno" di chiesa ( Ef 5,32 ) e la famiglia "esperienza di chiesa" ( LG 11; AA 11 ).

Nel segno dell'ecclesialità avviene continuamente il passaggio e l'interazione fra spiritualità coniugale e familiare.

La famiglia è chiesa in quanto comunità di battezzati; luogo aperto all'accoglienza e all'ascolto delle varie persone e dei diversi carismi; « piccola chiesa » ( tamquam domesticum sanctuarium Ecclesiae: AA 11 ) che tuttavia si apre al mondo e che, pur fisicamente circoscritta dalle mura domestiche ( velut Ecclesia domestica: LG 11 ), non per questo è meno disponibile ai bisogni di tutto il popolo di Dio, proprio perché di esso si sente partecipe e in qualche modo responsabile.

Nasce di qui una spiritualità ecclesiale, e più propriamente di comunione, che può trovare nella spiritualità tipica della vita di famiglia ( comune, anche se in forme diverse, al bambino e al ragazzo, al giovane e all'anziano, all'uomo e alla donna ) il suo momento di attualizzazione e di verifica.

Sulla linea di questa riflessione si può tentare l'avvio di un discorso sulla spiritualità delle comunità interfamiliari, che spesso comprendono sia nuclei familiari, sia persone singole o giovani non sposati.

Si tratta di esperienze iniziali, ancora alla ricerca di una propria fisionomia precisa, ma che, quando nascono per scelta meditata, in spirito di servizio agli altri e come stimolo al superamento di strutture ritenute ormai vuote di contenuto cristiano, sono ricche di generosità e di fede.

L'ideale di "chiesa domestica" può assumere, in questi tentativi comunitari, un peso di grande rilevanza, se l'intelligenza pastorale di chi ha responsabilità nelle chiese locali non permetterà che esperienze nascenti e in ricerca siano isolate e tagliate fuori dal contesto ecclesiale, ma anzi si preoccuperà di fornire gli strumenti e le occasioni per il fiorire di una spiritualità originale ( familiare, ma anche coniugale, comunitaria ma non conventuale ) che potrà portare frutti impensati di fede e di carità per tutto il popolo di Dio.

I gruppi di spiritualità coniugale e familiare costituiscono anch'essi un'esperienza di chiesa assai valida per le coppie di sposi.

Il gruppo, infatti, può rappresentare lo spazio tipico offerto agli sposi dalla comunità ecclesiale per una presa di coscienza e per la maturazione degli specifici valori coniugali.

Il metodo dell'incontro fraterno, dello scambio generoso dei doni di ciascuno, della reciproca disponibilità, fonda un'esperienza di comunione che induce il gruppo e chi in esso si alimenta ad aprirsi alla più vasta comunità locale e a farsi carico dei suoi problemi.

V - L'alimento della spiritualità coniugale

La spiritualità coniugale nasce dalla fede, vive nella speranza, si esprime nella carità.

Fondamento di ogni spiritualità cristiana, la fede, la speranza e la carità sono accolte come dono dello Spirito e vissute in modo peculiare nell'ambito della vita di famiglia.

La fede si fa fiducia e fedeltà a Dio e all'altro; la speranza, impegno per la costruzione del regno e per l'attuazione della giustizia attraverso la testimonianza e la presenza della famiglia; la carità, dono ricevuto e accolto dallo Spirito e diffuso tra i fratelli e nella comunità.

La parola di Dio alimenta la fede; la conversione e il pentimento sorreggono la speranza; l'esperienza dell'amore restituisce il suo senso profondo all'eucaristia e la fa veramente rendimento di grazie.

1. Parola

Alimento della fede, dunque, è la parola.

Nella parola di Dio la famiglia cristiana attinge chiarezza, con essa confronta la propria vita e le proprie scelte, per essa si converte e riprende il cammino quotidiano.

Vi è dunque, nella vita delle famiglie e degli sposi cristiani, un "momento della parola" che diviene fattore costruttivo della "piccola chiesa" domestica.

Tale momento può assumere diverse ampiezze: può consistere nel semplice impegno dell'attento e meditato ascolto della parola proclamata nelle liturgie domenicali ( impegno assolto con fedeltà e consapevolezza ); o può dispiegarsi in forme più ampie nelle quali, pur attribuendosi un valore fondamentale alla parola proclamata, si attua anche una lettura domestica della parola, lettura suggerita da fatti occasionali, quali i tempi liturgici o particolari ricorrenze familiari.

La riflessione sulla parola, letta o ascoltata, conduce la famiglia ad un comune atteggiamento di gratitudine, di preghiera, di umiltà verso Dio, ad un'attesa fiduciosa del perdono.

2. Penitenza

La parola introduce la famiglia alla penitenza cristiana, a riconoscersi peccatori, ad affidarsi all'amore del Padre ed in questo amore a ricominciare la fatica e la gioia di vivere.

In particolare, sul piano della spiritualità coniugale, la penitenza può riacquistare il suo pregnante significato comunitario, al di là di quel processo riduttivo di privatizzazione che lo aveva in larga misura oscurato.

Nelle celebrazioni penitenziali comunitarie gli sposi entrano con una loro identità di coppia: portatori, come tutti, dei loro peccati personali e sociali, ma anche di mancanze che li toccano specificamente in quanto coppia e comunità familiare; ma insieme disponibili a gustare insieme la gioia del perdono e del ritorno alla casa del Padre.

Consapevoli che le colpe personali si riflettono sulla loro realtà coniugale come e più che su tutto il corpo della chiesa, i coniugi cristiani chiedono perdono anche agli altri e in primo luogo all' "altro" per eccellenza, lo sposo o la sposa.

In questa luce assume un significato particolare lo scambio della pace nella celebrazione eucaristica, alla quale gli sposi partecipino insieme, come segno della raggiunta riconciliazione e insieme come appello ad una costante conversione.

3. Eucaristia

Nella spiritualità coniugale, come in ogni altra forma di spiritualità, l'eucaristia costituisce il momento centrale e costruttivo: l'eucaristia edifica il matrimonio cristiano nella sua dimensione storica, concreta, dinamica.

Nel corpo di Cristo spezzato, nel sangue sparso e donato, gli sposi partecipano l'uno all'altro il dono irrevocabile di sé e insieme il dono comune a tutti i fratelli, ma insieme ribadiscono in Cristo il dono totale del proprio essere coniugale, della propria coniugalità.

Attraverso l'eucaristia si ricapitolano in Cristo ( Col 1,19 ) tutti quei valori insieme sacri e secolari che formano il tessuto della vita della coppia: è Cristo, infatti, non la buona volontà degli sposi, che riscatta continuamente le realtà umane e le rende capaci di diventare strumento di crescita soprannaturale.

Egli è, nell'eucaristia, il « Dio con noi » ( Mt 1,23 ) continuamente donato per la salvezza del mondo; è anche il Dio che chiama tramite lo Spirito: per questo nell'eucaristia la coppia coglie l'appello a camminare verso una dimensione coniugale che sia partecipazione sempre più piena e segno sempre più trasparente dell'amore Cristo-chiesa.

In questo senso la condizione coniugale diventa anch'essa in qualche modo una eucaristia, un memoriale perenne e vivente dell'amore fedele e sacrificale di Cristo per l'uomo.

Ma l'eucaristia edifica anche, insieme alla comunione coniugale, la comunione familiare: costruisce nella chiesa la chiesa domestica.

I vari momenti della vita domestica, le occasioni del vivere insieme possono divenire allora un prolungamento e un annuncio, a livello umano ed educativo, della festa, della cena, dell'incontro con i fratelli a cui il Signore chiama nella sua eucaristia.

Questo spessore evocativo e significativo dei gesti abituali della vita in famiglia diviene più evidente nell'imminenza della "preparazione" ai sacramenti dell'iniziazione cristiana,8 che non potrebbe, se è veramente tale, non coinvolgere tutta la famiglia.

Nell'ambito del fecondo rapporto tra eucaristia e spiritualità familiare si colloca poi l'esperienza delle "messe domestiche", destinate non certo a separare le famiglie dal corpo ecclesiale, ma anzi a far loro sperimentare il senso e il valore dell'essere anch'esse piccole comunità di chiesa.

Parola, penitenza, eucaristia formano il tessuto della preghiera coniugale e familiare che, proprio in quanto comunitaria, non può non radicarsi profondamente in queste realtà.

In momenti specifici e di più ampio respiro ( ritiri, ( v. ) esercizi spirituali, incontri di riflessione e di previsione di vita ) la preghiera coniugale ritrova vigore e freschezza; mentre dalle occasioni ricorrenti della vita quotidiana ( i pasti, la domenica, le grandi feste liturgiche, i dolori, le gioie, gli avvenimenti del mondo ) riceve lo stimolo a fare presente in mezzo alla comunità familiare Cristo che ascolta, ama e perdona.

VI - Le beatitudini e la vita di famiglia

Parola, penitenza ed eucaristia accompagnano il cammino della famiglia cristiana verso la santificazione nel mondo, nella forma tipica che le è propria, e la introducono alla comprensione del senso profondo delle beatitudini evangeliche ( Mt 5,3ss; Lc 6,20ss ), che richiedono di essere vissute dagli sposi in chiave coniugale e dalla famiglia intera nella dimensione laicale specifica della spiritualità familiare.

- La pace è aspirazione costante della vita coniugale e familiare: una pace intesa non tanto come assenza di contrasti ( questi sono del resto inevitabili sul piano umano ) ma come composizione delle diversità nella comunione profonda delle persone, che è dono dello Spirito.

Questa pace è anche misericordia, perché frutto di un atteggiamento interiore di umiltà, che fa riconoscere ciascuno come limitato, peccatore, bisognoso di perdono da parte di Dio e dei fratelli.

In virtù di questo atteggiamento di perdono si rimettono i debiti di chi è prossimo, nella consapevolezza di quanto, a chi perdona, deve essere rimesso da Dio.

- La giustizia, ideale cui è così sensibile l'uomo contemporaneo, trova nell'ambito coniugale e familiare una singolare possibilità di essere vissuta sul piano della spiritualità.

Giustizia consiste innanzitutto in un atteggiamento di rispetto, profondo e convinto, della diversità delle persone, un rispetto che ha radice nella coscienza che Dio è la fonte e la ricchezza d'ogni diversità.

Si fonda sulla giustizia il riconoscimento della personalità della donna anche nell'ambito familiare: deriva di qui l'impegno concreto per un'equa divisione di compiti e di doveri, in una varietà ed elasticità di servizi e di ruoli, sicché nell'ambito della coppia coniugale non si verifichino mai forme di oppressione dell'uno sull'altro e nemmeno continui confronti polemici, ma si abbia un dinamico comporsi delle differenze nell'armonia che nasce dal rispetto e trova la propria pienezza nell'amore.

La giustizia è guida indispensabile della vita familiare e punto di riferimento di un amore parentale che l'istinto e i limiti umani potrebbero rendere possessivo, opprimente, contrastante con le reali esigenze di crescita delle persone.

- Le persecuzioni e la sofferenza non sono nemmeno esse estranee all'orizzonte della famiglia.

Esiste un tipo di "persecuzione" che tutti i cristiani in varia misura sperimentano, quella dell'incomprensione e talvolta del disprezzo o della calunnia.

La coppia cristiana, proprio per i valori che cerca di fare emergere con le proprie scelte e la propria vita, è spesso bersaglio di tale sottile persecuzione, che va nei casi concreti dall'emarginazione sociale di fatto delle famiglie numerose alle insinuazioni infamanti di fronte al rifiuto di venir meno ai propri principii sul piano della morale sessuale e della fedeltà.

Questi ed altri atteggiamenti apertamente o sottilmente persecutori sono il banco di prova della fortezza e della fede delle coppie cristiane e il "luogo" nel quale esse esperimentano l'universale appello alle beatitudini.

VII - La spiritualità familiare a servizio del mondo: il "ministero" coniugale

Il cammino della famiglia cristiana sulla via dell'approfondimento della propria spiritualità, come sequela del Signore nel suo specifico stato di vita, è possibile solo se la coppia coniugale, fulcro della famiglia, non si isola ma, alimentando, come si è visto, una chiara e viva coscienza ecclesiale, si radica invece vitalmente nella chiesa, sulla quale si fonda e in cui continuamente ricompone la propria identità cristiana.

In questa prospettiva la spiritualità coniugale coglie compiutamente la sua dimensione di "carisma", di "servizio", di "ministero", nella linea dottrinale indicata dal Vat II e ripresa dal magistero episcopale.9

Si tratta di un "ministero" tipicamente laicale e non propriamente, o tecnicamente, "ordinato", ma pur sempre fecondo, che nasce come risposta all'appello che Dio continuamente rivolge alla coppia a crescere nella grazia e a donarsi generosamente.

Ministero del segno: gli sposi sono segno di amore, di unità, di tensione escatologica, di fedeltà all'alleanza, in riferimento a tutti i grandi temi biblici dell'amore e del matrimonio.

Ministero della vita, fisica ( procreazione ) e spirituale ( educazione, adozione, ospitalità, servizio ).

Se la trasmissione della vita rientra nell'ambito della "naturalità" del matrimonio come istituzione, l'annuncio del vangelo nella famiglia supera tale ambito ed assume un significato autenticamente ecclesiale.

Ministero del servizio al mondo: nella comunità civile ( scuola, quartiere, associazioni di genitori ) come nella comunità ecclesiale ( aiuto ai fidanzati, catechesi ai bambini e ai ragazzi, impegno nei confronti degli altri coniugi e specialmente delle coppie in difficoltà ).

Deve essere soprattutto recuperato il senso profondo del "ministero educativo" della famiglia cristiana, rivolto alla crescita globale delle persone, a promuoverle, ad offrire l'ambiente e gli strumenti idonei a farle maturare nell'autonomia, nella capacità critica, nella libertà dei figli di Dio.

La coppia cristiana è sollecitata ad essere la struttura portante di una famiglia capace di attingere al proprio interno quella libertà radicale, quella novità di rapporti non dettati dalla carne e dal sangue ma dalla « vita nuova » ( Gv 3,5 ) alla quale Cristo rigenera col battesimo.

Per questa via, nello sforzo quotidiano e tenace di diminuire nel proprio egoismo per far crescere la carità, dono dello Spirito, la famiglia si realizza velut Ecclesia domestica.

In tale prospettiva, il servizio educativo non è più soltanto quello prestato dai genitori ai figli nell'arco dell'età evolutiva ma è l'impegno reciproco e globale della famiglia, in una continua circolazione di doni e di rapporti, perché tutti e ciascuno crescano verso la « misura della pienezza di Cristo » ( Ef 4,13 ).

È questo anche il significato e il valore del servizio che alla comunità ecclesiale possono rendere coppie di sposi consapevoli del loro originale carisma di coniugati, che le rende idonee all'esercizio di uno specifico ministero, al quale solo parzialmente ed imperfettamente potrebbero adempiere coloro che nella chiesa sono portatori di altri doni e di altri carismi.

Attraverso la comprensione del suo ruolo nella comunità cristiana, la famiglia, esplicitando sino in fondo le caratteristiche della sua spiritualità, riscopre la sua vocazione missionaria.

La coppia diventa consapevole di essere nel mondo, anzi di essere mondo, per orientarlo a Dio.

Tutta la spiritualità coniugale e familiare acquista così senso alla luce di un'essenziale categoria autenticamente evangelica, tale che riassume tutto il senso della missione del Cristo: l' "essere per gli altri".

La coppia cristiana non è per sé, ma per gli altri; non solo gli altri più diretti e vicini ( il coniuge e i figli ) ma tutti gli uomini.

Proprio perché consapevole di essere stata amata da Dio e arricchita del dono prezioso del matrimonio-sacramento, la coppia cristiana viene sollecitata a farsi testimone e annunciatrice nel mondo dell'amore di Dio, nella forma particolare che essa vive ed esperimenta, quella dell'amore sponsale e parentale.

In questo senso la famiglia è il luogo in cui l'amore di Dio, incarnato e per così dire verificato nell'amore tra l'uomo e la danna, viene non solo accolto per sé ma donato agli altri, attraverso la testimonianza della vita, la tensione verso l'evangelizzazione, l'impegno apostolico ( AA 11 ).

Proprio in quanto capaci di vivere la loro esistenza nell'orizzonte della fede, i coniugi cristiani sono chiamati non solo ad essere degni della loro vocazione ma ad essere testimoni dinanzi al mondo della perenne validità del messaggio evangelico, come forza capace di lievitare dall'interno ogni realtà temporale e di farla realizzare nella sua duplice dimensione storica ed escatologica.

Nella vita della famiglia cristiana la categoria di missione assume così un ruolo di decisiva importanza.

L' "andare", l' "annunciare", il "battezzare", il "testimoniare" ( Mt 28,19 ) non sono compito della sola chiesa gerarchica ma impegno di tutti i cristiani.

Una spiritualità familiare adulta e matura non può non riscoprire questa sua intima tensione missionaria, e non soltanto nell'ambito delle mura domestiche.

La dimensione missionaria dell'esistenza diventa così il costante punto di riferimento di una vita familiare vissuta in tutta la sua pienezza e ricchezza, nell'obbedienza al Padre, nella sequela del Figlio, nella fedeltà allo Spirito che la anima e la sorregge.

Per questa via la famiglia cristiana si sottrae al rischio di una lettura intimistica della propria spiritualità e si fa impegno nella storia, luogo dove la chiesa si fa mondo per assumerlo e per farlo « nuova creatura » in Cristo ( 2 Cor 5,17 ).

Coniugi
Matrimonio
… apostolica Apostolato VI
Spiritualità della … Esercizi sp. II
Crisi ed evoluzione della … Crisi III,1c
Giovani I,2
… e laicato Laico IV
… e scuola Maestro V

1 Fra le opere fondamentali sul matrimonio vanno segnalate in particolare le seguenti: Aa. Vv., Matrimonio e verginità, Venegono Inf., La Scuola cattolica 1963. - P. Adnès, Il matrimonio, Roma, Gregoriana 1966; M. da Crispiero, Il matrimonio cristiano, Torino, Marietti 1976; E. Schillebeeckx, Il matrimonio - Realtà terrena e mistero di salverà. Roma, Edizioni Paoline 19791. Aggiornate indicazioni bibl. sul tema possono essere desunte ( oltre che dalla citata opera di M. da Crispiero ) sia dalle voci Matrimonio di P. Piva in DETM e di A. Pompei in Nuovo dizionario di teologia, Alba, Edizioni Paoline 1977, sia dal volume di Aa. Vv., Evangelizzazione e matrimonio, a cura di S, Cipriani, Napoli, D'Auria 1975 ( tanto nei numerosi pregevoli contributi sulla teologia del matrimonio quanto nel Saggio bibliografico sulla teologia del matrimonio curato da A. Pompei, 244-263 ).
Per una puntualizzazione delle ricerche bibliche cf infine A. Tosato, Il matrimonio nel giudaismo antico e nel NT, Roma, Città Nuova 1976
2 Lettera a Diogneto V, 1-2
3 Mancano studi organici e sistematici sugli sviluppi della spiritualità coniugale e familiare nella storia del cristianesimo, ma utili spunti ( oltre che dalle opere generali, fra cui particolarmente pregevole quella a cura di L. Bouyer, Storia della spiritualità cristiana, Bologna, Dehoniane 1956 e ss ) possono essere tratti per i primi secoli da J. P. Audet, Matrimonio e celibato nel servigio pastorale della chiesa, Broscia, Queriniana 1967 e indi, nel susseguirsi dei vari periodi, da G. Oggioni, Matrimonio e verginità presso i Padri ( fino a s. Agostino ) in Matrimonio e verginità, cit. alla nota 1; Id., La dottrina del matrimonio dai Padri alla scolastica in Enciclopedia del matrimonio, a cura di T. Goffi, Brescia, Queriniana 1968, 237-295; P. Pampaloni, Il matrimonio nella scolastica in Enciclopedia del matrimonio, cit. Per un quadro di insieme su alcuni recenti sviluppi, cf E. Menghini, Fenomenologia della spiritualità familiare contemporanea, Roma, Picchi 1966
4 La raccolta dei documenti pontifici, a cura dei monaci di Solesmes, Il matrimonio, Roma, Edizioni Paoline 1962; i Discorsi agli sposi di Pio XII, Roma, La Civiltà cattolica, 5 voll., 1939 e ss; l'enciclica Humanae vitae (1968) e il discorso alle Bguipes Notre Dame del 4 maggio 1970 di Paolo VI (se ne veda il testo, a cura di H. Caffarel, con il titolo Sessualità, amore, matrimonio, Torino, END 1970 ).
Per quanto riguarda infine i testi dell'episcopato italiano cf Evangelizzazione, matrimonio e famiglia - Magistero della chiesa italiana 1969-1975, Roma, AVE 1975, ove vengono riprodotti, fra l'altro, i più importanti testi di Paolo VI e i due documenti della CEI, Matrimonio e famiglia oggi in Italia (1968) e Evangelizzazione e sacramento del matrimonio (1975), entrambi assai importanti anche per la spiritualità familiare
5 Per una raccolta sistematica dei testi conciliari cf Enchiridion Vaticanum, Bologna, Dehoniane 19719.
Fra i numerosi studi sull'insegnamento conciliare sulla famiglia vanno ricordati Aa. Vv., Il Concilio dono della chiesa d'oggi alla famiglia cristiana, Sestri Levante, OMG 1968; A. Corti, Famiglia e Concilio, Milano, OR 1967; T. Goffi, La spiritualità familiare nell'insegnamento dei Vaticano II in Aa. Vv., I giovani e la famiglia. Roma, AVE 1966, 115-142; B. Haring, Il cristiano e il matrimonio, Brescia Morcelliana 1967; G. Martele!, Amore coniugale e rinnovamento conciliare, Assisi, Cittadella 1968; F. Salvestrini.
La famiglia nel rinnovamento pastorale del Concilio, Milano, Massimo 1968. Fra le numerose opere di insieme sull'insegnamento della GS vanno ricordati i 2 voll. a cura di E. Giammancheri, La chiesa nel mondo contemporaneo, Brescia, Oueriniana 1967-2 (cf V. Heylen, Il matrimonio e la famiglia ) e di G. Baraùna, La chiesa e il mondo di oggi, Firenze, Vallecchi 1966 (cf V. Heylen, La promozione della dignità del matrimonio e della famiglia ).
Un'ampia e sistematica puntualizzazione dell'insegnamento conciliare nella prospettiva della spiritualità del matrimonio è quella condotta da G. Scarpazza in Comunità familiare e spiritualità cristiana, Roma, AVE 1974
6 È in relazione a questi movimenti, e spesso per loro ispirazione, che si è venuta formando, a partire dagli anni '30, una vasta opera di autori di lingua francese, nell'ambito della quale vanno ricordati: H. Caffarel, Pensieri sull'amore e la grazia, Milano, La Casa, 1968; A. M. Carré, Compagni di eternità, Torino, Marietti 1960; A. Christian, Ce sacrement est grand, Parigi, 1946; A. Godin, La costruzione del focolare, Brescia, Morcelliana 1946; F. Dantec, Foyers rayonnants, Zuinyer, 1954-55; J. Leclercq, Amour et mariage, Tournai, 1947; R. Maistriaux, Matrimonio via alla santità, Milano, Edizioni Paoline 1968; J. M. Perrin, Perfezione cristiana e vita coniugale, Torino, Boria 1959. Una lettura comparata di queste ed altre consimili opere (spesso tradotte in numerose lingue) consente di cogliere le linee di tendenza attraverso le quali è passata la spiritualità coniugale cattolica nell'ultimo cinquantennio
7 Per quanto riguarda il protestantesimo, basterà ricordare K. Barth, Uomo e donna, Torino, Gribaudi 1969; J. J. von Allmen, La coppia cristiana in s. Paolo, Torino, Gribaudi 1968; M. Thurian, Matrimonio e celibato, Brescia, Morcelliana 1966, e, per uno sguardo di insieme, A. Bellini, Il matrimonio nel protestantesimo in Enciclopedia del matrimonio, cit., 415 e ss.
Per i cristiani d'oriente possono essere considerate classiche le opere di P. Evdokimov, Sacramento dell'amore, Bergamo, Centro studi ecumenici 1966 e di C. Massabki, Le sacrement de l'amour, Parigi 1946. Per un quadro d'insieme, v. A. Asnaghi, Teologia del matrimonio presso gli orientali in Enciclopedia del matrimonio, cit., 447 e ss, ( ma cf anche la recente ricerca, utile per la comprensione della dimensione teologica e non soltanto giuridica del problema, di L. Bressan, Il divorzio nelle chiese orientali, Bologna, Dehoniane 1976, con amplissima bibl. ).
Se non mancano tentativi di confronto fra le diverse teologie del matrimonio delle tre principali confessioni cristiane, si attende ancora una riflessione critica sulle rispettive spiritualità. Un'utile introduzione al riguardo può essere rappresentata dalla letteratura sui matrimoni misti, per una puntualizzazione della quale cf G. e M. Marcheselli, Matrimoni interconfessionaii e comunità cristiana, Roma, AVE 1973
8 E. Ruffini, Iniziazione cristiana in Nuovo dizionario di teologia, Alba, Edizioni Paoline 1977, 658-690
9 Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, CEI 1975, n. 104 e passim